di SALVATORE MONGIARDO*
"Diversi amici mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulle guerre di Ucraina e Palestina, che sembrano il detonatore di un conflitto atomico preparato da tempo da stati, religioni, politica, finanza, scienziati e popoli con grande impegno, spesa e cura. Per comprendere le ragioni di un malaugurato conflitto mondiale, dobbiamo fare un salto indietro, quando l’agricoltura, nata nella Mezzaluna Fertile del Medio Oriente intorno al 10000 a.C., si diffuse nell’Antica Europa, come l’antropologa Marija Gimbutas chiamò recentemente le terre di sud Ucraina, Moldavia, Romania, Balcani, Grecia con isole, sud Italia e Sicilia. Era l’Età dell’Oro, quando le donne guidavano i popoli che vivevano in pace e in comunità di vita e di beni. Poi, intorno al 4000 a. C., nei territori a sud del Volga, i popoli in seguito chiamati Indoeuropei forgiarono le prime armi con le pepite di rame nativo, e impararono a catturare e domare i cavalli selvaggi della steppa. Essi invasero a varie ondate gran parte dell’Antica Europa, spingendosi fino al Medio Oriente, e in seguito anche il nord e il centro Europa. Gli Indoeuropei mangiavano cavalli e altri animali, erano guidati da un capo guerriero, avevano schiavi e schiave e praticavano il sacrificio umano.
Pitagora attribuiva l’origine delle guerre all’uccisione degli animali affermando: La pace è una consuetudine che nasce dal rispetto della vita dell’animale. Se non uccidi un animale, mai ucciderai un uomo. Il vegetarismo, che Pitagora praticava e raccomandava, non era solo necessario per la salute, ma era anche il fondamento della pace. La teoria pitagorica fu confermata dallo storico Erodoto (485-425 a. C.) di Alicarnasso, che si stabilì nella colonia panellenica di Turi, voluta da Pericle nel luogo dove sorgeva l'antica Sibari, alla cui fondazione nel 444 Erodoto collaborò ottenendone la cittadinanza. Nel quarto libro delle sue Storie, egli descrive alcuni usi degli Sciti, discendenti degli Indoeuropei, che vivevano attorno al Mar Nero, dove ora infuria la guerra tra Russia e Ucraina: Gli Sciti sacrificano anche tutte le altre specie di bestiame e particolarmente cavalli (cap.61).
Agli altri dei sacrificano dunque questi animali nel modo suddetto, ad Ares sacrificano nel modo seguente: su un mucchio di legna viene piantata da ciascun popolo un’antica scimitarra di ferro, e questo è il simulacro di Ares. A questa scimitarra offrono sacrifici annuali di armenti e di cavalli, anzi a questi simulacri sacrificano ancora più che agli altri dei: fra quanti nemici catturano vivi, ogni cento uomini ne sacrificano uno non nello stesso modo in cui sacrificano gli animali, ma in modo diverso. Dopo aver versato del vino sulle loro teste, sgozzano gli uomini raccogliendone il sangue sulla scimitarra (cap. 62). Per quanto riguarda la guerra hanno i seguenti costumi: quando uno Scita uccide il suo primo uomo, ne beve il sangue, e di tutti quelli che abbia ucciso in battaglia porta al re le teste, e portando le teste ha una parte delle prede conquistate, non portandole no. Il guerriero scotenna la testa nel modo seguente: tagliando in cerchio tutto intorno alle orecchie e afferrata la pelle, la strappa dalla testa; poi, scarnificatala con una costola di bue, la concia con le mani e ammorbiditala la tiene come un tovagliolo e la appende alle redini del proprio cavallo e se ne gloria, perché chi abbia molti di questi tovaglioli è stimato uomo valorosissimo… Molti poi scorticano anche uomini interi e tendendone la pelle su pezzi di legno la portano in giro a cavallo (cap. 64).
