Il dramma di Federica. Cambia sesso a Catanzaro, ma l’intervento va male: “Ora chiedo solo giustizia”

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Un'immagine di Federica
  19 giugno 2021 10:20

di TERESA ALOI 

Ci sono storie che possono essere riassunte da un solo momento, l’inizio. Quello da cui tutto parte. E poi ci sono storie che vanno avanti per anni e, a quell’inizio, non segue una fine.

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La storia di Federica, 48 anni, crotonese, è una di queste.  Due vite, le sue. Due identità. Una vissuta alla luce del sole, l’altra, nascosta.  I suoi primi 35 anni vissuti da uomo. Con sofferenza, dolore, “rinchiusa” in un’infanzia tormentata e in un’adolescenza piena di sofferenza e incomprensione.

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"Fin dalla tenera età - racconta con grande coraggio e determinazione -  ho sempre notato la mia diversità, ero interessata al mondo femminile, mi piaceva  giocare con le bambole ed ero attratta dalla figura maschile. La mia vita è stata travagliata, ho sempre avuto paura del pregiudizio e del giudizio esterno sia da parte dei miei genitori  e sia dai miei compagni, cercavo di nascondere il mio orientamento sessuale per vivere una vita serena. Cercavo di essere una persona che non ero. Facevo finta di essere come gli altri, ma era una violenza quotidiana”.   

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Quegli anni trascorrono nell'affannosa ricerca di farsi amare -  "di essere la coccolona di papà. Mi è sempre mancato il suo affetto"  -  di "voler fare sempre qualcosa di bello per farmi volere bene. Per farmi accettare".

Perché Federica sognava un domani “in rosa” e l'essere cresciuta in una famiglia tradizionale non l’ha certo aiutata. “Sono stata cresciuta da una zia. A casa con noi abitava anche la nonna. Mi piaceva vederla cucinare e stavo ore a guardarla mentre lavorava ai ferri e intanto pensavo a quella che sarei potuta essere un domani, con una famiglia tutta mia” .

L’inizio della svolta per Federica è un pantalone di taglio maschile, ma color rosa. “Mia mamma forse aveva capito tutto e, alla fine, mi ha messo davanti a una scelta: l’operazione per cambiare sesso o la famiglia”.

Federica ha scelto l’intervento chirurgico. Nel 2008, a 35 anni, ha scelto di “vivere”. Mollando tutto. Gli affetti, in primis, e il suo passato.  

Oggi è una donna. Ma combatte ancora per un intervento, effettuato al Policlinico di Germaneto,  "non andato bene".  Alla sofferenza patita per le cure si è aggiunta anche quella di non poter avere figli. Di non poter realizzare il sogno di avere una famiglia tutta sua . "Prima dell'intervento ho chiesto  la conservazione  del seme perché qualora avessi voluto l'inseminazione con l'utero in fitto avrei potuto utilizzare il mio seme - ricorda -. Mi  avevano assicurato che  avrebbero provveduto e, invece, non lo hanno fatto, poiché la struttura non aveva e non risultava idonea per questo tipo di conservazione".

Visite e  controlli. Tanti. Dolori e nessun miglioramento. Alla fine la "certificazione a Milano che conferma  che "l'intervento non è andato bene". E così "nonostante la mortificazione alla mia dignità personale  - racconta Federica -  ho deciso di avviare un'azione legale". 

Ha chiesto giustizia, "non certo vendetta", e la legge sta provando a dargliela.  "Chiedo giustizia - conclude Federica - per riprendermi la mia vita.  Sono stata fortemente ferita nella mia dignità come  persona, costretta a chiudere la mia attività perché la mia salute psicofisica   riscontra oggi malessere come depressione, ansia, insonnia, attacchi di panico, tachicardia, che mi hanno praticamente costretta a chiudere un'attività commerciale. Tutto ciò  ha  pregiudicato la mia serenità sessuale con il partner e i rapporti con il mondo esterno, non  sentendomi soddisfatta della mia vita, trovandomi in una condizione dove non mi sento né carne e né pesce".

Il 22 giugno si terrà l'udienza in Corte d'Appello, a Catanzaro.

 

 

 

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