Il corsivo giallorosso. Catanzaro a Terni con una faccia "da schiaffi": ne ha presi cinque

di ENZO COSENTINO

Catanzaro a Terni con una “faccia da schiaffi”. Gli umbri capiscono l’antifona, e nel secondo tempo gli mollano quattro sberle sonore che aggiunte a quella data nel primo tempo in totale fanno “cinquina”. Catanzaro, dunque, al “Liberati”, di colpo, si trasforma in un gigante d’argilla. Alla fine dei novanta minuti e passa le “aquile”… volano negli spogliatoi e le gridate di mister Calabro si avvertono anche a Catanzaro. Ne ha per tutti ma non lo dirà mai. Una spiegazione tecnica, tattica, psicologica si troverà.

Il cinque a (misero) uno subito a Terni, difficilmente, sia dal team, sia della  tifoseria potrà essere facilmente digerito. Un caffè troppo, troppo amaro! E non bisogna pensare che gli umbri siano stati dei mostri di bravura. Hanno inventato poco, loro. Sono stati bravi a monetizzare in gol errori madornali. Branduani tuttavia un passivo così pesante non lo meritava. Anzi un bravo perché al guardia pali giallorosso: quando ha potuto il suo mestiere l’ha svolto con bravura. Non son bastate le sue performance. Cinque gol nel sacco ma per il portiere alcun neo.

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L’arcano della partita del Catanzaro, giocata a Terni nel tetro clima del silenzio e senza quelle meravigliose gridate dei sostenitori-che hanno sofferto magari standosene su comodi divani casalinghi e tanto di cuffia alle orecchie maledicendo il “signor Covid”- la partita del Catanzaro e la sua involuzione resta un mistero. Il gol su rigore di Carlini quando si era in svantaggio ha fatto vedere luce di… Paradiso. Ma a Terni nessun giallorosso ha acceso nel secondo tempo la candela giusta. Forse l’hanno dimenticata negli spogliatoi. Così, hanno visto e vissuto solo le pene dell’inferno. Ora alla prossima per l’immediato riscatto. La cinquina del “Liberati” grida vendetta.

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