Franco Cimino: "La mia mezza mattinata accanto a Nicola e a tanta bellezza umana della città bella"

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images Franco Cimino: "La mia mezza mattinata accanto a Nicola e a tanta bellezza umana della città bella"
Franco Cimino
  24 giugno 2022 18:50

di FRANCO CIMINO

"Ieri mattina ho incontrato Nicola Fiorita su Corso Mazzini, lui veniva dal Comune”( dove vi tornerà stabilmente da lunedì), io scendevo dal San Giovanni. Ci siamo “incrociati” nei pressi della Camera di Commercio. Entrambi eravamo intenti allo stesso scopo, cercare i voti per Fiorita sindaco. L’ho accompagnato per un tratto. Entrare nei negozi è stata una gioia velata di tristezza. Si vedeva, anzi si toccava con la stretta di mano e il batti cinque, che chi ci riceveva si apriva alla speranza. Speranza piena che le cose possano cambiare presto e in fretta.

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Anche, e sopratutto, in quel piccolo straordinario mondo, comunemente definito Centro Storico, ma che è più plasticamente tre cose in una: l’antico salotto da ritrovare; l’elegante e sinuoso collegamento tra la Città vecchia e quella che aspirava alla modernità, anche urbanistica; la delicata discesa verso quel balcone di Bellavista, da cui lanciare tutti gli occhi, non solo sguardo sul mare nostro bellissimo. Lanciare gli occhi, sì, con le proprie mani, tanto al primo contatto con lui te li puoi riprendere con l’azzurro che te li colora. E, poi, dicono che esagero quando definisco Catanzaro la Città più bella del mondo. Qualcuno, sprezzantemente ci ride sopra, talaltro mi taccia di poetismo di maniera. Ma io non mi scoraggio sulle idee e le passioni radicate in me e continuo a pensarlo. E a dirlo. La tristezza che vela quella speranza, la si legge apertamente sul viso dei nostri commercianti.

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Un viso intristito dai conti che non tornano e dal rapporto negativo tra impegno e risultati, investimenti ed economia. Dalla fatica enorme da troppo tempo sospesa nel vuoto di un tempo nuovo che non viene. E poi quella paura di non farcela, che la vana attesa affida alla rassegnazione e alla obbligata scelta di chiudere. Abbassare la saracinesca e andare, con l’unica preoccupazione di aver potuto saldare i debiti con i terzi, le altre vittime di una crisi che non cede di un passo. Ché il catanzaresi è gente onesta, dignitosa, orgogliosa, non “ malapagatura”. Una piccola bottega, risolve questo velo in tristezza dolorosa. La persona che la gestisce, gentile elegante e bella tutta, batte il cinque di Fiorita e dice testualmente:” io non andrò a votare. Domani questo negozio sarà chiuso e io di elezioni non voglio sentirne parlare.” La risposta di Nicola è stata anche la mia, quasi detta insieme, anche se io, mi sono trattenuto qualche tempo in più:” vada a votare, non si sottragga a questa possibilità da cui passa il futuro di questi luoghi e dell’intera Città.

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Non voti me o scelga chi le pare, ma aspetti solo due settimane prima di chiudere. Glielo chiedo anche per favore. Glielo chiedo per amore di Catanzaro, del suo che operando qui con spirito di sacrificio enorme è più forte del mio, del nostro. Non le chiedo di avere fiducia, e neppure di avere pazienza. Le chiedo solo di attendere due settimane.” Io che sono rimasto più a lungo lì dentro e mi sono potuto soffermare su quegli occhi, che nel frattempo erano diventati quattro, non so se quelle due persone andranno a votare domenica e se voteranno Nicola. So, però, per certo, che attenderanno queste due settimane. Perché hanno recuperato la fiducia nelle istituzioni? Probabilmente, no. Ma, paradossalmente, ne hanno presa un po’ da quella che Nicola porta con sé e tutto anima del suo impegno e di quello dell’esercito di uomini e donne che si battono con lui per cambiare e la Politica e la Città. Facciamo altri incontri per la strada e per qualche altro negozio. L’ora é però scorsa veloce e lui deve necessariamente andare. Dove? C’è tutto il pomeriggio e la lunga sera per le fatiche elettorali, adesso, che erano di poco passate le tredici, doveva andare dalla sua bambina, ché per il pranzo attendeva il suo papà. Io mi muovo pure verso la mia casa.

Un centinaio di metri e trovo un negozio aperto. “Fammici entrare”, mi dico. Anche qui trovo una bella persona, anche questa è fine, elegante, educata e bella. Gli chiedo il voto. Non l’avevo chiesto per me un mese prima, il che mi rendeva più sicuro. Gentile mi risponde:” volentieri avrei votato Fiorita e, mi creda, a qualche cliente lo sto suggerendo e con successo. Ma abito da qualche anno in territorio di Gimigliano. Ho fatto male? È una cosa brutta per Catanzaro? “ Gli rispondo:” fa male a Catanzaro aver perso un residente, e anche del suo valore, se questo trasferimento sia stato necessitato da un cattivo rapporto tra cittadino e la Città che non rende i servizi necessari al suo benessere. Farà bene a lei e alla sua famiglia, e alle migliaia che hanno fatto la sua scelta nei territori limitrofi, se con Nicola Fiorita nascerà la grande Catanzaro, ( la Città della Magna Graecia…)che sarà la nuova moderna realtà urbana al servizio di un’area ampia e attrezzata di tutto punto per essere, a sua volta, al servizio di una Calabria moderna. Una Calabria, che per crescere in ricchezza e civiltà ha bisogno di un capoluogo forte e progredito. Uno scambio di sorrisi al posto dei saluti, per dirci che eravamo perfettamente d’accordo. Mi avvio contento verso casa. Fa molto caldo. Dall’altra parte della via, vedo scendere, a passo lento e spalle piegate, una signora bellissima, tra le più belle in assoluto.

È stata professoressa di tanti ragazzi e ragazze che da quel liceo hanno, anche grazie ai suoi insegnamenti, preso il cammino più esaltante della vita. Molti son in giro per il mondo con successo, tanti sono rimasti qui, con altrettanto successo. Alcuni il volo l’hanno preso verso l’alto senza mai averla dimenticata e ringraziata per il tanto bene di saperi e di bontà da lei ricevuto. Questa bella signora ha in mano ancora qualche scheda di propaganda elettorale che le é rimasta dal lungo giro che, con umiltà, ha fatto sin dal mattino. Mi commuovo. Non ho la forza di richiamarne l’attenzione. Oppure, ho voluto lasciarla ai suoi pensieri. Sono quelli di una madre, tenera e premurosa. Che pensa a quel desiderato momento in cui le abbinate timidezze e riservatezze, sue e del figlio, si potranno finalmente liberare in un abbraccio lunghissimo. Intimo. E liberatorio anche, di tutto quell’amore che ancora vorranno donare al mondo. Alla Città".

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