Il silenzio nella notte dello sbarco dei bambini scartati e quello della democrazia italiana

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images Il silenzio nella notte dello sbarco dei bambini scartati e quello della democrazia italiana
Franco Cimino
  30 agosto 2019 16:45

di FRANCO CIMINO

 

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Nella tarda mattinata, nonostante il silenzio dei palazzi romani, ermeticamente chiusi, come i castelli vuoti o i bunker assediati, stavo egualmente cercando di scrivere della crisi politica più assurda del dopoguerra. Cosa avrei scritto non lo so. Perché avrei scritto, non lo sapevo ancora. Mi interrompe nel confuso intento, però, il video, registrato dai giornalisti di la Repubblica e Avvenire, che mi appare improvvisamente sul web. Quello relativo allo sbarco di sessantaquattro persone, scelte tra quelle più esposte alle conseguenze di una drammatica doppia navigazione. La prima, nel gommone da cui sono stati tratti in salvo. La seconda, sulla “ nave” Mare Ionio, che le ha portate in acque più sicure. Dico acque e non porti, non posti, perché anche questo centinaio di uomini e donne è stato, per un tempo insopportabile, lasciato in mare per effetto del decreto sicurezza bis, da pochi giorni approvato in Parlamento dai due partiti, Lega e Cinque Stelle, di cui forse avrei scritto oggi. Gli sbarcati li chiamo persone e non emigranti o immigrati, perché i minori, tra cui bambini piccolissimi, e le donne incinte, non possono avere alcuna caratteristica di quelle, assegnate, sempre più con disprezzo, a quanti si spostano per bisogno da un capo all’altro della terra o dei mari. Il video dura poco più di due minuti, il tempo di una sigaretta, che io non fumo. Lo guardo tutto. Si vedono questi esseri piccoli piccoli passare dalla nave a una barca piccola piccola. Passare da braccia a braccia, tutte amorevoli di donne e uomini del soccorso. Uomini e donne delle nostre capitanerie e del nostro esercito, che si passano “ la carne umano scartata” con gli uomini e le donne del volontariato. Quelli che vanno in mare alla ricerca di carrette e gommoni prima che il mare li inghiotta. Per la nostra legge, la nuova, della difesa dello Stato-Nazione, essi sono dei criminali perché vogliono violare la norma e offendere l’autorità costituita non obbedendo al suo ordine. Quei bambini, tutti neri, cioè con la pelle abbronzata, per “la cuccagna di stare sempre in vacanza”, uno a uno spariscono rapidamente dal video. Le mamme, vien fatto di capire, sono passate prima, così che le ultime braccia ad accoglierli fossero le loro. È notte piena quando questo carico fragile viene “ sbarcato”. Di notte è buio, tutti dormono. Specialmente, quelli che dietro la parete invisibile possono dormire. Al buio la vergogna non si vede. Non si vede neppure l’ipocrisia e la menzogna, che in questi mesi è stata veicolata, dalla propaganda politica, sul pericolo inventato dell’invasione barbarica. Al buio però si vedono gli occhi lucidi dei sofferenti e dei salvatori.

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Non c’è bisogno di torce e di fari, quegli sguardi illuminano il cielo e il mare, da far giorno buono sulla notte brutta, quella della ragione e dei sentimenti. Ma è la notte dei bambini e della madri, questa, e tutti la vogliono rispettare. L’audio ci trasferisce voci non urlate. Quelle dei soccorritori sembrano quasi sussurri. E di parole belle. Quelle delle madri, sono respiri d’amore affaticato, ma anche rasserenato. I bambini sono silenziosi come un adulto che abbia capito che la vita sia ritornata, che le mani che li prendono sono finalmente mani umane. Hanno fiducia, proprio come un adulto che ragiona, che la morte sia scambiata con la vita, che il domani per loro sia possibile. I pochi che piangono sono i piccolissimi. Hanno intorno ai dieci, quindici mesi. Sono quelli che hanno paura di aver perso la mamma per qualche minuto o che la mamma l’hanno già persa tra le onde dell’abbandono. C’è silenzio in questa notte di quiete. Anche i maschi che non saranno fatti sbarcare non urlano e non imprecano. Non è per stanchezza da sfinimento e neppure per rassegnazione. Il loro silenzio è di rispetto. Per questa notte di quiete. Peri bambini che ne vengono avvolti. E per quello stretto fascio di luce che illumina la vita. Sentono anche loro, i più derelitti, profumo di salsedine e di rose. E un battito d’amore.

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Mi accingevo a scrivere della crisi della politica e del governo, e scopro adesso che ho scritto della fine della politica e del governo. Ovvero, della possibilità del suo opposto. Se nel proseguo dei contatti tra i partiti e nell’agenda di lavoro del presidente incaricato, questa immagine dell’Italia di notte sul mare non sarà centrale, la Politica, quella vera, finirà, come pure la legittimità democratica dei governi e del Parlamento che li promuove. Se la Politica non si riapproprierà della sua essenza umana e i politici della umanità che li disegna tali, ogni accordo sul governo, ogni maggioranza che lo sosterrà, saranno soltanto piccoli collage di ipocrisie ed egoismi, usati per mantenere saldo un potere disumano e violento. C’è una sola piattaforma programmatica da concepire. Essa si trova davanti al mare di Lampedusa. Lì può nascere il nuovo, la nuova Politica e la nuova Democrazia. E la discontinuità con una cultura ambigua e contraddittoria. E con le miserie umane e politiche che la sostengono. Si chiama, questa politica nuova, affermazione della giustizia sociale, nei principi di libertà e uguaglianza, per la costruzione della Pace. Si chiama persona, figura e valore riconosciuti un attimo prima di persone, che è lo stare insieme con gli altri. Declinata al singolare, rappresenta la libertà. Declinata al plurale, significa Democrazia.

Gli italiani e gli europei con loro e in loro, guardino dentro la “propria terra e i propri confini”. Guardino con attenzione. Scopriranno che questi temi riguardano, e già da tempo, soprattutto loro. Perché mai come nelle diversità(inventate e quelle autentiche e positive), gli esseri umani sono risultati tutti uguali.

 

 

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