David le Breton afferma che il corpo è comunque il filtro attraverso il quale ci appropriamo delle sostanze del mondo
16 gennaio 2021 17:43La COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI (istituita con legge 7 gennaio 2014, n. 1) ha chiaramente parlato di organizzazioni malavitose per il traffico di rifiuti (in special modo tossici e/o radioattivi) con lo scopo di affondare navi (quelle cosiddette navi a perdere) deliberatamente a profondità irraggiungibili ed in mare aperto simulandone il naufragio allo scopo di occultarne il carico e smaltirlo in modo illegale. Alla ribalta è ritornata la storia della motonave Jolly Rosso che alla fine della sua vita operativa e dopo un temporaneo disarmo alla Spezia durato fino al 1989, si arenò, dopo aver navigato per alcune ore alla deriva e senza equipaggio, con assetto gravemente sbandato a causa dell'imbarco di acqua avvenuto attraverso alcune falle nello scafo, il 14 dicembre 1990 sulla spiaggia in località Formiciche, nel Comune di Amantea (CS).
Rammentiamo che il 14 febbraio 2017 la richiamata Commissione ha avviato la desecretazione dei documenti del SISMI, tra cui un elenco di ben 90 navi affondate nel Mediterraneo tra 1989 e il 1995 e legate a presunti traffici di rifiuti tossici e radioattivi. Cercando di comprendere in cosa consista un rifiuto radioattivo, già ad un primo approfondimento, il laico incontra le prime classificazioni della materia radioattiva in termini di NORM (Naturally Occurring Radioactive Material) e TENORM (Tecnically Enhanced NORM) ossia materiali considerati non radioattivi, ma contenenti radionuclidi naturali in concentrazioni percentuali superiori a quelle medie presenti nell’ambiente e che possono, quindi, riferirsi alla materia prima o al prodotto o al residuo della lavorazione di numerose attività industriali.
Orbene si tratta di qualsiasi materiale che contiene o è contaminato da radionuclidi a concentrazioni o livelli di radioattività superiori alle "quantità esenti" stabilite dalle Autorità Competenti, e per i quali non è previsto alcun uso ovvero di materiale radioattivo in forma solida, liquida o gassosa per il quale non è previsto alcun ulteriore uso e che è tenuto sotto controllo come rifiuto radioattivo dall'Organismo Nazionale a ciò preposto secondo le norme e le leggi nazionali ovvero qualsiasi materia radioattiva, ancorché contenuta in apparecchiature o dispositivi in genere, di cui non é previsto il riciclo o la riutilizzazione. Questi rifiuti devono seguire un rigido protocollo relativo allo smaltimento: infatti essi vanno caratterizzati in termini di contenuto in radionuclidi, origine, stato fisico (gassosi, liquidi, solidi), contenuto in acqua (umidi, asciutti), combustibili o non combustibili, comprimibili o non comprimibili, fonte di produzione (tecnologici, di processo, da smantellamento di impianti), radiazione emessa, tempo di dimezzamento dei radionuclidi presenti, radiotossicità, attività specifica, intensità di dose, modalità di gestione e destinazione finale.
Gli ultimi due punti riguardano un sottoprocesso molto costoso e molto complesso, che si compone di varie fasi come la bonifica, la caratterizzazione radiometrica, la valutazione dosimetrica, il test di rilascio, il trasporto, il pre-trattamento, lo smaltimento attraverso varie modalità. Ma a fronte dei pesanti oneri economici il mercato parallelo e sommerso delle ecomafie rappresenta una valida alternativa che riduce quasi a zero i costi dello smaltimento finale. A ben vedere si tratta solo di posticipare il problema sanitario ed ambientale riversandone gli effetti sull’intera collettività senza alcuna distinzione. Il necessario e successivo lavoro comprensione dei nessi casuali è molto improbo a causa degli effetti di diluizione ambientale, della geochimica dei suoli, della dislocazione degli acquiferi, della biochimica animale e vegetale interessata a fenomeni di accumulo o ritenzione.
