“Le consorterie calabresi dimostrano da tempo un profondo interesse nel business del gioco illegale e delle scommesse, tenuto conto dei profitti in tal modo generati. L’entità delle somme movimentate nello specifico comparto costituisce una forte attrattiva per la criminalità organizzata, sia sotto il profilo dell’ingerenza nella gestione delle stesse attività lidiche, legali e non, sia per i risvolti legati a condotte di riciclaggio di proventi derivanti da altre attività illecite”.
Si legge così nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al secondo semestre 2018 .
Il documento riporta la situazione delle diverse province. Per Reggio Calabria viene evidenziato come “l’operazione Galassia, condotta a Reggio Calabria dalla DIA e dalla Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di un ingente patrimonio, in Italia e all’estero, per un valore complessivo stimato in oltre 723 milioni di euro, dimostrando il forte interesse delle consorterie criminali anche nel reimpiego di capitali illeciti nel settore del gioco e delle scommesse online”.
Per il catanzarese, invece, risulta convenzionalmente ripartito in tre aree, sotto gli storici clan che, si legge nella relazione “nonostante l’efficace azione di contrasto degli ultimi anni che ha portato all’arresto di numerosi capi clan e gregari, i citati sodalizi continuano a manifestare evidenti segnali di presenza criminale su alcune zone del territorio”. Nella relazione vengono citate anche alcune operazioni come quella scattata nel mese di ottobre, denominata “Alesia”, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro nei confronti di 13 persone. Il provvedimento ha riguardato fabbricati, attività imprenditoriali, appartamenti, ville lussuose, terreni ed autoveicoli ed un “mini acquapark”, per un valore complessivo di circa 14 milioni di euro. Nel successivo mese di novembre, nell’ambito dell’operazione “Quinta Bolgia”, la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 24 persone, con il contestuale sequestro di beni per un valore di 10 milioni di euro. “L’attività di indagine - si rinviene nel documento - ha riguardato l’operatività della cosca confederata degli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte che aveva imposto, nel corso degli anni, il monopolio in alcuni servizi collegati al settore sanitario, come la gestione delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, il trasporto del sangue, la fornitura di materiale sanitario e i servizi di onoranze funebri. Tra i soggetti raggiunti dalla misura restrittiva figurano anche alcuni politici, indagati per tentato abuso d’ufficio”.
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