di CARMINE F. PETRUNGARO
Qualche anno fa, mentre camminavo in mezzo alla fitta vegetazione su un cocuzzolo, a caccia di scatti fotografici, feci una scoperta della quale rimasi molto colpito. Nel territorio del Comune di Campana, in provincia di Cosenza (località "omissis"), mi imbattei in uno strano masso calcarenitico, dalle dimensioni di circa 1,5 metro di lunghezza per 1 m di altezza. A prima vista mi parve modellato dalla natura, ma come ho poi potuto constatare da vicino, la superficie della pietra presentava in molti punti scolpiture geometriche di forma quadrata e rettangolare di circa 10-30 cm, inoltre diversi segni lineari e cavità di varie dimensioni.
Foto scattata durante l'escursione di agosto 2015 a Campana
Come è risaputo, il territorio campanese è ricco di tali formazioni rocciose, piene di mistero. Ovunque, troviamo tracce del passaggio umano, lasciate sulla roccia. Campana è nota soprattutto per i suoi "Giganti di Pietra", detti dell'Incavallicata o anche Elefante di Campana. In questo caso, a mio parere, il masso potrebbe far parte di un complesso dedicato ad un antichissimo culto, oppure di un'antica pratica quotidiana di epoca non definita. Sembrerebbe essere un palmento rupestre in miniatura, come quelli scolpiti in epoca brettia, romana e bizantina. Per una collocazione storica, comunque, andrebbe fatta una verifica più attenta da parte di un esperto.
La domanda sorge spontanea: chissà chi e quando ha scolpito quelle forme geometriche e perché in miniatura? Sono sicuro che quel masso sia stato lavorato dall'uomo. La natura non c'entra. Dai licheni che vi crescono sopra, possiamo capire che si tratta di una lavorazione molto vecchia. I fori sono troppo lineari e geometrici. Scostando il velo del tempo, posso intuire che si tratta di un pezzo di storia antica. Qui potremmo trovarci davanti ad una specie di palmento in miniatura, adibito ad uso diverso da quello classico. Forse serviva per la spremitura di qualche frutto di bosco, dal quale si ricavava un pigmento per la colorazione di tessuti o una sostanza a scopo officinale? Si distinguono chiaramente i rettangoli equilateri che, probabilmente fungevano da vaschette, comunicanti tra loro, attraverso un'apertura a canaletta di scolo. Quale delle vaschette servisse per la spremitura o pigiatura dei materiali solidi e, quale alla raccolta dei liquidi, sarebbe da verificare con l'ausilio della prova del Carbonio-14 (14 C).
Temo però, che non basterebbe la prova del Carbonio-14 da sola, data la contaminazione millenaria dovuta all'erosione. Questo tipo di esame ci fornirebbe soltanto l'età della roccia stessa e non quella della sua scolpitura. Quindi sarebbe necessario trovare anche dei materiali organici, dovuti alle "da me" così presunte spremiture. Cioè qualunque cosa che sia ben conservata e databile.
La risposta a questo mistero, può arrivare dall'intervento di storici e archeologi "in sito". Non esito a dirlo e ne sono quasi certo che, forse, ci troviamo davanti all'ennesima prova storica di una certa portata, nel territorio di Campana. Con questo vi ho anticipato la mia teoria sul mistero di questo masso. Non mi stancherò mai di ripeterlo che, non basta semplicemente seguire uno schema di idee ortodosse, dettate da impostazioni accademiche. L'intuito a volte può essere molto utile. Bisogna immaginare di viaggiare nel passato ed entrare in empatia con coloro i cui passi si stanno ripercorrendo, capire come ragionavano. Togliere il velo del tempo, è come entrare in uno scantinato segreto, trovarvi un vecchio baule e lasciare che la storia ne venga fuori.
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