La maturità ai tempi del Covid/4. Martina Miriello (Liceo Fermi): "Darei tutto per rivivere un ultimo giorno dietro il mio banco sempre disordinato, con i miei compagni e i miei professori accanto"

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images La maturità ai tempi del Covid/4. Martina Miriello (Liceo Fermi): "Darei tutto per  rivivere un ultimo giorno dietro il mio banco sempre disordinato, con i miei compagni e i miei professori accanto"
Martina Miriello
  26 maggio 2020 12:01

di FRANCESCA FROIO

È  difficile comprendere la sensazione di vuoto che un ultimo anno  di scuola non vissuto pienamente, lascia nei cuori  di tutti gli studenti, se quegli studenti non siamo noi. Noi che con la consapevolezza che non ci sarebbe stato un dopo abbiamo salutato con affetto quelle mura che ci hanno accolti e ascoltati, quei compagni che ci hanno tenuto la mano e quei docenti che ci hanno guidati sino al suono di quell'ultima campanella. Una campanella che i maturandi 2020 però continuano ad udire nei loro cuori. I tema di oggi è quello di Martina, che ai suoi coetanei raccomanda di non mollare mai.

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Proprio ora guardandomi intorno in questa camera che ormai da mesi sembra stringersi ogni giorno sempre di più, vorrei poter chiudere gli occhi e risentire il rumore dei miei passi in quel corridoio che alle 8 di mattina sembrava essere interminabile, proprio lì circondata da tante persone perse nei loro pensieri, ansiose di affrontare i loro compiti e di mettersi alla prova.

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Vorrei per un attimo girarmi e sentire la porta della mia classe aprirsi e udire il caloroso saluto dei miei professori, oppure semplicemente scorgere di sfuggita un sorriso dei nostri amati bidelli sempre pronti a raccontarci mille storie. Penso che la nostra vita, proprio come affermano i tanti autori sui nostri libri di scuola, sia dominata di continue mancanze, che per quanto proviamo a colmare ci tormentano e trovare sollievo a volte non è poi così semplice.

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Un giorno avevamo tutto, avevamo  le nostre abitudini, avevamo le nostre libertà e tutto d’un tratto si è frantumato , è come se fossimo caduti da quella grande nuvola sospesa sul cielo dove tutto era al suo posto, dove anche se ci disperavamo e ci interrogavamo sul perché le cose non andassero come volevamo, infondo stavamo bene perché eravamo noi, eravamo quelli di sempre, quelli il cui problema più grande era riuscire a sentire quella sveglia che ogni mattina sembrava suonare  sempre più presto , quando i dilemmi che ci tormentavano era cosa mettere quel giorno o se la persona che ci piace ci avrebbe notato/a all’uscita di scuola.

Ma ora è tutto diverso, ora noi siamo diversi. E forse avrei voluto sapere che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno di scuola, avrei voluto sapere che non avrei più varcato quel cancello con quello zaino tanto pesante e la testa stracolma di paure e preoccupazioni.

Se me lo avessero detto mi sarei fermata a salutare il mio amato banco, a volte troppo stretto per contenere la mia incapacità di stare ferma, ma che per anni è stato il nostro rifugio, pieno di scarabocchi, scritte, lacrime per un compito andato a male ma anche il posto giusto dove appoggiare la testa, chiudere gli occhi e pensare che tutto sarebbe meglio.

Avrei voluto avvicinare l’orecchio della mia classe e sentire ancora intrappolati gli echi di tutte le urla dei miei professori ed il rimbombo delle nostre buffe risate, che coloravano di gioia quelle giornate che sembravano non passare più.

Poi mi manca il buongiorno delle mie amiche, i loro forti abbracci, risentire la loro mano sulla mia spalla che aveva la capacità di annullare ogni sofferenza, lo schiocco dei loro baci sulla mia morbida guancia, ecco questo per me era il mio concetto di felicità.

Vorrei poter sedermi accanto al mio compagno di banco per l’ultima volta, proprio lui che ogni giorno ci ha ascoltato, capito ma soprattutto sopportato, lui che prima di ogni interrogazione era sempre disponibile a farci ripetere l’ultimo argomento o a darci qualche spiegazione in più o lui che era sempre disposto a dividere con noi la propria merenda.

Proprio lì nella mia scuola mi sono sentita a casa, anche quando mi ripetevo di non farcela più, quando ero stanca, quando avrei voluto restare nel mio caldo letto ma nel profondo del mio cuore sapevo che li nonostante tutto mi sarei sentita bene, mi sarei sentita completa.

Per 13 anni ognuno di noi aspetta questo momento, la tanto attesa maturità. Questo doveva essere il mio di anno, ero carica, piena di aspettative, con tanta voglia di fare e pronta a dare il meglio di me. Ho sognato tutto ciò per tutta una vita: l’ansia degli ultimi giorni, la gioia di sentire l’ultima campanella risuonare nelle mie orecchie, provare la carica di correre via dall’aula a festeggiare l’ultimo giorno, stringermi in lacrime con i miei compagni fuori il cancello di scuola e intonare insieme la famosa canzone “notte prima degli esami”.

Odio il fatto di non poter vivere tutto ciò, di non avere un giorno questi ricordi e mi chiedo “perché io?” “perché proprio a me?”, e lo so che non troverò mai una risposta a tutto ciò, che non troveremo mai il motivo per cui le cose accadono, ma forse noi gli studenti della maturità 2020 dovevamo provare tutto ciò per riscoprire tramite la mancanza, tramite la perdita della nostra libertà, il valore che la scuola ha.

Riscoprire quelle sensazioni che davamo per scontato che ora che siamo costretti a vederci dietro uno schermo, a dover sostituire la nostra aula con una piattaforma online non possiamo più provare o le viviamo in modo diverso, ma che non sarà mai come prima.

Darei tutto per poter tornare indietro e rivivere un ultimo giorno dietro il mio banco sempre disordinato, con i miei compagni e i miei professori accanto.

Quest’anno a differenza degli anni scorsi la mia ultima campanella la sentirò nel mio cuore. La mia notte prima degli esami la passerò sul mio balcone e canterò con tutte le mie forze, e nonostante saremo distanti ci sentiremo tutti più uniti. Nella speranza di poter presto rivederci il giorno dell’esame per completare questo lungo percorso.

Vorrei rivolgere un appello a tutti gli studenti di vivere al massimo questi momenti, di non mollare davanti alle prima difficoltà, di trovare un motivo ogni giorno per sorridere, di trovare una ragione per alzarsi e crescere ogni giorno di più perché questi rimarranno per sempre i migliori anni della vostra vita. 

Martina Miriello 5C  IIS “Fermi”
Liceo delle Scienze Umane

 

 

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