Inaugurazione anno giudiziario dei penalisti, Caiazza: "A Catanzaro quadro eversivo"

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  12 febbraio 2022 15:13

di EDOARDO CORASANITI


Lo aveva annunciato nelle battute iniziali della sua relazione conclusiva all’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani: parlare con chiarezza e con rispetto delle opinioni altrui.
Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere penali, nell’intervento di oltre mezz’ora sul palco del teatro Politeama a Catanzaro risponde ad una domanda che giornalisti e colleghi gli ripetono e lo dice apertamente: “Siamo a Catanzaro perché si è raggiunto un piano eversivo e grave sul piano dell’idea che quando un avvocato si “intromette” nell’ipotesi accusatoria c’è qualcosa di sospetto”.

Levato il dubbio, Caiazza ha dato voce ai penalisti che sono tra ieri e oggi sono arrivati da tutta Italia per l’evento dal titolo "Il ruolo del difensore tra rischio penale ed esercizio del diritto di difesa"

“Celebriamo anno giudiziario perché abbiamo l'ambizione che non sia più necessario farlo. La celebriamo perché le cerimonie ufficiali sono alimentate da un equivoco gravissimo: l'avvocato nei tribunali e nelle aule di giustizia non è un ospite, è il padrone di casa insieme alla magistratura che esercita la sua funzione. Quando avremo l'accesso ai dati statistici da selezione e scegliere, quando avremo pari dignità di partecipazione, questa nostra non sarà più necessaria. Ma noi non facciamo contro inaugurazione, apriamo solo una pagina di riflessione. E la nostra che partecipano anzitutto magistrati e coloro che abbiano idee diverse dalle nostre”, dice dal palco.

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“Siamo purtroppo persuasi e convinti che il Paese viva due emergenze democratiche tra di loro strettamente legate: l'emergenza legata alla messa in discussione della libertà del difensore e l'emergenza dell'indipendenza del giudice, non della magistratura ma del giudice. Questa emergenza non riguarda la giustizia penale ma la qualità della vita civile e democratica di un Paese. Negli anni si è assistito allo spostamento dal processo all'indagine, dalla sentenza all’incolpazione, questo è il fenomeno che si può riassumere in questi termini. Questo si è reso possibile perché è un paese con una cultura democratica debole. Ha una costituzione meravigliosa ma mediocremente digerita. Ogni volta che Paese si è trovato davanti a emergenze sociali ha reagito derogato ai principi costituzionali. Quindi, emergenza deroga, e grande attenzione subito all'indagine, al sospetto. Tangentoli poi ha rappresentato la precipitazione formidabile di questo fenomeno di “scarrocciamento”, e qui dobbiamo dire con molta franchezza che non è una pagina in  cui l’avvocatura ha dato una grande prova. Abbiamo visto troppo spesso un'avvocatura prona.  Quello è il momento in cui l'indagine salda il suo rapporto con la comunicazione e con i media. Il giudice, colui che emette la sentenza, conta di meno nel processo. In questa dinamica la funzione dell'avvocato viene travolta. In questo stravolgimento della logica della giustizia penale tutto ciò che contrappone e si intromette nell'ipotesi accusatoria, che è già condanna sociale del fatto, è “sospetto”. Quando questo si declina nei processi di criminalità organizzata si raggiunge il livello più pericoloso, grave ed eversivo . Siamo a Catanzaro per questa ragione. Siamo qui per dire che abbiamo ben chiara la gravità dei fenomeni di criminalità organizzata, non abbiamo bisogno di lezioni, ma diciamo: che c'entra questo con i temi di cui stiamo parlando? Se ci viene opposto alla nostra richiesta e al nostro grido d'allarme su quello che ci sta accendo che reato contro umanità, evidentemente abbiamo toccato precisamente il problema, abbiamo toccato il punto e abbiamo fatto bene e a venire a Catanzaro. Non siamo qui a rivendicare con voce querula che vogliamo essere trattati meglio, siamo venuti a dire attenzione alle regole del patto costituzionale: qui il problema è sì la libertà del difensor ma è il problema della libertà del giudice, è il giudice che ha bisogno di noi”.

Senza troppo fare giri di parole, Caiazza ammette che “ci sarebbe piaciuto qualche intervento po’ meno fugace perché a noi piace confrontarci”, riferendosi alle poche parole con cui ieri il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha salutato platea: “Sono qui per ascoltare le proposte degli avvocati”.

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Anno giudiziario dei penalisti a Catanzaro, gli avvocati: "Ora garanzie per i difensori. La riforma del Csm è debole"

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Per il presidente dell’Unione delle Camere penali, “anche il procuratore Gratteri ama parlare con chiarezza, è dota di notevole limpidità comunicativa. Porta a termie un'indagine, richiedendo e ottenendo e fa una conferenza stampa e dice che la regione è stata liberata. In quella dichiarazione vediamo una mancanza di rispetto nei confronti i dei giudici che dovranno giudicare. Noi pensiamo che sia un modo sbagliato e pericolo di intendere la funzione. Lo diciamo con rispetto, ci sarebbe piaciuto misurarci, siamo sempre pronti a misurarci. Chissà perchè è sempre difficile misurarci così chiaramente”. E ancora: Il tema non è della libertà del difensore ma dell’indipendenza del giudice della libertà di tutti noi. Per ovvie ragioni non abbiamo avuto il tempo di leggere la riforma del Csm approvata ieri, ma da una fugace lettura non abbiamo visto tutti questi passi avanti rispetto all'ultimo testo. Siamo lontanissimi da quello che deve accadere in questo paese se vogliamo davvero la giustizia. Il tema del sistema elettorale Csm è assolutamente marginale, il tema delle porte girevoli, che risulta ridotto a 3-4 magistrati eletti parlamentari mentre non si tocca il tema dei fuori ruolo, della commistione tra potere giudiziario ed esecutivo.  Non facciamo i bastian contrari o perché non siamo stati invitati dire la nostra. Mi dispiace perché in genere diamo buone idee. E intorno a quelle idee stiamo lavorando. Abbiamo un impegno congressuale, quello delle leggi di iniziative popolari, lavoro difficile, ma andremo a raccogliere le firme necessarie sulle nostre idee . Vogliamo una proposta di legge che demolisca l’idea per cui è deresponsabilizzato il magistrato che non risponde in nessuna sede”.


Il direttivo della Camera penale di Catanzaro con il presidente Caiazza

Oggi è stato la giornata conclusiva della due giorni dei penalisti. Dopo le due sessioni di ieri, oggi la mattinata si è sviluppata in altre due sessioni. Il primo tema tratto è stato “Il manifesto del diritto penale liberale ed il giusto processo. Principi da esportare”. Introdotto dall’avvocato Nicola Mazzacurva, si sono susseguiti gli interventi degli avvocati Vania Costa Ramos, Lu-Philippe Febbraro, Francesco Iacopino, Vittorio Manes, Paola Rubini. Nella quarta sessione, dal tema “informazione giudiziaria e presunzione di innocenza”, si è discusso con gli avvocati Luca Andrea Brezigar, Giuseppe Belcastro, Luca Marafioti, Giorgio Varano, il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone e l’onorevole Enrico Costa, parlamentare molto attivo sui temi della giustizia e delle garanzie difensive secondo cui “i magistrati peggiori debbano fermarsi da valutazioni professionali negative. Devono essere valutati sulla base del lavoro svolto. Se ci sono indagini flop e che finiscono nel nulla i magistrati devono pagarne le conseguenze nei termini di carriera, e non al contrario”.

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