E’ in libreria “Il mediano di Mauthasen” di Francesco Veltri, giornalista cosentino, che dedica un volume alla storia di Vittorio Staccione, calciatore del Torino con cui vinse uno scudetto nel 1927 e che giocò anche a Cosenza per tre anni. Non un calciatore qualunque però: la sua, è una vita che cambia radicalmente in un freddo pomeriggio d’inverno del 1915. Quella di Staccione è la storia di una persona che ha combattuto il fascismo e parallelamente la storia del sogno di un bambino di 11 anni che diventerà un calciatore.
Edito da Diarkos (Gruppo Rusconi), nella stesura del suo libro Veltri si è avvalso della preziosa collaborazione di Federico Molinario, pronipote di Staccione che ha scritto l’introduzione e di Eraldo Pecci, ex calciatore che ha scritto la prefazione. Lasciato il calcio ad appena trentun anni, l’ultimo atto della vita di Staccione si consuma in una Torino assediata dai tedeschi. Lavora come operaio e a seguito degli scioperi nelle fabbriche del marzo del 1944, viene arrestato su delazione e consegnato al Comando Germanico. Sul treno che lo porterà nel terribile campo di sterminio di Mauthausen, l’ex mediano granata lascerà tutto se stesso: i successi sportivi, la gloria personale e il ricordo di un amore spezzato brutalmente da un destino ingiusto e balordo.
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