Perché un Governo sia sufficientemente forte per esercitare il suo mandato , occorre che sia sorretto, anche se le scelte non totalmente condivise , da una maggioranza parlamentare ideologicamente coesa o, altrimenti, da forze politiche , anche di varia estrazione partitica , convinte ed unite nella realizzazione di un programma.
Nell’attuale crisi istituzionale nessuno di tali presupposti è stato possibile realizzare. Che l’azione di Conte sia stata all’inizio del suo secondo mandato , coincidente con l’inizio della pandemia, giusta ed efficace è cosa riconosciuta.
Altrettanto evidente è stato il progressivo fallimento della sua azione politica in una fase successiva, quando sarebbe stato utile una mediazione tra le parti, un coinvolgimento anche delle forze di opposizione a supporto dei partiti di maggioranza, in una visione di Paese che tenesse conto dell’emergenza sanitaria ed economica e che mirasse alla costituzione di una sorta di Governo di Unità Nazionale, anche se non ufficialmente istituzionalizzato.
Utopia? Ma non è forse questo l’ obiettivo che ora si pone il Presidente Mattarella con la nomina di Draghi? Forse questi, non irretito dalla necessità di dover rispondere al partito numericamente più rappresentativo in Parlamento, riuscirà nell’intento. Forse riuscirà a far passare ed accettare l’idea che “sociale e solidale“ non corrisponde ad assistenzialismo e che niente è più corrispondente al benessere dei cittadini di un programma mirato alla ripresa del lavoro, al supporto delle attività e della libere, oserei dire ingegnose, iniziative di cui l’Italia è ricca; con lo sguardo sempre rivolto, e con rispetto, alle esigenze delle fasce più deboli.
Ma il vero nodo da sciogliere, a mio parere, non è la gestione della crisi sanitaria, della scuola, della gestione delle vaccinazioni: solo uno sciocco, privo di capacità organizzative, non sarebbe capace di dar seguito a precisi crono programmi suggeriti e dettati dai numerosi esperti arruolati allo scopo, che non si tradurrà soltanto in una gestione economica delle risorse ma sarà la base, e per anni, su cui far crescere il consenso e la forza politica dei partiti. E questo getta un’ombra ed il dubbio sulla riuscita degli sforzi di Draghi.
Il Presidente Mattarella ha ben espresso le sue perplessità più che motivate sulla scelta di un ritorno alle urne. E l’augurio cui nessuno può sottrarsi è che il suo attuale tentativo raggiunga lo scopo e dia risposte rapide ed esaurienti alle necessità del Paese.
In caso contrario, inevitabile ridare la parola agli italiani. Con la speranza, forse ancora ingenua, che il timore di dover rinunciare ad un terzo delle poltrone disponibili per come dall’ultimo referendum stabilito o di perdere le ricche prebende a ciascuno da corrispondere alla fine della legislatura, non impedisca a chi siede in Parlamento di dare ai Cittadini il diritto di scegliere l'Italia che immaginano, l’Italia che vogliono.
Saverio Palermo
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