Qualche giorno fa sono stato, assieme a tre cari amici, a vedere il film di Gianni Amelio, Hammamet, al Supercinema di Catanzaro; alla proiezione delle ore 18,00 dell'ultimo giorno utile. Con gli amici ci siamo dati appuntamento in piazza Grimaldi, attorno alle ore 17,30. Sono arrivato con un po’ di anticipo e ho atteso. Nel tempo trascorso ho ripensato quel luogo: sono ritornato a circa sessant'anni fa, agli anni '60. Ho rivisto il bar all'angolo di corso Mazzini, quello di Ascenti, prima e di Rotundo, dopo; l'armeria Pilò; il Banco di Napoli, di allora; i taxi posteggiati, gli storici negozi di Novellino e Cristallo. Sono anche tornati alla mente, erano all'inizio della discesa Jannoni, il laboratorio fotografico di Monteverde, La Tessile, il bar con la ghiacciaia, gli orefici Belmonte e Iuli, la macelleria di Curcio e altri. Dall'altra parte della piazza ho rivisto il vicoletto della migliore granita d'orzata e della “putica” di Orlando. Lo stretto di corso Mazzini, con il negozio di frutta esotica e di fronte Staibano, poi l'Unica, Domus, l'alimentare “IN” di Smiraglio, il negozietto dei 45 e 33 giri e Catania. All'angolo prima dell'Immacolata l'edificio del bar di Rosario Colacino, che si addentrava verso la libreria Giuditta, la ditta di spedizione, fratelli Panella, lo studio fotografico Daniele.
In pochi minuti ho ridato vita a quella parte della città che appartiene, oramai, alla storia. Piazza Grimaldi è stata, infatti, un luogo importante della vita cittadina. Sono andato rapidamente al 1964, agli incontri serali di “5 amici al bar Colacino”: Furriolo, Marullo, Pristerà, Santopolo e io. 5 giovani che volevano “cambiare il mondo”, ma soprattutto Catanzaro. Giovani, insieme ad altri, che arricchivano la città di allora, per l'impegno culturale, artistico, umano, sociale e politico che li contraddistingueva. Una gran voglia di fare, di esserci, di “rivoluzionare” lo stato dormiente della città. I cinque amici in ogni caso, non si abbandonarono a conversazioni frustanti o sterili, ma avviarono un concreto impegno culturale, un po’ velleitario, ricco di onestà intellettuale. Diedero vita al circolo culturale “Piero Gobetti”, e, per la prima volta in Italia al giornale Il Manifesto. Le attività del circolo ebbero grandi consensi e adesioni. Ai cinque giovani si unirono altri di valore, quali: Bevilacqua, Politano, Scalfaro, Maida, ecc. Il pensiero è andato a Gianni Amelio, che aderì al circolo e scrisse su “Il Manifesto”, con un importante contributo.
Sono arrivati gli amici e con calma ci avviamo al cinema, e io ricado nei ricordi, al Supercinema dell'autunno del 1964: rivedo la piccola platea dalle poltrone in legno, lo schermo un po’ più in alto (ci obbligava per vedere meglio, a versare la testa all'indietro). Ma soprattutto rivedo il Supercinema che, per un giorno alla settimana, il martedì, era in “comodato d'uso” al circolo Gobetti. Per la prima volta a Catanzaro si realizzava il cinema d'essai: “I MARTEDI' DEL SUPERCINEMA”. Le serate, la predisposizione e preparazione delle programmazioni settimanali erano a cura, soprattutto, di Gianni Amelio. Egli preparava le schede di presentazione dei film, che venivano consegnate ai tesserati al cinema d'essai (erano tanti: il martedì il cinema era pieno in ogni ordine di posto). Subito dopo la proiezione si dava il via al dibattito sui contenuti del film, ma anche sulla qualità più in generale di quanto si era visto. Ricordo alcuni film proiettati; Banditi a Orgosolo, Il Vangelo secondo Matteo, Il Posto. Amelio era il protagonista indiscusso delle serate. La sua passione per il cinema era totalizzante.
Tornavo al Supercinema dopo tantissimi anni, ma non più in quello di allora. Non più quello dei 5 giovani del tempo, neanche di Amelio, e dei tanti che hanno dato lustro a quelle serate: Intellettuali di grande spessore, alcuni non più in vita. Tanti giovani del tempo, poi illustri a Catanzaro e in Italia. Sono stato in un continuo di fotogrammi per la mente, mentre entravo e prendevo posto al Supercinema di oggi. Ho visto la grande qualità Gianni Amelio, in un bel lavoro, ancora una volta di grande coraggio. Il ragazzo di Magisano, quello che da studente abitava a Catanzaro in via Case Arse, e che insieme a tanti giovani, su corso Mazzini e piazza Grimaldi, al Supercinema, davano vita al dibattito culturale della città degli anni '60 del secolo scorso, con l'ambizione di riscattarla ed emanciparla da città provincialotta del Sud Italia
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