Uno sguardo anche ai tesori culturali, paesaggistici, gastronomici della regione
11 gennaio 2020 16:35Antonio Butera è stato primario di Cardiologia-Unità Coronarica e Direttore del Dipartimento di Medicina dell’Ospedale di Lamezia Terme.
Eclettico viaggiatore ed appassionato di arte e cultura, promuove l’associazionismo, il volontariato e campagne di informazione sugli aspetti nobili e positivi della Calabria.
di Giovanna Bergantin
Qual è lo stato della Sanità nella regione Calabria. Quali le positività e quali le criticità?
“In Calabria esistono, a macchia di leopardo, moltissime aree di eccellenza ospedaliere e, malgrado l’immaginario collettivo, non inferiori ed a volte superiori ad altre realtà italiane: in Cardiologia, Oncologia, Nefrologia, Neurologia e Chirurgia, per dirne alcune. Purtroppo anche le migliori strutture sono fortemente penalizzate da una seria carenza di personale medico ed infermieristico e, soprattutto, da una dilettantesca (per essere benevoli) gestione politico-amministrativa, nonché dalla rugginosa e soffocante burocrazia. Critica appare la situazione della medicina del territorio gestionalmente abbandonata da anni, soffocata da “incombenze contabili” e fortemente condizionata dalla “medicina difensiva”. Altra criticità è costituita dalla lungaggine delle Liste d’attesa per visite e diagnostiche strumentali. Soltanto dei filtri territorio-ospedale potrebbero in qualche modo limitare il disagio, rendere più utile ed efficace il sistema e, non dico eliminare, ma per lo meno ridurre le richieste di prestazioni inappropriate (oltre l’80%!!!)”.
Che intende per “ medicina difensiva” e per “filtri territorio- ospedale”?
“Solo in Italia ed in 2-3 nazioni al mondo, il medico può essere perseguito penalmente per il proprio operato, mentre civilmente, per eventuali danni derivanti da mal pratica, in tutto il mondo occidentale. L’obbligo assicurativo sta diventando sempre più gravoso per il frequentissimo ricorso ai processi contro i medici, anche perché fomentati da “malastampa” e “malagiustizia”. Per cercare di difendersi dal processo, il medico cerca di cautelarsi “facendo di tutto” e ricorrendo, quindi, a svariatissime consulenze ed accertamenti strumentali.
Pertanto, si creano spessissimo richieste inappropriate che allungano a dismisura le liste di attesa per la grande sproporzione tra richiesta ed offerta (carenza di medici ed apparecchiature) da parte delle strutture sanitarie pubbliche. Un filtro (territorio-ospedale) basato sulla appropriatezza delle richieste in base alle Linee Guida presenti per le varie patologie certe o sospette potrebbe limitare il ricorso ad accertamenti inutili ed a volte persino dannosi”.
Dalla sua esperienza di primario ospedaliero come si potrebbero in Calabria migliorare i servizi di urgenza o di pronto soccorso?
“Quasi quotidianamente pervengono notizie deprimenti di lamentele, proteste e a volte fattacci che avvengono nei Pronto Soccorsi o per i ritardi, spesso soltanto percepiti per ansia, delle ambulanze del 118. Sicuramente queste strutture sono quelle più fortemente penalizzate dalla carenza di personale e di mezzi. Come si potrebbe ovviare? Soprattutto organizzando capillarmente una Rete delle
Emergenze-Urgenze che possa garantire un rapido ed adeguato trattamento nei casi delle patologie “tempo-dipendenti” potenzialmente mortali o fortemente invalidanti: ictus, infarto, grandi traumi. Per fare un paragone, se in una famiglia non ci sono risorse bisogna garantire prioritariamente il pane e non parimenti il dessert! Ma la progettazione, l’organizzazione e la gestione di una simile Rete richiederebbe fatica e competenze che, spererei tanto di sbagliarmi, non intravedo nell’attuale momento politico ed amministrativo della Calabria”.
Quali interventi o iniziative sono in cantiere o si potrebbero realizzare per venire incontro ai bisogni sanitari dei più indigenti?
“Sicuramente la creazione di ambulatori “solidali” sarebbe una soluzione. E fortunatamente anche da noi stanno nascendo e sono già attivi a Reggio, Catanzaro e Cosenza. A Lamezia, purtroppo, pur avendo fondato già da due anni un’associazione denominata “prima gli ultimi” con medici, infermieri e numerose altre professionalità “laiche” allo scopo di fornire prestazioni sanitarie gratuite ai più indigenti, per motivi sostanzialmente burocratico-amministrativi, non siamo ancora riusciti a partire”.
Dottore, anche come Presidente di una Associazione culturale, quale ritiene sia il contributo o il supporto che le Istituzioni debbono offrire al mondo
dell’associazionismo e del volontariato?
“E’ noto che l’Italia per moltissimi aspetti utili e/o essenziali si avvale di associazioni di volontariato (basti pensare all’eccellente Protezione civile), così come le Associazioni culturali, in un certo senso, suppliscono alle “disattenzioni” della politica per la valorizzazione dell’infinità di tesori culturali, paesaggistici, gastronomici, soprattutto di città e paesi turisticamente meno famosi che possiede l’Italia. Le nostre istituzioni regionali finora non hanno mostrato alcun interesse a sostenere, incoraggiare e “sfruttare” queste associazioni per diffondere una immagine positiva della Calabria; basti pensare alle bellezze marine e montane. Speriamo che in futuro la tendenza possa essere invertita e
che finalmente i nostri politici si rendano conto che il nostro petrolio è costituito da un turismo non “di rapina”, ma da una valorizzazione “intensiva” dei vari tesori archeologici, storici, artistici, enogastronomici e naturali di cui siamo ricchissimi”.
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