Il presidente dell'Ente formatore per le Forze Armate, di Polizia e Professioni Legali, spiega perchè oggi un giovane dovrebbe approcciarsi con coraggio alla carriera in magistratura.
27 maggio 2021 20:44Perché oggi un/a giovane dovrebbe studiare per diventare magistrato? Quali principi e quali valori dovrebbero orientare la sua scelta per intraprendere un percorso così impegnativo e coraggioso qual è quello per la magistratura? Per la nostra rubrica “Parliamone con…” lo abbiamo chiesto a Manlio Caruso, presidente di Fondazione Astrea, l’ente formativo per le Forze di Polizia e le Professioni Legali (avvocato, notaio e, per l’appunto, magistrato).
“Per il senso dello Stato”: questo l’esordio di una lunga dissertazione con l’avvocato Caruso sul ruolo dei magistrati nella società odierna.
“Il senso dello Stato e della giustizia dipendono anche dalla nostra cultura, dal nostro impegno civico, dal saper e voler prendere decisioni coraggiose. -continua Caruso- E’ una decisione coraggiosa, infatti, quella di intraprendere questa carriera, specialmente alla luce della profonda crisi di valori che la magistratura sta attraversando”.
“Il grosso problema alla base è la politicizzazione della magistratura -spiega Caruso- oltre che il silenzio, un silenzio che lascia molto perplessi, innanzi all’evidenza di situazioni corruttive, un silenzio che ci fa capire come sempre più la magistratura sia diventata incontrastata e incontrastabile”.
All’esito degli ultimi fatti di cronaca che colpiscono l’intera categoria dei magistrati e una sempre maggiore politicizzazione della stessa, “Viene i mente ciò che diceva Rosario Livatino, “il Giudice ragazzino”: “alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto quanto siamo stati credenti ma quanto siamo stati credibili”.
“La credibilità -dice Caruso- si esprime attraverso le azioni quotidiane, il segno che lasceremo con il nostro lavoro in tutti coloro i quali ci siano stati vicini nel nostro percorso. Anche il giudice è uomo e come tale può sbagliare, ma dovrebbe tenersi sempre al di sopra di determinate logiche associazionistiche, politiche, lobbistiche. Livatino aveva intravisto ciò che oggi è. L’appartenenza a ideologie, a mio parere, non consente al giudice di essere imparziale: il vero problema della magistratura è quello. Una magistratura politicizzata e troppo spesso sotto i riflettori con una spettacolarizzazione delle inchieste nulla ha a che vedere col principio del nostro sistema penale di non colpevolezza”.
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