di FRANCESCO IULIANO
Dopo l’attività teatrale con il progetto ‘Teatro e carcere’, conclusa nei giorni scorsi con la rappresentazione dal titolo "Partita a scacchi”, è stata la musica ad entrare nella Casa circondariale ‘Ugo Caridi’ di Catanzaro, con tre concerti dell’artista calabrese Vincenzo Barretta, in arte ‘Cece’.
Tre appuntamenti, programmati in due giornate, allestiti nel teatro dell’Istituto che hanno coinvolto oltre trecento reclusi di due delle sezioni - media e alta sicurezza - le più numerose della Casa circondariale.
Un’attività programmata dalla direzione della Casa, con l’obiettivo di alleviare le sofferenze di chi sta scontando la propria pena e per dare la possibilità, oltre che a vivere un momento di uscita dalle celle, anche di trascorrere una parte della giornata in un’attività ricreativa.
Ai concerti, con la direttrice Patrizia Delfino, hanno assistito i funzionari dell’area educativa ed il personale della Polizia penitenziaria.
“Abbiamo accettato con entusiasmo la proposta arrivata da Gianluca Scorza, che si occupa di produzione e management per Vincenzo Barretta - ha detto Patrizia Delfino -, della possibilità di ospitare, a titolo gratuito, un concerto dell’artista. Un evento che abbiamo organizzato nei dettagli, grazie all’impegno ed alla collaborazione dei funzionari dell’area educativa - trattamentale dell’Istituto.
Due giornate di spensieratezza - ha aggiunto la direttrice - sicuramente necessarie per chi i suoni della propria terra li porta nel cuore nonostante la pena. Tra le varie attività trattamentali ormai stabilmente portate avanti all’interno dell’Istituto e gestite dai funzionari giuridico pedagogici in servizio, queste attività ricreative sono sempre accolte con particolare entusiasmo dai detenuti”.
‘Calabria mia’, ‘U vino di Cirò’, 'Amici di montagna’, ‘Tarantella i da famijjia’, ‘Una sigaretta’, ‘Unica donna’ e l’immancabile e famosa ‘Iu un ti pozzu amari’. Sono solo alcuni dei brani che hanno animato i concerti.
Canzoni che hanno coinvolto i detenuti che si sono lasciati andare a cori e balli che hanno restituito qualche momento di spensieratezza nonostante la loro condizione di reclusi.
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