Tanto premesso, attesa la consulenza tecnica redatta dal CTU dr. G. Brancati del 10 maggio 2009 per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola e le conclusioni ivi rappresentate
“Menzione specifica e particolare merita il rilievo di radionuclidi artificíali ed in particolare dell'isotopo del cesio 137 (137Cs), la cui presenza e diffusione impone azioni tese ad una caratterizzazione ulteriore e rende la fattispecie del danno ambientale assai più grave. A tale proposito occorre rilevare la suggestiva evidenza di un eccesso di tumori maligni della tiroide nei territori più prossimi ai siti di contaminazione, che, ancorché al di sotto del limite di significatività statistica concorda con la presenza anomala di 137Cs.”
vale la pena di evidenziare, brevemente, che l’attenzione deve ritornare ad essere alta e che in soccorso agli Organi preposti di ogni ordine e grado può essere d’ausilio lo stato dell’arte della letteratura scientifica di settore che permetterebbe di meglio indagare talune manifestazioni epidemiologiche legate alle cosiddette navi a perdere ossia quelle navi cariche di scarti di centrale e rifiuti dell’industria nucleare che venivano, deliberatamente, affondate nel Mediterraneo.
In primo luogo considerato quanto si evince dalla letteratura di settore è perfettamente conosciuto il comportamento chimico-metabolico del Cs 137, la sua emivita biologica, il percorso nel torrente sanguigno, nell’apparato gastrointestinale e nei reni. Per quanto riguarda distribuzione, metabolismo e ritenzione nel corpo umano ed animale, gli effetti clinici dell'assunzione di cesio sono spesso correlati al potassio a causa del chimismo simile di questi due elementi.
Il modello biocinetico accettato suggerisce che una volta che il cesio (stabile o radioattivo) entra nel corpo, si distribuisce uniformemente, con concentrazioni più elevate nei reni, nei muscoli scheletrici, nel fegato e globuli rossi: esso si lega preferibilmente ai componenti intracellulari anionici degli eritrociti e diminuisce la loro capacità di fornire all'ossigeno nei tessuti. Si presume che l’assorbimento di cesio dallo stomaco al sangue sia trascurabile (in analogia al potassio); al contrario, l'assorbimento frazionario dall'intestino tenue sembra quasi completo (ma potrebbe essere notevolmente ridotto dalla presenza di alcune sostanze ivi contenute). Qualora il cesio venga ingerito sotto forma di cloruro (e anche come bromuro o ioduro), l'assorbimento rappresenta quasi il 100%. Un accreditato modello biocinetico fornisce le seguenti percentuali di escrezione del biomarcatore tossico: urina 85%, feci 13% e sudore 2%. Vi è, quindi, prova di una grande quantità di riciclo del cesio tra contenuti gastrointestinali e circolazione sistemica ed eliminazione, principalmente, attraverso i reni. Altresì sono indagati e conosciuti gli andamenti temporali relativi alla ritenzione nell’intero corpo in funzione di ingestione/inalazione VS continua/acuta. Relativamente al ciclo metabolico il cesio rispetto al potassio manifesta un tempo di permanenza maggiore nelle cellule muscolari e quindi in tutto il corpo, con distribuzione tissutale abbastanza diffusa e marcata, poiché sotto forma di catione penetra, facilmente, le cellule e può sostituire il potassio in molti processi biologici. Infine il cesio possiede proprietà stimolanti dell'attività motoria sugli animali, antagonizza alcune sostanze sedative ma non modifica né il comportamento di auto-stimolazione né l'aggressività indotta e se somministrato a dosi elevate aumenta il rilascio di neuro-trasmettitori accumulandosi in zone nobili interagendo con metaboliti anionici (ATP, ADP, BPG e Pi), fosfolipidi e con le catene laterali degli aminoacidi delle membrane dei globuli rossi o dell’emoglobina.
A valle di quanto rappresentato appare lecito tirare una definitiva conclusione: lo studio e l’approfondimento di morbiltà su base territoriale deve, necessariamente, approfondirsi mediante screening di massa con prospettive tossicologiche: infatti nel caso dell’ipotizzata contaminazione di Cs 137, attesa la via metabolica simile a quella del potassio andrebbero approfonditi taluni aspetti come l’eventuale segregazione intracorporee sia di metalli target (da individuarsi da acclarate fonti di letteratura tossicologica) che del Cs 137 e quindi la mutua interferenza del chimismo di ruolo. E’ l’essere umano che maggiormente risente di queste forme di inquinamento ed è attraverso gli umani che si riesce a tracciare e identificare la tipologia dell’inquinamento subito.
Dr. Pasquale Montilla (Oncologo Medico)
Dr. Felice Nunziata (Fisico)
consulenti del Comitato tecnico scientifico nazionale Ona
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