Là, quando muore il re… presi i migliori fra i servi del re… strangolati 50 di questi servi e i 50 cavalli più belli, vuotato loro il ventre e ripulitolo lo riempiono di paglia e lo ricuciono… issano ciascuno dei 50 giovani strangolati su un cavallo… Nello spazio della tomba del re rimasto vuoto seppelliscono, dopo averla strangolata, una delle concubine e un coppiere e un cuoco e uno scudiero e un servo e un corriere e cavalli e una parte scelta di tutte le cose e coppe d’oro… (cap. 71). Quanto sta succedendo in Ucraina e Palestina non è comprensibile se non ripartiamo da quegli Indoeuropei, dominati da una voglia irrefrenabile di uccidere, che arrivarono anche in Medio Oriente e oltre. Ciò sembra incomprensibile, ma è quanto emerge da millenni di violenze che si sono manifestate nell’impero persiano, in quello romano, nei barbari, con Gengis Khan, lo sterminio degli Indios e degli Indiani delle Americhe, le guerre di religione, la Rivoluzione Francese, le due Guerre Mondiali, Hitler, Stalin, Mussolini, le Brigate Rosse ecc. Non possiamo però dare agli Indoeuropei la colpa di quanto Incas e Aztechi facevano ai prigionieri di guerra, ai quali i sacerdoti squarciavano il petto con il pugnale di ossidiana per strappare il cuore palpitante e offrirlo agli Dei, cosa che facevano anche con i figlioletti che gli Indios davano ai sacerdoti perché fossero sacrificati. Un’usanza simile osservavano anche i Fenici che sacrificavano i loro primogeniti in occasione di un’eclisse di sole, bruciandoli vivi dentro il Moloch ardente. In realtà tutte le religioni riconoscevano la violenza come forza necessaria per ottenere la vittoria o la salvezza.
Non è quindi un caso che il Dio della Bibbia sia un Dio degli eserciti vittoriosi di Israele. Ma, se c’è un vincitore, ci deve essere anche un vinto che cercherà la riscossa, e le guerre dureranno all’infinito, come è sempre successo. La violenza sembra contraria alla logica, ma non è così, perché è stata ben spiegata da Freud, che, guarda caso, era ebreo, e forse perciò ha potuto capire e teorizzare le due forze contrastanti di Eros e Thanatos che agiscono dentro una stessa persona. Eros è pulsione di vita, desiderio di unione, di costruzione, di relazione, desiderio spesso rappresentato dalle pulsioni sessuali. Thanatos, è pulsione di morte, e quindi desiderio di autodistruzione o di distruzione, che spesso deriva dall'aggressività dell'uomo nei confronti dei suoi simili o di sé stesso. La teoria freudiana finora è stata la sola capace di spiegare fenomeni psicopatologici e sociali altrimenti incomprensibili. Torniamo ora al conflitto palestinese, che i politici cercano di arginare, senza rendersi conto che esso è già fuori controllo, perché riassume in sé sia i conflitti armati che quelli religiosi. La causa prima del conflitto palestinese è ben documentata dalla Bibbia, che narra come Abramo, pastore nativo di Ur dei Caldei, oggi in Iraq, si spinse con le sue greggi fino al Mediterraneo. Poi con il Nuovo Regno d’Egitto, iniziato circa intorno al 1500 a. C., il faraone conquistò i territori vicini e fece molti schiavi, tra cui gli Ebrei.
Intorno al 1200 a. C., Mosè guidò gli Ebrei nella fuga di liberazione e vagò per quaranta anni nel deserto. Poi, avanzando nella conquista, applicò contro le popolazioni di Madian, che vivevano a sud di Gaza, un provvedimento estremamente violento. La Bibbia (Libro dei Numeri 31,13), narra difatti come Mosè accolse il suo esercito vittorioso sui Madianiti: Essi marciarono dunque contro Madian, come l’Eterno (Dio) aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. Mosè, il sacerdote Eleazaro e tutti i capi della comunità uscirono incontro a loro, fuori dell’accampamento. Mosè si arrabbiò contro i comandanti dell’esercito… che tornavano da quella spedizione di guerra. Mosè disse loro: “Avete lasciate in vita tutte le femmine? Furono esse… a stornare dal Signore i figli di Israele… e ad attirare il flagello sulla comunità del Signore… Ora uccidete ogni maschio tra i bambini e ogni donna che si sia unita con un uomo. Tutte le ragazze che non si siano unite con un uomo le lascerete vivere per voi”.
