"Il ponte sullo Stretto è un'opera di guerra", la denuncia del movimento

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Ponte sullo Stretto (progetto)
  19 aprile 2025 16:58

 

Il governo più anti-italiano della storia della nostra Repubblica rilancia il ponte sullo Stretto come “opera strategica per la mobilità militare”.

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Una scelta che non ha nulla a che vedere con lo sviluppo dei territori o con i bisogni di chi ci vive, ma che serve unicamente ad aggirare le normative ambientali europee e a sfruttare le deroghe di spesa in nome della “difesa”, in un contesto politico in cui si impongono sacrifici e austerità alle classi popolari, mentre si spalancano le casse pubbliche per armamenti, basi e logistica militare.

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Negli anni, in tutte le iniziative che abbiamo promosso, abbiamo sempre denunciato come il Ponte non sia soltanto un assurdo tecnico e ambientale, ma un dispositivo finanziario volto a drenare ingenti risorse pubbliche verso lobbies e speculatori tutt'altro che estranei ai palazzi del potere. 

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Ora è chiaro che si tratta di un’infrastruttura concepita fin dall’inizio dentro una logica ben precisa: quella che assegna alla Calabria il ruolo di servitù energetica, nel quadro del Piano Mattei tanto caro alla Meloni, e alla Sicilia quello di servitù militare permanente, a servizio della NATO.

Se mai questo mostro dovesse essere realizzato, non sarebbe solo un monumento allo spreco e alla devastazione, ma anche uno dei principali obiettivi sensibili in caso di attacco terroristico o bellico. Un rischio enorme, di cui nessuno parla e che, a quanto pare, nessuno ha neanche valutato seriamente.

Essere contro il Ponte significa essere contro la guerra!

Significa difendere i nostri territori, i nostri diritti, il nostro futuro, contro chi sta trasformando l’Italia in una grande caserma al servizio della NATO, a spese dei cittadini e per il profitto dell’industria bellica.

La lotta contro il Ponte è parte integrante delle mobilitazioni contro l’aumento delle spese militari, contro il riarmo, contro la “difesa comune” europea e contro lo Stato di Guerra. Le nostre terre sono messe ai margini, i nostri giovani emigrano per mancanza di lavoro e le aree interne collassano mentre la nostra sanità pubblica viene progressivamente cancellata. La guerra che dobbiamo combattere è per riprenderci il futuro che ci stanno togliendo per alimentare l'industria delle armi e delle grandi opere. 

Per questo saremo in tutte le piazze, a partire dalla manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma, per unire chi dice NO alla militarizzazione, NO all’economia di guerra e NO al Ponte sullo Stretto.

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