"Impresa costretta ad assumere affiliato al clan Farao": chiesto processo per sindaco del Crotonese

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Procura di Catanzaro
  29 maggio 2023 15:38

di STEFANIA PAPALEO

L'accusa che gli viene mossa è tra le più pesanti per un amministratore pubblico: concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla concussione. La cosca di 'ndrangheta che avrebbe favorito è tra le più potenti in Calabria, quella dei Farao Marincola di Cirò. Presunta vittima, un'impresa di Assisi appaltatore dei servizi di manutenzione ordinaria del depuratore del comune di Melissa alla quale sarebbe stato imposto l'assunzione a tempo indeterminato di un affiliato al clan in questione, in cambio della "serenità" nei lavori.

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Questo il quadro a tinte fosche che emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, a carico del sindaco di Melissa, Raffaele Falbo, e sulla quale dovrà pronunciarsi il gup distrettuale del Tribunale di Catanzaro davanti al quale la prima udienza sarà celebrata il prossimo 12 luglio. Ad affiancare l'imputato ci saranno gli avvocati difensori Antonello Talerico e Giuseppe Peluso, pronti a portare avanti la loro verità rispetto alla vicenda risalente al 2021, anni in cui il sindaco di Melissa, a più riprese, avrebbe appunto avvicinato l'amministratore unico dell'impresa "Gruppo operatori Servizi tecnologici Gost srl" per imporgli l'assunzione "incriminata" "senza alcun giustificazione - scrive il magistrato nel capo d'imputazione - e a condizioni economiche sfavorevoli per l'azienda".

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Accusa totalmente infondata, sono pronti a sostenere a gran voce gli avvocati difensori, al fine di smontare ogni singola accusa che verrà ribadita in aula, ribaltando soprattutto la posizione dell'impresa che, a loro dire, sarebbe piuttosto stata inadempiente nei confronti dell'Amministrazione Comunale che, davanti ai ripetuti disservizi, si sarebbe perfino vista costretta a chiamare altra ditta per far fronte alle urgenze. Nè ci sarebbe alcuna prova di vicinanza del sindaco alla cosca Farao Marincola, dal momento che nessuno avrebbe potuto sapere che l'operaio segnalato fosse esponente del clan, in quanto il suo nome sarebbe stato indicato da un operaio licenziato dalla stessa ditta al sindaco Falvo, che gli si era rivolto preoccupato per il prosieguo a rischio dei lavori appaltati, al fine di scongiurare l'eventuale sversamento presso le coste del Comune che si basa proprio sul turismo. 

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Nè, sostengono sempre gli avvocati della difesa, sarebbe emersa alcuna prova circa una "moneta di scambio" tra sindaco e impresa, alla quale l'Amministrazione avrebbe più volte mosso contestazioni, in evidente discrasia con quella "serenità" che il sindaco avrebbe promesso in cambio dell'assunzione dell'operaio, nei cui confronti - ribadiscono i legali - nulla dimostrerebbe un atteggiamento di riguardo da parte dello stesso sindaco, a conferma di una vicinanza in "odor di mafia", come sostenuto dalla Procura.

Due tesi opposte, dunque, destinate ad approdare al vaglio del gup che, a partire da luglio, potrà esaminare ogni singola carta, valutando l'opportunità di rinviare a giudizio l'imputato davanti ai giudici del Tribunale, che potranno approfondire meglio la vicenda in un vero e proprio dibattimento, o pronunciarsi per il "non luogo a procedere" come sollecitato dalla difesa.

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