"Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, già in precedenti occasioni, circa l’uccisione di Giacomo Matteotti, ha sottolineato che La Resistenza e la Liberazione, che hanno conquistato e ridato libertà e democrazia al nostro Paese, affondano le proprie radici nella testimonianza di personalità come Giacomo Matteotti. I valori che la costituzione è poi riuscita a portare nelle nostre vite erano per lui ideali ai quali dedicare ogni impegno ed energia. Questo rende Giacomo Matteotti un esempio che ancora parla ai giovani e sprona tutti i cittadini ad avere cura della nostra Repubblica.
È compito nostro, dunque, indurre i più giovani alla riflessione sul significato della democrazia e sull’importanza della sua strenua difesa contro le derive autoritarie che ne minacciano le fondamenta. Giacomo Matteotti infatti non è un nome qualsiasi nella storia dell’Italia democratica, Lui paga con la vita il suo coraggio di opporsi a Benito Mussolini. Il Duce non ama Matteotti. Non lo ama già quando tutti e due sono nel Psi su fronti contrapposti: Giacomo Matteotti socialista riformista e lui massimalista rivoluzionario. Non lo ama soprattutto quando conquista il potere come capo del fascismo con la Marcia su Roma nel 1922 e Matteotti resta socialista e un suo fiero oppositore. Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924, prendendo la parola alla Camera dei Deputati, ebbe il coraggio e l’ardire di chiedere l’annullamento delle elezioni politiche tenutesi il 6 aprile di quell’anno, denunciando tra le urla, i fascisti di aver falsato il risultato con brogli, violenze e intimidazioni. Il deputato Socialista, consapevole di rischiare la vita, ai compagni socialisti dice: «Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me».
Cento anni come oggi, il 10 giugno 1924, pochi giorni dopo quel celebre discorso, Giacomo Matteotti fu rapito e assassinato a coltellate da cinque fascisti che, caricatolo su un’auto lo accoltellarono e lo seppellirono nelle campagne di Riano. Il suo corpo fu ritrovato solo il 10 agosto 1924. Il 3 gennaio 1925 Benito Mussolini si assunse, con un discorso alla Camera dei Deputati, la responsabilità “politica, morale e storica” del sequestro e dell’uccisione del Deputato Socialista. Il delitto scosse tutta l'opinione pubblica nazionale e non solo. Oggi, dunque, la figura del segretario del Partito Socialista Unitario va ricordata non solo perché dal suo brutale assassinio da parte dei fascisti, scaturì quella scossa morale che diede consapevolezza della svolta autoritaria che purtroppo prese il Paese in quegli anni, ma anche perché Giacomo Matteotti unisce tutti i valori del riformismo, della giustizia sociale e della difesa intransigente della Democrazia e della pace. In un quadro politico eccessivamente frammentato, con rigurgiti di autoritarismo che si diffondono a macchia d’olio nel panorama europeo, con ben 2 conflitti alle porte dell'Europa, recuperare la memoria e tramandare alle nuove generazioni il sacrificio di Giacomo Matteotti appare quantomai necessario.
Egli è tutt’oggi un esempio educativo di riformismo, schiettezza e probità, ai quali volgere lo sguardo, in un difficile momento per il nostro Paese posto davanti a serie questioni costituzionali, da affrontare con la giusta e necessaria tensione dialettica, elevando e promuovendo il dibattito tra le diverse parti politiche e sociali, e non svilendola come mera questione di stabilità politico-governativa".
È quanto scrive, in una nota, il Comitato Cittadino Partito Socialista Italiano Catanzaro.
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