Gli Stati Uniti hanno incriminato il presidente venezuelano Nicolas Maduro per traffico di droga. Le accuse di narcotraffico contro il suo regime giravano da tempo, ma ora sono state formalizzate a Washington dalla Criminal Division del dipartimento alla Giustizia e dai procuratori di New York e Miami.
Da diversi anni gli oppositori e le organizzazioni specializzate nella ricerca sulla vendita degli stupefacenti accusavano Caracas di usare questo commercio per riempire illegalmente le sue casseforti. Lo scorso anno l’ex vice presidente Tareck El Aissami era stato incriminato nella corte federale di Manhattan per narcotraffico, mentre il dipartimento al Tesoro aveva accusato della stesa attività Diosdado Cabello, ex presidente dell’Assemblea Nazionale e potentissimo alleato di Maduro. Due nipoti dello stesso capo del regime chavista, Franqui Francisco Fores de Freitas e Efrain Antonio Campo Flores, sono stati arrestati ad Haiti e condannati a 18 anni di prigione a New York, per aver cercato di vendere droga per 20 milioni di dollari allo scopo di finanziare la propria famiglia.
Ora però il bersaglio diventa direttamente Maduro, incriminato per narcoterrorismo e cospirazione allo scopo di esportare cocaina negli Usa. Con lui è stata accusata una dozzina di altre persone, fra cui membri del governo, ufficiali dell’intelligence, e guerriglieri del gruppo colombiano della Farc, che usano da sempre la cocaina per finanziarsi.
L’amministrazione Trump ha dichiarato da tempo illegittima la presidenza di Maduro, appoggiando al suo posto il leader dell’Assemblea Nazionale Guaidò, ma queste iniziative per ora non sono bastate a far cadere il regime. La sfida adesso si sposta nelle aule dei tribunali, con la possibilità di condanne che consentirebbero di adottare altre misure di isolamento contro Caracas.
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