di FRANCESCA FROIO
Prosegue la rubrica dedicata ai pensieri degli ormai noti “Maturandi 2020”. Quei maturandi che qualcuno addirittura reputa “fortunati” per via della modalità d’esame che li attende a causa delle restrizioni dovute all'emergenza sanitaria Covid 19. I ragazzi, vittime di una conclusione negata, però a questa definizione non ci stanno e difendono quel loro tanto atteso traguardo colmo di sogni e speranze, spazzato via da un qualcosa che certamente “fortuna” non è. Ne parla l’alunna Alice Ferro.
Abbiamo affrontato tante sfide insieme e la mia 5°C avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Non so cosa ci riserverà il futuro, non so se riusciremo a ritornare alla tanto attesa normalità, ma una cosa è sicura: nessuno, tantomeno un virus, riuscirà a privarci degli anni migliori della nostra vita.Se prima di questa esperienza riuscivo solo a sorridere pensando al mio ultimo anno di liceo, ora non posso fare a meno di sentire un nodo che mi attanaglia lo stomaco al pensiero delle risate dei miei compagni sempre più attutite nella mia mente.
Abbiamo iniziato quest’ultimo traguardo a settembre pieni di sogni e speranze, tutto spazzato via da una singola parola, ultimamente la più pronunciata in tutto il mondo: lockdown. Il 4 marzo è cambiato tutto: abbiamo lentamente assistito alla chiusura di tutte le scuole e di tutti i negozi. Se qualche mese fa mi avessero parlato di questa storia avrei sicuramente pensato alla trama di un film ideato da una mente geniale, mai avrei immaginato che tutto ciò sarebbe diventato quotidianità.
Non avrei mai pensato di sentire la mancanza del grande edificio giallo che in cinque anni mi ha vista crescere sotto ogni punto di vista e soprattutto mi ha dato l’opportunità di conoscere delle persone stupende. Eppure mi ritrovo qui seduta nella mia stanza, che negli ultimi mesi è anche diventata la mia classe, con il magone al solo pensiero della mia vera classe, del luogo che ha assistito a risate rumorose e pianti disperati, ma che ha anche visto nascere la cosa più bella del mondo: l’amicizia. Se mi guardo indietro, mi mancano i collaboratori scolastici che avevano sempre una parola gentile da rivolgerci quando ci sentivamo tristi, mi mancano i miei professori che, nel bene e nel male, ci sono sempre stati accanto, mi mancano le occhiatacce dei condomini del palazzo sotto al quale io e le mie amiche ci appostavamo la mattina prima di entrare in classe, mi mancano anche gli abbracci delle mie compagne, che nonostante sapessero quanto odi le smancerie venivano sempre a stuzzicarmi.
Ad ormai pochi giorni dall’esame è inevitabile sentirsi amareggiati. Quando pensavo alla maturità, gli unici sentimenti che si facevano sentire erano l’ansia e l’impazienza, mentre ora sento solo tanta tristezza e malinconia. Ultimamente ho letto troppi commenti spietati nei confronti dei maturandi del 2020. Ci sono stati negati gli ultimi mesi che ci rimanevano insieme, e fa male sentir dire che in realtà siamo dei privilegiati perché l’esame sarà ‘’una passeggiata’’ e perché non siamo più costretti a svegliarci presto per andare a scuola. Di recente mi è capitato di vedere una serie tv che, casualmente, terminava con l’esame di maturità dei protagonisti. Guardare quei ragazzi (che avremmo potuto essere noi) mi ha destabilizzata più di quanto pensassi.
Dopo un cammino lungo cinque anni sarebbe stata una bella soddisfazione per tutti poter dare il meglio di noi alle prove scritte così da avere il ricordo di un esame dignitoso. Non riesco ad immaginare quel giorno. Molto probabilmente non potremo neanche salutarci tra un orale e un altro, ci ritroveremo da soli, non potremo tirare un sospiro di sollievo tutti insieme ad esame finito. Ci siamo sempre considerati una classe abbastanza sfortunata, ogni tanto facevamo anche ipotesi su quanto sarebbe stata disastrosa la maturità da 1 a 10. Se dovessimo rispondere oggi, anche 100 sarebbe riduttivo. In fondo meritavamo di vivere questi ultimi giorni insieme, condividendo le nostre ansie e le nostre paure dal vivo e non attraverso uno schermo che ci isola dal mondo esterno.
Mi piace pensare però, che questo sacrificio immenso che stiamo facendo stia in qualche modo aiutando l’Italia a combattere questo fantasma che da ormai troppo tempo osserva le nostre certezze crollare giorno dopo giorno.Sono certa di una cosa però: la nostra storia non finirà in un modo così triste. Nonostante ci sia stata negata la possibilità di concludere questi cinque anni insieme, quando tutto sarà finito ci riabbracceremo e ci vorremo più bene di prima.
Abbiamo affrontato tante sfide insieme e la mia 5°C avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Non so cosa ci riserverà il futuro, non so se riusciremo a ritornare alla tanto attesa normalità, ma una cosa è sicura: nessuno, tantomeno un virus, riuscirà a privarci degli anni migliori della nostra vita.
Alice Ferro 5C IIS “Fermi”
Liceo delle Scienze Umane
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