di PAOLO CRISTOFARO
Che la Calabria sia una terra generosa di tesori è fatto risaputo. Quasi mai è ricambiata con l'impegno umano per valorizzarli al meglio, ma essa continua ad offrirne di nascosti e remoti, persino quando nessuno li cerca di proposito. Tra le zone archeologicamente e storicamente più rilevanti spicca l'area di Squillace, affacciata sull'omonimo Golfo bagnato da acque che sanno di antichità classica, di leggende e di mito, di storie perdute e di altre dimenticate. L'ennesimo sopralluogo, condotto dalla Pro Loco di Squillace, grazie ad alcuni cittadini appassionati di archeologia, ha fatto riemergere tracce già note - e altre nuove - dell'antico Convento dell'Osservanza, risalente al Quattrocento, poi devastato dal terribile terremoto del 1783 e rimasto sepolto, dalla terra, dagli anni e dall'incuria sotto le colline squillacesi.
(Basamento di colonna, pietre murali e lastre dell'antica pavimentazione)
Il ritrovamento di alcuni dei reperti già noti e l'identificazione di altri finora sconosciuti sono stati possibili per via di smottamenti del terreno e di alcuni scavi condotti da ignoti. La notizia è stata resa nota dalla Pro Loco anche per allertare la Soprintendenza circa la possibilità che privati eseguano scavi archeologici "abusivi" e reperiscano - per poi far sparire o rivendere - materiale di inestimabile valore storico, artistico e architettonico. I volontari hanno quindi eseguito una serie di fotografie e filmati delle aree d'interesse archeologico che verranno inoltrati con apposita relazione ai responsabili della Soprintendenza e alle autorità, affinché l'area - in parte già sottoposta a vincolo - sia tutelata, circoscritta ed eventualmente valorizzata.
(Tracce di mura e pavimentazione)
L'area, in passato, era già stata ispezionata e studiata da archeologi esperti e dall'Archeoclub di Squillace, poi sciolto. Si era tenuto anche un campo di scavo, ma col passare del tempo la zona è stata nuovamente abbandonata e dimenticata. Circa la fondazione del Convento, siamo a conoscenza di un decreto pontificio datato 13 settembre 1459 con il quale si concedeva ai Frati Minori dell'Osservanza di Calabria la possibilità di edificare la struttura monastica. Era pontefice di quel periodo Pio II. Non sappiamo se il decreto sia stato attuato immediatamente, ma sappiamo che nel 1472 un certo Fra Serafino da Squillace fu autorizzato a procedere con la costruzione di un edificio per sé e per i confratelli. Figura rilevante, dato che dopo la riconquista di Otranto dai Turchi, il 20 ottobre 1480, ne divenne vescovo. Il terremoto del 1783 ne segnò la fine, decisa anche con un decreto borbonico.
(Blocchi lavorati forse inglobati nell'antica struttura della chiesa conventuale)
Il campo archeologico sulla collina dell'Osservanza, organizzato anche con l'ausilio dell'Archeoclub di Squillace, aveva avuto luogo tra gli anni '80 e '90 e vi aveva preso parte anche il noto archeologo Ermanno Arslan, noto per l'impegno negli scavi del Parco Archeologico di Scolacium, nella Roccelletta. La sua presenza era stata voluta dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria. Quel lavoro aveva consentito un'importante azione di ricognizione e rilevamento, che aveva portato all'identificazione di reperti e cocci risalenti a periodi compresi anche tra il IV e il VI secolo d.C., ben anteriori all'età del Convento, che facevano dunque sospettare la presenza - un po' come su tutto il territorio squillacese - di insediamenti precedenti.
La città subì non solo l'occupazione normanna, sveva, angioina e aragonese, ma precedentemente quella bizantina - fu l'ultimo avamposto lasciato in ritirata verso Costantinopoli - e araba. Squillace è anche nota per gli insediamenti di Cassiodoro, alto funzionario imperiale e fondatore del Vivarium. A lui è da attribuire la fondazione della prima università d'Europa.
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