Ennesimo capitolo della farsa a San Giovanni in Fiore. Mario Oliverio torna alla carica, con una nuova richiesta di accesso agli atti per la ciclovia fantasma San Giovanni in Fiore - Fiume Neto. Un'opera da 1,2 milioni di euro, finanziata con fondi UE, di cui l'unica cosa certa è la sua sconcertante invisibilità.
Pare che il Comune di San Giovanni in Fiore abbia scambiato la pubblica amministrazione per un bunker privato, o forse per un salotto di famiglia dove le regole della trasparenza sono un optional imbarazzante. Oliverio ha richiesto due volte accesso agli atti, ricevendo un "no" da parte del Comune amministrato dalla Succurro. Un "no" che grida vendetta contro ogni principio di legalità e, diciamocelo, di buon senso.
"Quanto sta succedendo è a dir poco surreale," afferma Oliverio. "Negare l'accesso ad atti pubblici su opere finanziate con cifre così cospicue non è solo una violazione lampante delle regole, è una vera e propria dichiarazione di guerra alla trasparenza. La pubblica amministrazione è diventata una proprietà privata? Sembrerebbe di sì, e non solo a San Giovanni in Fiore, ma a quanto pare anche alla Provincia di Cosenza. Ignorare tutto ciò sarebbe non solo grave. Sarebbe complicità."
Cosa c'è da nascondere?
La domanda sorge spontanea: "Come mai si impedisce l'accesso agli atti di un'opera pubblica costata un milione e duecentomila euro? Cosa si vuole celare?" Gli atti di un'opera finanziata con i soldi dei cittadini dovrebbero essere appesi in piazza, non custoditi come segreti di Stato degni del KGB."
E il sarcasmo si fa strada quando Oliverio affonda il coltello: "A distanza di appena un anno, della 'ciclovia' in questione non resta neanche il ricordo, anche perché sono sparite le immagini di biciclette disegnate sull'asfalto sbiadito di strade provinciali e comunali preesistenti. Di una 'corsia riservata' nemmeno l'ombra, e le presunte 'opere di messa in sicurezza' sono un mistero persino per la Sibilla Cumana."
La battaglia per la verità continua
Oliverio e ii Comitato 18 Gennaio non mollano. "Abbiamo richiesto nuovamente gli atti," ribadisce, "perché i cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere come sono stati spesi i loro soldi. Crediamo fermamente negli strumenti democratici e politici per reclamare trasparenza e diritto all'informazione sulla cosa pubblica. E questa è l'unica ragione per cui continuiamo a battere su questo tasto."
L'arroganza con cui viene negato questo diritto da mesi non fermerà l'iniziativa. Anzi, è la benzina che alimenta la fiamma. "Siamo certi," conclude Oliverio "che di fronte a tanta spregiudicatezza, gli organi preposti al controllo di legalità non rimarranno inermi e passivi. I cittadini, hanno diritto di sapere, e noi faremo in modo che sappiano. Lo stato di diritto non può essere cancellato".