La 'fuga' di 2 medici cubani da Vibo e i soldi al regime de L’Avana, i dubbi di Tallini e il silenzio di Occhiuto

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"La “fuga” non fa che accentuare i dubbi sulle modalità contrattuali che varie associazioni internazionali hanno segnalato, secondo cui i sanitari caraibici ingaggiati da Occhiuto percepirebbero solo una minima parte delle ingenti somme spese dalla Regione"

  23 luglio 2025 08:12

di MIMMO TALLINI*

La “fuga” di due medici cubani dalle strutture sanitarie di Vibo Valentia non fa che accentuare i dubbi sulle modalità contrattuali che varie associazioni internazionali hanno segnalato, secondo cui i sanitari caraibici ingaggiati dal presidente Occhiuto percepirebbero solo una minima parte delle ingenti somme spese dalla Regione Calabria. Il resto finirebbe nelle tasche del regime di L’Avana. Avevamo chiesto al presidente Occhiuto una parola di verità, di spiegare ai calabresi dove vanno a finire le risorse destinate all’operazione Cuba e soprattutto smentire l’infamante accusa di “moderno schiavismo” che era venuta da alcune associazioni contrarie al regime castrista. Questo non significava e non significa tutt’ora sminuire pregiudizialmente il valore professionale dei medici cubani, né la loro utilità per coprire alcuni “buchi” nella sbrindellata rete ospedaliera calabrese. Perché i due medici cubani in servizio a Vibo Valentia hanno preferito altre soluzioni lavorative? Forse perché non sopportavano più di dovere versare al regime di L’Avana 2.500 euro al mese, trattenendo per sè solo 1.200 euro?
 
Il presidente Occhiuto ha preferito non rispondere. Lo ha fatto, al suo posto, un’associazione di amicizia italo-cubana, “Sierra Maestra”, snocciolando dati sensibili che dovrebbero essere custoditi solo dal Dipartimento della Salute della Regione e invece si trovano, non si sa come, in possesso di questo sodalizio straniero.
 
Una lettura attenta del comunicato di “Sierra Madre”, al netto della ridicola accusa che mi paragona a Marco Rubio, suscita due inquietanti interrogativi a cui dovrebbe dare risposta il presidente Occhiuto:
 
1)In che modo “Sierra Madre” è riuscita ad entrare in possesso di dati sensibili della sanità calabrese, entrando evidentemente nei sistemi informatici della Regione o comunque ottenendo un’autorizzazione dai Dirigenti del Dipartimento ? Non potrebbe questa azione, soprattutto se non autorizzata, configurarsi come un “controllo” sulle attività dei medici cubani da parte di un’associazione comunque riconducibile al regime di L’Avana?
 
2 ) nel comunicato, “Sierra Madre” ci informa che “i medici cubani hanno partecipato a 104.520 visite mediche, di cui 64.965 nel corpo di guardia, 4.737 in medicina interna, 3.944 in pediatria, 3.296 in ginecologia e ostetricia, 2.878 in chirurgia generale, 13.355 in ortopedia, 2.619 in medicina intensiva, 7.931 in cardiologia e 795 in fisiatria. Ci sono stati 771 parti, 374 parti cesarei e 397 parti vaginali, 7.103 interventi chirurgici, di cui 2.190 maggiori e 4.913 minori, 688 procedure di anestesia. In termini di diagnostica, sono state effettuate 12.993 radiografie, 7.524 esami ad alta tecnologia (mammografia, TAC e risonanza magnetica), 9.249 elettrocardiogrammi, 3.230 ecocardiogrammi e 5.344. ecografie.”
 
Ebbene, a nessuno sfugge la differenza tra “partecipare” ed “effettuare”. Se i medici cubani hanno solo partecipato alle attività mediche, ad esempio alle citate 7.103 operazioni chirurgiche, vuol dire che essi si sarebbero limitati ad assistere i loro colleghi italiani. In questo caso, la Regione Calabria avrebbe pagato salatamente una sorta di tirocinio ai medici cubani che avrebbero solo alleviato il peso dei medici italiani. Diverso se hanno effettuato direttamente i 7.103 interventi chirurgici. Solo il Dipartimento della Salute può chiarire questo aspetto dirimente per capire se fare venire i medici cubani è stato un affare o meno. Così come deve essere chiarito se i contratti fatti firmare ai cubani sono omnicomprensivi oppure prevedono pagamenti a prestazione, come farebbe pensare il comunicato di “Sierra Madre”.
 
L’associazione “Sierra Madre”, più che contabilizzare gli interventi fatti dai medici cubani, dovrebbe preoccuparsi della dignità dei propri connazionali e verificare se questi vengono effettivamente retribuiti al pari dei loro colleghi italiani a parità di prestazioni ed orari di lavoro.
 
Una parola potrebbe anche dircela l’Ispettorato Regionale del Lavoro che sicuramente avrà compiuto – e se non l’ha già fatto avrebbe commesso una grave inadempienza – le necessarie verifiche per accertare la regolarità dei contratti e i reali flussi di denaro.
 
Quello che noi chiediamo è solo l’accertamento della verità, il rispetto delle regole e delle leggi italiane, nonché della dignità di tutti i lavoratori impegnati nella sanità. Ovviamente, noi reiteriamo al presidente Occhiuto una precisa richiesta politica: si metta al più presto fine a questa parentesi e si lavori seriamente ad assumere un migliaio di giovani medici calabresi che hanno il sacrosanto diritto di trovare lavoro nella loro terra. Alla fine dell’esperimento cubano (2027) la regione avrà sborsato oltre 150 milioni di euro. Quanti ragazzi calabresi avremmo potuto assumere?
 
*già presidente del Consiglio Regionale della Calabria 

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