La Corte dei Conti dice di No al Ponte sullo stretto 

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  31 ottobre 2025 09:50


Di Settimio Paone 

La Corte dei Conti ha bloccato il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, negando il visto di legittimità alla delibera del CIPESS che avrebbe dovuto avviare la fase esecutiva dell’opera.
Si tratta di un passaggio decisivo: senza la registrazione della magistratura contabile, il progetto non può procedere e i fondi non possono essere sbloccati.
La decisione, resa nota il 29 ottobre 2025, arriva dopo settimane di esame della documentazione e di confronto tra i ministeri competenti e gli uffici della Corte.
Secondo quanto riportato nei rilievi, i giudici contabili hanno individuato carenze e irregolarità procedurali che impediscono la prosecuzione dell’iter. In particolare, mancano elementi fondamentali sul piano tecnico, economico e ambientale.
Il progetto da 13,5 miliardi di euro – approvato dal governo e dal CIPESS ad agosto – prevedeva un ponte a campata unica di oltre 3,3 chilometri, sei corsie stradali e due binari ferroviari, con l’obiettivo di collegare Calabria e Sicilia entro il 2032.
Tuttavia, la Corte ha segnalato che il progetto esecutivo non è completo, che le stime dei costi risultano ancora incerte e che la procedura d’urgenza invocata per accelerare l’opera presenta criticità giuridiche.

Tra i rilievi figurano anche le questioni ambientali, in particolare la compatibilità dell’opera con la normativa europea sulla tutela dei siti Natura 2000, e i dubbi sui flussi di traffico stimati, ritenuti non sufficientemente supportati da dati aggiornati.

Per la magistratura contabile, dunque, il dossier non offre ancora garanzie di sostenibilità economica e amministrativa.

Dal governo è arrivata una reazione immediata. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha definito la decisione “incomprensibile e penalizzante per il Paese”, annunciando che l’esecutivo fornirà tutte le integrazioni richieste e andrà avanti “senza arretrare di un millimetro”.
Diversa la posizione di molti osservatori, che vedono nella scelta della Corte dei Conti non un ostacolo politico, ma un richiamo alla legalità e alla prudenza, soprattutto quando si tratta di un investimento pubblico di tale portata.

Sul territorio, tra Calabria e Sicilia, la notizia ha suscitato sentimenti contrastanti: c’è chi teme l’ennesimo rinvio di un’opera simbolo di sviluppo, e chi invece accoglie con favore il controllo rigoroso di un’istituzione che tutela i cittadini e la trasparenza dei conti pubblici.
La vicenda del Ponte sullo Stretto, dunque, rimane sospesa. Il governo potrà ripresentare la delibera, ma solo dopo aver colmato le lacune segnalate dalla Corte dei Conti.
Un passaggio obbligato che ricorda, ancora una volta, che il progresso non può prescindere dal rispetto delle regole.
Solo dopo aver garantito legalità, chiarezza e sostenibilità, l’Italia potrà davvero pensare di unire le sue due sponde con un ponte che sia solido non solo nel cemento, ma anche nella fiducia.


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