"Si parla della sanità calabrese come quella più disastrata d'Italia ,deficit, mala gestione politica e manageriale, infiltrazione mafiosa di tutto e di più, una cancrena che non riusciamo a debellare ormai da anni. Ci chiediamo il perché di tutto questo?" Lo dice don Alfonso Velonà, Responsabile CICAS della sanità privata provinciale di Catanzaro.
In tempi passati - quando la tecnologia e le nuove scoperte scientifiche non erano al fianco della medicina c'erano figure come: suore , direttori, medici sanitari con la D maiuscola che oltre avere sposato in pieno il giuramento d'Ippocrate rispettavano e facevano rispettare le regole nei vari ospedali calabresi, l’ammalato era la prima cosa, i vari operatori ospedalieri avevano rispetto e timore della Madre Superiora (che si occupava dell’aspetto spirituale e dell’aspetto economico) del Direttore di reparto e dei medici in genere e la relazione con l’ammalato era garantita dal rispetto reciproco.
Poi la politica con l’avvento delle varie leggi sul servizio sanitario nazionale (vedi aziendalizzazione degli ospedali ) l’ammalato è diventato si un utente per l’aspetto economico (i manager devono solo far quadrare i conti )ma si è perso di vista l’aspetto morale ed etico della cura dello stesso.
Allora dunque è venuta meno certamente la carta dei diritti e dei doveri del paziente se si è stabilito come priorità l’aspetto economico a discapito di quello umanitario come accade ogni giorno nella nostra regione. Invano allora si pubblicizzano sui siti web dei vari ospedali calabresi le carte dei servizi.
Per noi, però il paziente dovrebbe restare sempre al centro dell'attenzione da parte dei vari operatori sanitari ma tranne di alcuni (troppo pochi) eccezioni ed esempi positivi, dove professionisti veri fanno la differenza e che il paziente purtroppo non abituato nota immediatamente, purtroppo la politica sanitaria calabrese risulta poco attenta alle esigenze dell’ammalato. Spesso per patologie importanti e non solo, il paziente calabrese è costretto ad emigrare, con costi altissimi per la sanità regionale aggravando il deficit ormai cronico. Perché?
La causa principale sapete qual’è ?
Viene messa in atto l'umanizzazione oltre che alla professionalità: ed ironia della sorte in molti casi sono medici ed operatori calabresi.
Allora non sono dunque i professionisti della sanità calabresi, come persone, che non sono idonee ad attuare questo aspetto nei confronti del paziente ma qui pecca la politica sanitaria della nostra regione.
Abbiamo provato ad attuare alla lettera la legge dell’aziendalizzazione preoccupati più dei posti medicali ed operatori da assegnare che meno all’aspetto umanitario.
L’umanizzazione “Rappresenta la sfida che gli ospedali calabresi oggi devono cogliere per recuperare la centralità dell’individuo nella sua interezza fisica, psicologica e sociale”.
IL Ministero della salute negli anni ha adottato vari piani di umanizzazione per gli ospedali , forse la Calabria è esente? Parecchi ospedali del centro Nord e qualcuno anche del sud investe in questi percorsi importanti. Perché un paziente calabrese emigrando deve sentirsi dire le stesse cose dal punto di vista medico-diagnostico ma in modo diverso, con più rispetto e conforto
Psicologico, guardato in faccia, rassicurato e valutato con attenzione?
Un percorso terapeutico che permetta al paziente di sentirsi una persona, e non un numero, richiede uno sforzo organizzativo e l’acquisizione di un metodo che nasce fin dalla formazione universitaria.
Umanizzazione ospedaliera la ricetta per cercare di cambiare la sanità calabrese ed in primis l'uomo medico calabrese che molto probabilmente inserito in un questi contesti non si accorge di essere carente della cosa più importante per il paziente.
Concludo citando un’informazione riportata sul alcuni media che rende l’idea di una grande opera a favore degli ammalati una ricetta che rende chiara la direzione dell’esempio a cui la Calabria dovrebbe aspirare;
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