La riflessione di Peppino Bisantis sull'odio che “attanaglia la società odierna”

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images La riflessione di Peppino Bisantis sull'odio che “attanaglia la società odierna”
Peppino Bisantis
  13 agosto 2020 10:57

di PEPPINO BISANTIS*

"Dai componimenti scolastici di Padre Pio. Questo è il tema da lui svolto. “In un piccolo e riverente convento delle campagne romane, viveva santamente una comunità di frati minori cappuccini. Un giorno un padre andò dal laico, custode dei panni di tutti i frati, a chiedere un ago per rappezzare il suo umile abito. Il laico corse subito nella stanza della comunità a prendere ciò che il padre desiderava, ed avendone trovato uno solo, raccomandò caldamente al padre di non farlo perdere o rompere, onde liberarsi da qualche castigo del superiore. Il padre affermò che avrebbe fatto tutto con accuratezza e di filato si ritirò nella sua cella. Qui vi cominciò il suo lavoro. Ad un punto dell'abito, avendo trovato un punto della stoffa assai massiccio e duro, l'ago si ruppe in due pezzi. Si figurino il dolore del povero padre nel vedere quella piccola perdita che doveva costare la perdita di due anime. Visibilmente scosso si recò dal laico e gli raccontò l'accaduto. Ma, oh Dio! il confratello appena inteso ciò, montò in furia, coprì d'improperi il padre affermando di averlo fatto a suo dispetto. Nacque tra l'oro un odio talmente ostinato che l'intera comunità ne rimase scandalizzata. Più volte si cercò di farli ritornare in pace, ma questo tentativo riusciva sempre inutile. Il castigo di Dio punì allora la loro ostinatezza. Erano già passati più mesi da che nutrivano quest'odio, quando un bel giorno il confratello laico cadde ammalato gravemente che non vi furono mezzi di salvarlo. Il suo pio confessore, che sapeva l'esistenza di quest'odio, volle che si cancellasse prima in entrambi, non potendo dare assolutamente al moribondo l'assoluzione. Allora convinsero il padre a voler per primo chiedere perdono al suo avversario, quindi recatosi nella cella si avvicinò all'ammalato ed umilmente glielo chiese. Il morente vedendoselo nella propria stanza per la prima volta dal tempo che era stato ammalato, volta con disdegno lo sguardo altrove e dice: “no, non voglio perdonarlo” .

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Il padre, indispettitosi ad una tale risposta, esclama: “e neanche io voglio perdonarti, o confratello”,  non poco altro tempo, tra dolorosi spasmi, l'ostinato confratello spirò, rendendo la sua anima al demonio, celebrate le funzioni i frati si avviarono in refettorio per prendere un boccone, quando intesero forti colpi alla porta del refettorio che li fece impallidire. Il guardiano ordinò al confratello laico di andare a vedere chi fosse, ma rimasto atterrito per quei colpi si negò, dicendo umilmente che non se la sentiva. I colpi si ripeterono per tre volte, ed in ultimo la porta, che era chiusa, si aprì e comparve il confratello in anima e corpo, il guardiano avendolo riconosciuto si alza, ed in nome di Dio gli comanda di dire cosa volesse: sono qui' venuto per portare meco quel padre che in vita ci abbiamo tanto odiato, e portarlo nel fuoco eterno dell'inferno dove entrambi siamo stati condannati”  il padre atterrito, si negò recisamente di seguirlo. Allora il laico si avvicinò al padre e con la sua forza erculea lo prende e lo caccia dalla mensa, e dopo un poco di resistenza si abbracciarono e aprendosi la terra sotto i loro piedi entrambi spariscono lasciando tutti quei buoni frati mezzi morti di spavento. Ripresisi un pò, si recarono in Chiesa per vedere se il cadavere fosse ritornato al suo posto, ma con meraviglia videro la bara vuota...”

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Forse mai come oggi la nostra società è pervasa da odio razziale, religioso, politico ed etnico. Nel suo romanzo Arcipelago Gulag il Premio Nobel per la letteratura Aleksander Saltzniehyn afferma “Dobbiamo condannare l'idea stessa dello scempio di uomini sui loro simili. Tacendo sul vizio, ricacciandoli nel corpo perchè non si riaffacci, noi, lo seminiamo, e in futuro germoglierà moltiplicandosi per mille. Non punendo, non biasimando neppure i malvagi, non ci limitiamo a proteggere la loro sterile vecchiaia, ma strappiamo da sotto le nuove generazioni ogni fondamento di giustizia. Ecco perchè crescono indifferenti; non è solo colpa della insufficiente educazione ricevuta. Se vedono che un’azione ignobile, l'arricchimento indebito, l'abuso di potere, l'ingiustizia non vengono mai puniti dalla legge, anzi portano il benessere, non sarà accogliente un tale paese, farà paura viverci. La voglia di potenza irrompe nel cuore dell'uomo che ricolmo di odio utilizza tutti i camuffamenti possibili che può far suo perchè privo di morale, presentandosi a se stesso e agli altri sotto falsa luce, falsi ideali che lo rendono comunque infelice. Causa la lontananza da Dio. Oggi è andata smarrita la pace dell'anima, è stata addirittura disprezzata e derisa. Imbevuti di odio siamo attratti dai piaceri e false felicità che non potrà mai godere chi è lontano da Dio.

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L'odio verso Dio e verso l'uomo ha creato una società dove l’uomo cerca il successo e il divertimento e così, alimentato dal desiderio del potere delle ambizioni, dell'odio verso gli antagonisti, dall'estremo egoismo, cinico,  pieno di spirito di violenza e di potere per essere superiore agli altri per bramosia di notorietà. Allontanandosi da Dio, l'uomo si è costruito un proprio mondo pieno di oscurità, di pensieri tenebrosi, angosciato, depresso, incapace di trovare una via d'uscita' dal suo esistere ma non vivere. La manipolazione delle coscienze creata da ideologie incapaci di rendere felice l'uomo. Come osservava il grande convertito Montaigne: Mi è accorso di osservare a proposito della stupefacente ed eccessiva felicità dei popoli, ai nostri giorni, a farsi ingannare e a lasciar manipolare la propria fede e le proprie speranze nel senso che piaceva ed era utile ai loro capi, nonostante questi avessero commesso un’incommensurabilità quantità di errori. Se esiste qualcosa che può rendere felice l'uomo, questo è il bene giustamente acquisito per i propri meriti, un bene che non può essere stravolto in male. Il quale fa si che i vizi si insinuano in lui sotto il nome di virtù, la temerarietà, sotto la denominazione di fortezza, l'ignavia è chiamata moderazione, il pauroso passa per prudente senza accorgersi che schiavi delle passioni, dell'avidità, dell'ambizione della paura questi errori lo espongono a un grande pericolo.

E chiudo ancora con Blaise Pascal "Invano, uomini, cercate in voi stessi il rimedio alle vostre miserie. Tutti i vostri lumi possono arrivare a riconoscere che non è in voi stessi che troverete la verità e il bene”. I filosofi ce l'hanno promesso e non hanno potuto farlo. Essi non sanno qual'è il vostro bene, nè qual'è la sottomissione a uso della ragione: in questo consiste il vero cristiano il quale sa che “La conoscenza di Dio senza quella della propria miseria produce l'orgoglio. La conoscenza della propria miseria senza quella di Dio produce la disperazione. La conoscenza di Gesu' Cristo è il giusto mezzo, perchè vi troviamo tanto Dio quanto la nostra miseria”.

 

*Presidente Associazione C.A.S.I.S. Catanzaro

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