Nonostante i profondi cambiamenti che hanno investito la Pubblica Amministrazione negli ultimi decenni, in Regione Calabria resta in vigore un regolamento risalente al secolo scorso.
È ancora formalmente vigente, infatti, una delibera della Giunta Regionale della Calabria adottata il 23 settembre 1996 – la n. 6269 – che disciplina l’orario di lavoro, di servizio e di apertura al pubblico degli uffici regionali.
«_È quantomeno paradossale_ – dichiara Gianluca Tedesco, dirigente sindacale del CSA-Cisal – _che nel 2025 ci si riferisca ancora a un provvedimento vecchio di 29 anni, ampiamente superato dal tempo e completamente inadeguato rispetto all’attuale assetto organizzativo della Regione_».
Scorrendo il testo della delibera, è subito evidente il suo anacronismo: vi si fa riferimento a uffici, sedi e responsabili che non esistono più da anni. Alcuni non sono più in servizio o addirittura deceduti.
Emblematico è il richiamo al Settore “_Gestione Giuridica del Personale_” e all’ufficio “_Rilevazione Presenze_”, indicati come ubicati nel quartiere Santa Maria di Catanzaro - Palazzo Europa, una sede dismessa fin dal 2016, quando gli uffici regionali furono trasferiti nella nuova Cittadella di Germaneto.
Non meno surreale è la presenza, nel corpo del provvedimento, di un elenco di allegati completamente superati: dai “_codici causali assenze/presenze_”, alcuni dei quali non più in uso, alla “_trasmissione riepilogativi quindicinali_”, dal “_registro carico/scarico giustificativi_” all’“_elenco postazione di lavoro RIL-PRE_”, riferito a sistemi di rilevazione ormai dismessi. Spiccano perfino le “_griglie dei tempi di percorrenza (in minuti)_” tra sedi dislocate nelle cinque province calabresi, molte delle quali probabilmente chiuse da oltre quindici anni ma che continuano a vivere nei documenti ufficiali.
Ulteriore segnale di obsolescenza è il richiamo, nei “_visti_” iniziali, alla deliberazione n. 5002 del 26 settembre 1995, della quale non sono chiaramente esplicitati l’oggetto e la funzione nel contesto del provvedimento.
Dopo quasi trent’anni, riferimenti poco dettagliati contribuiscono a rendere l’atto non solo datato, ma anche di difficile interpretazione. In un’amministrazione che punta a trasparenza e modernità, è auspicabile che gli atti normativi siano redatti con chiarezza e completezza, per garantirne piena comprensione e corretta applicazione.
A rendere la situazione ancora più paradossale è l’enorme distanza temporale e culturale che ci separa dal 1996. All’epoca, l’amministrazione funzionava su carta, la posta elettronica non era diffusa, e non esistevano strumenti digitali per la rilevazione delle presenze o per la gestione documentale. Google non era ancora nato, e concetti oggi fondamentali come smart working, performance, trasparenza amministrativa e digitalizzazione dei servizi erano ancora sconosciuti.
In quasi trent’anni, l’organizzazione della Regione Calabria è cambiata profondamente: spicca l’inaugurazione nel 2016 della nuova sede istituzionale della Regione, la Cittadella regionale di Germaneto, che ha sostituito numerosi uffici precedentemente dislocati sul territorio. A ciò si aggiungono modifiche a strutture, ruoli e riferimenti normativi – a partire dai CCNL più recenti e dalle riforme del pubblico impiego. Eppure, si continua a fare riferimento a un regolamento che fotografa un’amministrazione che non esiste più. Un documento che oggi dovrebbe stare in archivio, non tra gli atti in vigore.
«_È grave_ – sottolinea Tedesco – _che un atto così obsoleto continui a disciplinare, tra l’altro, l’orario di apertura al pubblico degli uffici regionali. Questo genera un’immagine dell’amministrazione ferma al 1996, trasmettendo all’esterno disorganizzazione, disattenzione e un totale disinteresse per i principi di efficienza e trasparenza_».
Il problema non è solo simbolico. Mantenere in vigore atti desueti significa generare incertezza tra i dipendenti, alimentare confusione normativa e indebolire l’autorevolezza delle strutture amministrative. È un danno interno ed esterno.
«_È evidente_ – osserva in proposito Tedesco – _che in un’amministrazione moderna non dovrebbe rendersi necessario l’intervento del sindacato per sollecitare l’aggiornamento di atti ormai superati. Serve un intervento urgente, serio e responsabile_».
Il sindacato CSA-Cisal chiede pertanto che la Regione Calabria proceda senza indugio all’abrogazione o alla sostituzione della DGR n. 6269/1996 con un atto aggiornato, aderente alla reale organizzazione degli uffici e dei servizi.
Non si può gestire l’amministrazione del 2025 con regole del 1996. Una Regione moderna ha bisogno di regole moderne – conclude il dirigente sindacale Tedesco, rilanciando la richiesta di un intervento immediato.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736