La nuova Lega Calabria di Invernizzi: "Mi manda Matteo"

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Cristian Invernizzi, commissario regionale della Lega
  23 giugno 2019 20:13

È partita l’operazione radicamento in Calabria della Lega. Tutto quello che c’è stato prima? «Azzerato». Ora comanda Cristian Invernizzi che dice: «Ho il compito di fare la struttura del partito. Mi ha mandato Matteo Salvini». I primi Stati Generali leghisti in terra calabrese, dopo che le Europee hanno incoronato il partito come seconda forza regionale al 22,6%, si sono tenuti a Catanzaro ed hanno lasciato impressi due fatti. Il primo: la risposta di pubblico in un’estiva domenica di giugno è stata più che soddisfacente per gli organizzatori in termini numerici (un migliaio al chiuso), ma anche “qualitativi” perché insieme a politici più o meno noti in cerca di nuovi orizzonti, in platea, la maggioranza era gente comune. Il secondo: tutto quello che si conosceva della Lega calabrese prima di stasera, da ora non c’è più: resettato. L’intera organizzazione territoriale e tutta la comunicazione ufficiale sarà gestita dal bergamasco Invernizzi, nelle vesti di commissario regionale, che è l’unica carica rimasta in piedi da stasera. Sulle fughe in avanti per le Regionali: «In questo momento non ci interessa alcun nome. Noi partiamo dal programma. Ed in ogni caso la decisione finale spetta a Matteo Salvini».

CARICHE PRECEDENTI AZZERATE  Molti erano in prima fila ad ascoltarlo, ma senza troppi giri di parole Invernizzi dal palco dell’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro ha detto ai vari coordinatori territoriali che «ogni carica è azzerata»: a partire dalla loro. Un boccone da deglutire senza possibilità di replica, visto che in questo momento Invernizzi rappresenta Salvini in Calabria. Pur ringraziando gli attori precedenti, c’era il deputato lametino Domenico Furgiele, il commissario ha ribadito:«Si parte da zero perché di fatto prima la Lega in Calabria non c’era». I nuovi coordinatori provinciali saranno scelti su base «fiduciaria» dallo stesso Invernizzi e dal suo staff che si premureranno di analizzare tutti i curricula (vitae e del passato politico) che saranno inviati d’ora in avanti. Questa prima fase di transizione dovrebbe completarsi «entro fine luglio o comunque in un paio di mesi», ha detto il deputato bergamasco. In una seconda fase saranno gli iscritti a eleggere i rappresentanti sui territori, tanto che oggi è partita la campagna di tesseramento.

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APERTI SI’, MA NON A TUTTI Di certo, non si accetteranno tutti: «la Lega non è un autobus». «Parte malissimo – ha scandito Invernizzi- chi mi manda su messenger la proposta di canditura per le Regionali», e, più o meno sullo stesso piano, «chi si presenta dicendo di avere 8-9 mila voti. Questi modi di fare politica sono vecchi e non interessano alla Lega». Filtri in entrata che riguarderanno anche politici già eletti in istituzioni locali magari attratti dalla forza del partito di Salvini. «Ai consiglieri comunali che vogliono aderire alla Lega chiedo di aspettare. Il simbolo per adesso non si dà. Occorre valutare le varie situazioni». Insomma, radicamento sì ma senza riempire indiscriminatamente il cofano.

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STRUTTURA E COMUNICAZIONE SOTTO L’EGIDA DEL COMMISSARIO La nuova struttura della Lega Calabria «sarà agile», ha assicurato il bergamasco. Saranno tredici le aree di riferimento nel territorio regionale. Ogni capoluogo di provincia avrà una sua sede ufficiale, «con contratto regolare, sottoscritto dalla stessa Lega». Le regole più rigide sono però quelle sulla comunicazione, illustrate con delle slide dallo stesso Invernizi. Ogni messaggio che contiene il simbolo della Lega dovrà essere «autorizzato» dal commissario. Chi litiga in pubblico creando imbarazzi interni «sarà fuori». Su questo punto le parole stanno a zero.

SELLE REGIONALI DECIDE SALVINI   Sulle Regionali, la posizione è di una brutale semplicità: «Quello che farà la Lega quando saranno convocate le elezioni lo deciderà Matteo Salvini». L’esempio delle amministrative di Reggio Calabria, dove nelle scorse ore c’è stato un incontro fra Invernizzi e Canizzaro (Forza Italia), è quello per cui «si parte dal programma. Vediamo se c’è qualcosa che può interessare tutti». Ad ogni modo «nessuno ci obbliga a fare alleanze. Non dobbiamo vincere a tutti i costi». Di certo la fuga in avanti del partito azzurro con la candidatura di Mario Occhiuto non è piaciuta ad Invernizzi e, di riflesso, nemmeno a Matteo.   

(g.r.)

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