di TERESA ALOI
La procura di Catanzaro mette un primo punto fermo nell’inchiesta denominata Passepartout che vede coinvolti politici, alti dirigenti regionali, tecnici e imprenditori. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe esistita una “cupola” che avrebbe dettato le regole nei grossi appalti a Cosenza. I nomi sono "pesanti".
Chiesto, infatti, il rinvio a giudizio per Mario Oliverio, 66 anni, presidente della Regione Calabria; Nicola Adamo, 62 anni, ex consigliere regionale; Luigi Incarnato, 64 anni, commissario della Sorical, la società di gestione delle risorse idriche regionali; Mario Occhiuto, 55 anni, sindaco di Cosenza; Luca Morrone, 41 anni; Luigi Giuseppe Zinno, 65 anni, ex dg regionale dei Lavori Pubblici; Giuseppe Lo Feudo, 64 anni; Pietro Ventura, 53 anni, Rocco Borgia, di 75 anni; Antonio Capristo di 60 anni; Giuseppe Trifirò, 58 anni; Tito Nulli Berti di 63 anni; Santo Marazzita di 56; Pasquale Gidaro di 52; Arturo Veltri, di 37 anni; Giulio Marchi di 69 anni; Armando Latini 65 anni; Giovanni Forciniti di 55; Fortunato Varone di 42; Eugenia Montilla, di 56 anni.
L’udienza, il 13 dicembre davanti al giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Alfredo Ferraro.
Nelle carte i lavori della metropolitana leggera di Cosenza-Rende e del nuovo ospedale del capoluogo bruzio: gli inquirenti sospettano che per entrambi i casi siano state messe in atto delle turbative d’asta, abusi d'ufficio, frodi nelle pubbliche forniture. Per i magistrati l’ex consigliere regionale Nicola Adamo «coordina e dirige le attività». Pur non avendo incarichi pubblici, «nella sua persistente veste di esponente politico di rilievo della Regione Calabria (…) è elemento di raccordo tra esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori privati». È il deus ex machina delle gare pubbliche bandite dalla Regione. E sarebbe sempre lui a tenersi «in continuo e costante contatto con dirigenti regionali e amministratori pubblici (in particolare Luigi Zinno e Giuseppe Lo Feudo) per indirizzare le gare verso «imprenditori facenti parte dell’associazione o comunque graditi».
Di contro il governatore, si legge nell’avviso di conclusione indagini – vergato dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal sostituto Vito Valerio –«è il referente politico-istituzionale degli associati nonché degli amministratori pubblici e degli imprenditori privati, in ordine agli sviluppi delle procedure di gara pubbliche bandite dalla Regione Calabria». Attorno ad Adamo e Oliverio ruotano dirigenti pubblici e imprenditori. C’è Giuseppe Lo Feudo, dg di Ferrovie della Calabria srl, che avrebbe fatto da cerniera di scambio tra la politica e gli imprenditori del settore (Pietro Ventura, Rocco Borgia e Giuseppe Trifirò). Luigi Zinno, dg del dipartimento Lavori pubblici sarebbe «la longa manus degli associati all’interno dell’amministrazione regionale». E poi le imprese locali e non: quella di Pietro Ventura, Rocco Borgia, «intermediario per conto della Cmc-Cooperativa muratori e cementisti di Giuseppe Trifirò».
La metropolitana leggera di Cosenza è uno dei nodi centrali dell’inchiesta. La predisposizione della gara sarebbe viziata fin dall’inizio. Dal progetto preliminare fino all’indizione della gara. Tutto alterato, secondo la Procura di Catanzaro.
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