La riflessione di Bilotti: "Un'estate di clemenza e cattiveria"

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Domenico Bilotti
  22 agosto 2025 14:00

di DOMENICO BILOTTI

 
L'estate in vacanza ha la valigia piena di quelle piccole notizie che scorrono discrete dalla sesta pagina in poi e che scappano anonime prima di essere memorizzate. Noi qualcuna di queste tentiamo di trattenerla, per ragionarci assieme al diritto e alla giurisprudenza, per conservare qualcosa quando anche l'ultimo ombrellone sarà chiuso e suonerà la campanella del primo giorno di scuola. 
Son circolate sui social la foto e la notizia (non si sa quanto attendibili l'una e l'altra) di un genitore che avrebbe lasciato scritto un bigliettino su muri e semafori. Quattro energumeni di diverse fattezze avrebbero importunato la figlia: quel genitore li avrebbe descritti, con la chiosa conclusiva e laconica di essere attivamente alla loro ricerca. Giubilo di molti "tastieristi", sull'onda di un loro diritto naturale nemmeno da stadio: hai infastidito mia figlia e ti pesto. E anche fosse vero, proprio tutto vero, ma non ci chiediamo che mondo sia quello dove l'insicurezza delle giovanissime a prendere mezzi e girare è tale da creare la simpatia un po' immediata e bavosa per chi si autocandida giustiziere? Questo serve forse alle ragazze tornando tardi a casa per sentirsi tranquille? Questo ai ragazzi per comprendere che scambiare ludibrio sessuale per prevaricazione è illecito, infame, inopportuno?
A Torino due donne indigenti, costrette da tempo a vivere in roulotte, sono state sorprese e fermate col maltolto di una spesa alimentare intorno ai duecento euro (bresaola, salumi, prosciutti e non molto altro). Il giudice non ha ritenuto infondata la misura applicata; ha invece ritenuto non doversi procedere a nessun'altra cautela: stato di necessità, impegno delle responsabili a non reiterare la condotta, nonostante le troppe difficoltà di vita. Decisione non zuccherina; piuttosto: concreta, efficace. 
A fine giugno avevamo avuto una notizia non troppo diversa, di quelle che non negano la pena nella legalità costituzionale, ma la vedono applicata o disapplicata nella necessaria carica empatico-adattiva (elemento soggettivo ed elemento oggettivo) della proporzionalità. Una madre aveva investito il suo bimbo di appena diciotto mesi: fu il pubblico ministero stesso (l'accusa, la famigerata pubblica accusa che qualcuno vorrebbe tutta in scudiscio e speroni) a dire che dopo un accaduto siffatto c'è già un'afflizione perenne da scontare. Non c'è millimetrica scelta edittale, e a questo punto artificiale, che possa sostituirsi o integrarsi a tale annientante vuoto personale. Chiedere il massimo? C'è già il massimo del dolore che ha preceduto ogni comminatoria! 
E oggi, o quasi, ancora di più ci si scuote il cuore. In Veneto, proprio pochissimi giorni addietro, un ragazzino era stato travolto sulla sua bicicletta. Cosa c'è di più triste e beffardo, e perdipiù a quindici anni? E però la vita, e il diritto della vita, è fatta spesso di gesti chiari, umili, semplici. Non c'è un pirata della strada, ma un investitore che si è fermato, ha atteso i soccorsi, ha atteso (lui responsabile, loro familiari nel ciclone della perdita) in altre parole assieme ai genitori del giovane scomparso le infauste notizie sul povero ragazzo. 
Un procedimento accerterà anche de iure formali la dinamica, lo svolgimento; avanzerà la ricostruzione plausibilmente più acconcia, giammai coincidente, alla realtà materiale. Eppure il padre, rivolgendosi all'uomo, lo ha invitato (lui!) a reagire, ad accettare che ormai non sarebbe ad opera di nessuno potuta andare diversamente. 
Il diritto, allora, non è né muto né sordo a ciò che lo precede e gli segue. E quel genitore e pure quel conducente giganteggiano rispetto alla società dove fanno più notizia la minaccia tra privati, l'alibi-invito (molto comodo per chi non ne patisce le conseguenze) a farsi giustizia da sé, l'indifferenza estrema ai danni che si causano e il menefreghismo totale verso errori, dolori e valori del prossimo. 
La clemenza e la vendetta abitano davvero una terra con un confine giuridico comune e aperto e competibile nel fondaco delle idee: l'effettività. Effettivamente quella spesa stava venendo sottratta. Effettivamente quell'impatto è avvenuto. Effettivamente quella molestia crea disagio e merita l'articolata risposta dell'incolumità (per quella giovane donna, per tutte). In un tempo in cui ci vantiamo di aver strumenti per comprendere (quasi tutto), e sappiamo molto di meno di molte più cose, ogni reazione che sia umana o istituzionale può essere compresa. Salvo però alla fine della prova sperimentale capire che è proprio la garanzia di ognuno la vera sicurezza per chiunque. 
 

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