di CLAUDIA FISCILETTI
Un simbolo per l'identità culturale della comunità di Caraffa, il Museo del Costume e della Cultura Arbëreshe "Giuseppe Gangale" è situato nel centro del comune e può vantare una raccolta di costumi tradizionali -e non solo- unica nel suo genere.
Con l’accoglienza del sindaco di Caraffa, Antonio Sciumbata, e con una guida d’eccezione personificata dal consigliere comunale con delega alla Cultura e alla Pubblica istruzione, Serena Notaro, abbiamo visitato il museo che conserva un patrimonio storico di vitale importanza per la comunità di Caraffa. La struttura, infatti, rappresenta un memorandum per i più giovani che vogliono conoscere le radici della loro comunità ma rappresenta anche un approfondimento per coloro che queste radici le conoscono già, il tutto incoraggiato dalle iniziative dell’amministrazione comunale.
Si respira aria di memoria storica nel museo, a partire dalla prima sala che è proprio dedicata ai costumi di questa tradizione. Costumi dai colori vivaci, floreali, che sono espressione di originalità e che sono stati rielaborati a mano dalle sarte locali. L’abito più antico in esposizione risale al 1.814 e testimonia il grande patrimonio storico e culturale che può vantare la comunità di Caraffa.
Vi è una sala interamente dedicata al glottologo Giuseppe Gangale, che durante tutto il Novecento ha dedicato gran parte della sua vita allo studio delle minoranze linguistiche, in particolare di quella arbëreshe. La sala contiene una raccolta dei suoi testi e dei suoi studi. Oltre a questo sono conservate anche delle riviste de “La Nazione Albanese”, alcune che risalgono anche al 1.897, che rappresentavano un canale d’informazione tra il Regno d’Italia e il Regno d’Albania. Nel museo c’è anche una biblioteca che conserva testi di cultura italiana ed europea, con particolare attenzione ai testi albanesi.
Su una parete esterna del museo campeggia il disegno fatto nel 2018 dall’artista Massimo Sirelli, appositamente per Caraffa. “Dhominika la ragazza di Caraffa” prende il nome proprio dalla santa protettrice della comunità e raffigura la rivisitazione in chiave moderna del costume della donna arbëreshe, tanto che le persone del luogo la definiscono una pop-art arbëreshe.
Il consigliere Serena Notaro auspica che il museo possa accogliere più giovani possibile, divenendo in un futuro non troppo lontano un centro di sperimentazione per i neolaureati e per coloro che stanno concludendo il loro corso di studi. Un auspicio rivolto non solo agli studenti ma anche a tutti coloro che vogliono dare un contributo che possa essere di rilievo per la comunità di Caraffa.
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