Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani propone la storia di Nicolina Biscozzi, una giovane donna colpita a morte durante un agguato il 22 maggio 1989 a Mesagne in provincia di Brindisi indirizzato al suo compagno dalla Sacra corona; morì un mese dopo, il 22 giugno, in ospedale. Nicolina si aggiunge alla lunga lista delle vittime innocenti “collaterali”.
Per non dimenticare il suo nome il giovanissimo studente Sergio Sitra della classe I sez. D del Liceo scientifico Filolao di Crotone ricorda Nicolina attraverso un’accurata ricostruzione dell’intera vicenda rendendo perfettamente un mistero irrisolto: “Nicolina Biscozzi è una delle tante vittime di mafia degli anni Ottanta, la maggior parte delle quali sono ora dimenticate mentre di altre addirittura non si sa che fine abbiano fatto. Come in molti altri casi, il mirino non era lei, ma il suo compagno, Vincenzo Carone, considerato vicino a uno dei più conosciuti clan mafiosi di Mesagne, ovvero quello di Giuseppe Rogoli. Tutto ebbe inizio all’interno del clan stesso: quando Rogoli fu arrestato e inviato in carcere, il suo braccio destro, Antonio Antonica, prese il suo posto, coordinando ogni mossa del gruppo criminale. Dopo un certo periodo, decise di prendere il controllo assoluto. Questo provocò la divisione del clan in due fazioni: quelli dalla parte di Rogoli e quelli dalla parte di Antonica.
Dopo un attentato all’ex braccio destro del boss, egli fu ricoverato in ospedale ed è qui che Antonica giunse al capolinea: alcuni degli uomini più fedeli di Rogoli si diressero verso l’ospedale e finirono l’uomo con due colpi di pistola. Ma la vendetta del boss non finì qui: ora puntava ad eliminare tutti gli uomini schierati con Antonica e tra questi c’era proprio Vincenzo Carone, compagno di Nicolina. Giorno 22 maggio 1989, Nicolina era in macchina con Vincenzo, all’improvviso un’altra auto si accostò di fianco alla loro e da lì iniziarono a sparare. Nella sparatoria la giovane ragazza fu ferita gravemente, venne immediatamente portata in ospedale, dove, dopo un mese, morì a soli 33 anni. Le ferite di Vincenzo, invece, furono meno gravi e sopravvisse, ma anni dopo venne arrestato per aver commesso diversi atti criminali. Quella di Nicolina è una storia simile a molte altre: morta per una colpa altrui.”
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
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