La forza della parola, tra medicina e poesia. Il Festival d'Autunno omaggia Pietro Santacroce

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Luigi La Rosa e Antonietta Santacroce
  30 settembre 2019 22:10

di CLAUDIA FISCILETTI

La poesia di Pietro Santacroce rivive, nell'omaggio alla sua personalità di alto livello culturale e alla sua profonda sensibilità umana, denominato "...Ma rimane il canto...". L'evento si è tenuto questo pomeriggio in una location intrisa di storia dell'arte, nelle sale del museo MARCA di Catanzaro, e rappresenta uno degli appuntamenti collaterali all'interno della rassegna del Festival d'Autunno.

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Più che un semplice reading di poesia, è stato un viaggio che, attraverso il potere della parola, ha svelato le due anime di Pietro Santacroce: quella di medico e quella di poeta. La scienza e la poesia che vivono in sinergia, dando vita ad una produzione lirica delicata, in cui l'autore racconta le sue esperienze di vita, i suoi sentimenti, suscitando una spontanea commozione e meraviglia in chiunque la legga.

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Antonietta Santacroce, il direttore artistico del Festival d'Autunno, ha offerto una descrizione minuziosa del tipo di persona che era suo padre Pietro. Un uomo che ha rappresentato sino in fondo la figura del medico, stando vicino a chi soffre e avendo estrema fiducia nella medicina, «è stato uno straordinario esempio di vita ed è stato un poeta vero». Le poesie interpretate questo pomeriggio, e presentate dal critico Luigi La Rosa, hanno compreso una scelta antologica delle liriche contenute  nell’opera d’esordio, “Nel silenzio” del 1988, per poi proseguire con “Ma rimane il canto”, del 1990, e concludersi con la raccolta postuma, “Partirò per restare”.

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La parola e la sua forza sono il filo conduttore di questo festival, a Mariarita Albanese e Salvatore Venuto è stato affidato l'arduo compito, portato a termine in modo magistrale, di dare vita ai sentimenti espressi tra le righe delle poesie di Santacroce. I due attori del Teatro della Calabria, non si sono risparmiati, prestando la voce ai momenti più personali descritti dall'autore, che vanno dai ricordi della propria infanzia al ricordo tenero e delicato della propria figlia che suona al pianoforte Clair de Lune di Debussy.  

Il ricordo di Pietro Santacroce è ancora vivido nelle persone che l'hanno conosciuto, e continua a vivere anche grazie alle sue poesie in cui spesso s'interroga proprio sul grande mistero dell'esistenza. Qui è racchiusa la forza delle parole, spesso nominata nell'ambito del Festival d'Autunno, che hanno donato continuità alla vita di un uomo dall'animo nobile e sensibile.

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