Imaginaria, un festival che allena lo sguardo e restituisce comunità

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images Imaginaria, un festival che allena lo sguardo e restituisce comunità
Conversano, Chiostro di San Benedetto durante le proiezioni serali

A Conversano la 23ª edizione del festival tra selezione internazionale, omaggi ai maestri ed educazione all’immagine

  02 settembre 2025 11:04

di EMILIANA ANGELA MINGRONE 

Il Chiostro romanico di San Benedetto si spegne, lo schermo si accende. Nel Giardino dei Limoni la brezza ferma il brusio e le prime immagini fissano il silenzio. Imaginaria torna con una selezione che supera le cento opere, mostre, masterclass, incontri con gli autori. Un festival che vive nei luoghi e nelle persone. Un laboratorio che allena lo sguardo.

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La scintilla, racconta il direttore artistico Luigi Iovane, è stata semplice e radicale: trattare l’animazione come cinema. Nessuna etichetta riduttiva. Il criterio è la qualità del linguaggio. Se un film tiene agganciato un bambino, ha ritmo, costruzione visiva e una forza narrativa capaci di restare anche agli adulti. È da qui che Imaginaria ha costruito a Conversano una casa aperta a maestri e nuove voci.

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Conversano, Imaginaria Meetings con Michel Ocelot

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La selezione è un’officina permanente: 2D, 3D, stop motion, mixed media. Retrospettive che illuminano il presente e prime opere che rischiano sui linguaggi. L’obiettivo non è la vetrina, ma il percorso. Meglio un corto imperfetto ma necessario di uno impeccabile che non lascia traccia. Il programma è poroso e invita a collegare i film, a riconoscere una ricerca di forma più che un “tema” di stagione.

A Conversano i luoghi non sono una semplice cornice. Chiostri, corti e spazi all’aperto diventano architetture narrative: il Chiostro di San Benedetto accoglie le proiezioni principali, il Giardino dei Limoni apre a serate intime. La città risponde con fedeltà: famiglie, studenti, cinefili che tornano ogni anno per un’esperienza davvero collettiva.


Inaugurazione della personale “12 Copertine” di Manuele Fior 

Accanto alle proiezioni c’è un lavoro quotidiano sull’educazione alle immagini: mattinate con le scuole, laboratori, masterclass, Imaginaria Meetings. I Q&A chiudono il cerchio: quando un’autrice spiega perché usa la stop motion per una memoria familiare, il film esce dallo schermo e diventa confronto. È qui che l’animazione smette di essere “cartone” e si rivela per ciò che è: cinema.

L’edizione 2025 a Conversano rende omaggio a Michel Ocelot con un Premio alla Carriera e un incontro con il pubblico. La personale di Manuele Fior, “12 Copertine”, alla Chiesa di Santa Chiara, intreccia cinema d’animazione e fumetto d’autore. Due tasselli che raccontano la rotta: dialogo tra generazioni e linguaggi.

I numeri sono una bussola, non un feticcio: oltre cento opere selezionate tra migliaia di iscrizioni, provenienti da più di trenta Paesi. Versioni originali con sottotitoli per un pubblico internazionale. Prezzi popolari e botteghino serale. Il festival ha ottenuto lo status qualificante per i corti agli Academy Awards. Accessibilità e accoglienza restano centrali. Sottotitoli curati, leggibilità delle informazioni, percorsi chiari tra i luoghi del festival. Obiettivo: mettere gli spettatori nelle migliori condizioni per incontrare le opere, riducendo barriere e fraintendimenti.

Guardando avanti, la traiettoria è nitida: crescere senza perdere identità. Rafforzare la rete internazionale, investire sulle prime opere, moltiplicare gli appuntamenti durante l’anno per portare lo spirito di Imaginaria oltre agosto. Conversano resterà una casa aperta. Dove i film non si consumano: si condividono.

Alla fine, quando scorrono i titoli e il chiostro torna buio, resta un istante di silenzio che vale più di qualsiasi dichiarazione. Un bambino chiede di restare “ancora un minuto” e un adulto, accanto, si scopre con più domande di quante ne avesse entrando. Forse Imaginaria è anche questo: un luogo dove le storie tengono insieme generazioni diverse con lo stesso desiderio: tornare a guardare.

 

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