Una serata che scalda il cuore. Come una serenata. Così, con questo clima di grande empatia e partecipazione la Pro Loco di Soveria Mannelli ha accolto Roberto Bozzo, cantautore calabrese, polistrumentista con una carriera ultraventennale alle spalle e storico componente dei Sabatum Quartet. In un sabato piuttosto freddino climaticamente, Bozzo ha infiammato la folta e attenta platea presentando il suo primo album solista dal titolo «Gente che sa vivere» cantato in quattro lingue (vernacolo, italiano, inglese e spagnolo) e il video della suggestiva «‘A Cavarella de li Cardamuni», singolo di punta che celebra e riprende un antico brano dialettale soveritano dedicato ad una bella ragazza.
Prima della stimolante chiacchierata, ricca di spunti di riflessione, tra il cantautore e l’intrattenitore Matteo Rubbettino, con gli intermezzi del regista del videoclip, Antonio Arena, i saluti istituzionali del sindaco della città, Michele Chiodo.
Serate come quella di oggi – ha detto Chiodo – dimostrano la forza che c’è nella nostra comunità e che trovano anche coloro che non sono di qui. Anzi forse il nostro paese è amato più da chi non vi abita come Roberto Bozzo che è legato per altre connessioni a Soveria. Eventi come questo che si inseriscono in un discorso più ampio che ha iniziato la Pro loco – ha concluso il sindaco - servono a recuperare una parte del nostro patrimonio culturale che, altrimenti, rischierebbe di andare perduta”.
Rubbettino ha introdotto l’artista protagonista della serata, Roberto Bozzo, che ha subito rotto il ghiaccio autodefinendosi ”Artista diversamente famoso. Sono portavoce – ha ribadito - di quelli come me che in Calabria fanno fatica ad essere noti, ma che fanno tanta buona musica e hanno talento autentico”.
Un po’ di storia personale.
“La mia famiglia mi ha detto chiaramente che dovevo studiare, trovarmi un lavoro vero e loro mi avrebbero pagato la scuola si musica, comprato strumenti e attrezzature per potermi divertire col mio hobby. Io, però, dico sempre che sono un precario volontario, laureato in lingue, che insegna quando viene chiamato, ma che per professione fa il musicista. Il mio primo gruppo pop-rock – ha raccontato Bozzo – sono stati i K-Byte quando frequentavo il liceo scientifico. Erano gli anni ’90. 4 album con loro e tournee a Torino, Milano, Genova, Francia, Spagna, dove abbiamo capito che la nostra dimensione era cantare la nostra lingua: il dialetto. Così lo abbiamo sdoganato e ci siamo sentiti in un nostro habitat naturale. Una cosa, questa, che ci ha distinto altrimenti saremmo stati uno dei tanti gruppi rock dell’epoca. Abbiamo cercato di ridare il giusto valore e la dignità al nostro dialetto. Quel dialetto calabrese che, come dico sempre ai miei studenti, bisogna parlare fuori dalla scuola perché è quello che caratterizza il nostro essere”.
Il brano
“A Cavarella è una serenata, che man mano si trasforma in qualcosa di più ritmico. Di questo bellissimo testo della tradizione etno-folk soveritana mi ha affascinato – rivela Bozzo – il ritornello: suveritana mia, suveritana bella… che, come mi ha rivelato un caro amico, in realtà, originariamente, era collisella mia…ecc (Colla è frazione di Soveria ndr), poi cambiata. È un brano che ho intercettato e che rappresenta un percorso di ricerca etno antropologica che poteva essere la carta d’identità per il mio primo album solista. Spero – ha aggiunto Bozzo - di aver consegnato all’eternità questo brano con il nuovo arrangiamento che, dato che non sono soveritano, forse lo consegna all’ascoltatore in una prospettiva meno schiacciata e, quindi, più ampia da cui gustarne meglio la bellezza”.
Il videoclip
Il regista Antonio Arena ha raccontato le scelte sceniche e scenografiche per la realizzazione del video. Girato a Soveria Mannelli e Mangone. “Intanto – dice Arena – appena ho ricevuto la traccia, ho avuto subito chiaro il percorso di immagini che questo brano proponeva. Proprio rifacendomi alla “strina” di una volta e alle serenate fatte sotto la finestra dell’amata e che Roberto ha scritto e cantato mettendoci anche un po’ a sua storia d’amore e anche il suo amore (Miriam) che è diventata la protagonista del video, nonostante non fosse abituata a certi palcoscenici, anzi. E poi gli scorci soveritani che non conoscevo e che ci dicevano – parlando dell’operatore e direttore della fotografia Stumpo – facciamo un’altra ripresa, andiamo a scoprire altri luoghi, altre vinelle, tutte una più suggestiva dell’altra”.
Bozzo ha concluso il suo intervento, prima del regalo live al pubblico presente di alcuni tra i suoi brani più famosi, parlando di “Schiena dritta nel fare quello in cui si crede perché, nonostante, per usare una metafora calcistica, per vincere 1-0 in Calabria si debbano segnare 3 gol, ce la potete fare. L’importante è saper aspettare, non volere tutto e subito, non avere aspettative rigide, perché se un brano non diventa subito una hit che spacca, non vuol dire che non sia valido. Esempio più importante – ha concluso Bozzo – Dario Brunori che, dopo 20 anni di tenace perseveranza e di resilienza, ha raggiunto il meritato successo”.
Al termine dell’incontro con Bozzo i presenti sono stati deliziati da un ricco buffet tutto a base di prodotti del territorio ed eccellenze della gastronomia del Reventino e della Calabria in generale.
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