Uno dei tanti viaggi della speranza che finisce in tragedia: 94 morti, tra i quali 15 minori anche in tenera età, un numero ancora imprecisato di dispersi: sono i numeri del naufragio del caicco ‘Summer Love’ partito dalla Turchia stracarico di migranti avvenuto all’alba del 26 febbraio dello scorso anno davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nel Crotonese. E che a distanza di un anno ha lasciato molte ferite aperte. Soprattutto tra i superstiti che ancora oggi non hanno potuto ricongiungersi con i familiari che risiedono in diversi paesi del nord Europa, a causa di procedure burocratiche spesso insormontabili, e che avrebbero voluto raggiungere proprio con quella traversata. O tra i parenti delle vittime che da quel giorno chiedono sia fatta giustizia per i loro cari.
Un primo risultato è stato raggiunto con l’individuazione dei cinque presunti scafisti ritenuti responsabili di aver provocato il naufragio e la morte di 94 persone. Uno dei quali è annegato nel disastro, mentre gli altri quattro sono finiti a giudizio. Il primo, il cittadino turco Gun Ufuk, di 28 anni, è già stato processato con rito abbreviato dal gup di Crotone e condannato a 20 anni di reclusione, 3 milioni di multa e il risarcimento alle parti civili; gli altri tre presunti scafisti, Sami Fuat, turco di 50 anni, Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22 anni, entrambi pakistani, sono attualmente a processo davanti al Tribunale che li sta giudicando con il rito ordinario. E proprio durante l’udienza dibattimentale di questo processo, uno degli investigatori della Questura di Crotone che hanno condotto l’indagine sul naufragio, nel corso della sua testimonianza ha svelato che dalle intercettazioni e dall’esame dei telefonini degli imputati è emersa l’esistenza di un gruppo di trafficanti di uomini che organizza gli sbarchi verso l’Italia, circostanza sulla quale sta conducendo un’altra indagine la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. A quel punto il pm in aula lo ha invitato a non rivelare ulteriori dettagli per evitare di compromettere l’inchiesta della Dda.
Ma l’attenzione è rivolta soprattutto, per le eventuali implicazioni politiche, alla parallela indagine della Procura della Repubblica di Crotone su eventuali ritardi che si sarebbero verificati nei soccorsi alla barca di migranti, dalla quale nella notte tra il 25 e il 26 febbraio sarebbe partita una richiesta di aiuto ignorata dalle autorità, e anche nei soccorsi immediatamente dopo il naufragio, che, se tempestivi, avrebbero potuto evitare la morte di alcune persone finite nell’acqua gelida. L’indagine, che al momento vede indagate sei persone, tre militari della Guardia di Finanza e tre della Guardia costiera, dovrebbe essere conclusa nei prossimi giorni, non appena sarà depositata la consulenza tecnica sull’evento chiesta dalla Procura all'ammiraglio Salvatore Carannante.
Che l’eco di quelle morti non si sia affatto spenta lo testimoniano comunque le numerose iniziative programmate da enti, associazioni e partiti politici in vista dell’anniversario che cade il prossimo lunedì 26 febbraio. Per quel giorno la Regione Calabria ha promosso, una giornata commemorativa a Cutro per rendere omaggio alle vittime, con la testimonianza di uno dei sopravvissuti, e la conferenza stampa del governatore calabrese Roberto Occhiuto. In questi giorni, quindi, torneranno a Crotone cinquanta tra familiari delle vittime e superstiti del naufragio. A consentire il loro arrivo a Crotone è stata la Rete 26 febbraio, composta da oltre 400 associazioni, che oltre ad assumersi il costo del pagamento del viaggio ha organizzato tre giorni con diverse iniziative, dal 24 al 26 febbraio, per ricordare il tragico evento. In particolare, alle 4 del mattino di lunedì si ritroveranno sulla spiaggia di Steccato di Cutro per una fiaccolata, alla quale sarà presente anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che sarà a Crotone già dal giorno prima. “Chiediamo verità e giustizia – ha affermato Schlein nel corso della direzione nazionale del partito - ma ancora non abbiamo avuto risposta dal governo. Continuiamo a chiedere: come è potuto accadere? Perché non sono partiti i soccorsi con i mezzi più adeguati della guardia costiera?".
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