Gli Ebrei consolidarono la loro occupazione, ma continuarono i conflitti con i vicini Filistei, da cui deriva il nome stesso di Palestina. Quel lungo conflitto è narrato nella Bibbia (Libro dei Giudici 13, 14, 15, 16), dove Sansone emerge come difensore degli Ebrei. Egli, dotato di forza sovrumana, uccideva molti Filistei, che ordirono il tranello del taglio dei suoi capelli. Persa la forza, Sansone venne sopraffatto dai Filistei che gli cavarono gli occhi, lo portarono, guarda caso, a Gaza, lo legarono con catene di rame e lo misero a girare la macina della prigione. Intanto i capelli gli erano ricresciuti e i Filistei celebrarono un grande sacrificio in onore del loro dio Dagon per ringraziarlo di aver permesso la cattura del loro nemico. I Filistei chiamarono Sansone perché li intrattenesse con dei giochi. Al fanciullo che lo teneva per mano, egli chiese di fargli toccare le colonne portanti della casa per appoggiarsi. Nella casa vi erano tutti i capi dei Filistei e sulla terrazza assistevano allo spettacolo tremila persone. Allora Sansone invocò il Signore per vendicarsi dei suoi occhi, si mise con tutta la forza tra le due colonne portanti e gridando «Morte a Sansone e a tutti i Filistei!» fece crollare la casa. Con lui morirono più persone di quante ne egli ne avesse uccise in tutta la sua vita.
La cultura indoeuropea è oggi più forte di allora, perché ha saputo usare i concetti di patria, confini, razza, classe, proletariato, nobiltà, feudalesimo, religione, rivoluzione, schiavitù e libertà allo scopo inconfessabile di raggiungere il vero piacere della vita, che va vissuta pienamente uccidendo e distruggendo, altrimenti è una vita sprecata. Per questo motivo si trovano sempre i soldi per fare guerre e armi. Un vecchio prete del mio paese, don Salvatore Bressi, mi disse circa sessanta anni fa che la Bibbia non era il libro della salvezza, ma il vademecum alla morte, perché gli Ebrei erano stati sempre perseguitati e uccisi. Personalmente ho cari amici ebrei, e mi duole il cuore pensando alla tragedia che stanno vivendo, come la stanno vivendo, e forse anche peggio, i Palestinesi. Fin dal 2016, il primo anno di attività della Nuova Scuola Pitagorica, abbiamo istituito la Giornata mondiale per la distruzione di tutte le armi.
L’anno prossimo 2024, la celebreremo nella sede di MOSMODE a Crotone, società che lavora nella rottamazione dei metalli, per indicare che tutte le armi devono essere rottamate. Ma vogliamo già adesso proporre una Invocazione ai Caduti in guerra, da recitare nelle famiglie, tra amici, comunità o anche da soli. Si può recitarla davanti a ritratti di familiari caduti o di monumenti ai caduti, con offerta di fiori, candele e incensi. Fondamentale è la partecipazione delle donne e dei bambini.
INVOCAZIONE AI CADUTI IN GUERRA
Care Anime dei Caduti, il vostro numero è sterminato e nessuno si ricorda più di voi. L’umanità, guidata da millenni da regimi maschilisti abominevoli e violenti, è arrivata alla vigilia di una possibile guerra nucleare. L’odio, le armi, la competizione, la finanza e l’ingiustizia sociale hanno avvelenato i nostri giorni, togliendoci la possibilità di un futuro migliore. Voi siete la nostra ultima speranza, perciò vi invochiamo affinché veniate in nostro aiuto. Possiamo immaginare la vostra pena quando avete lasciato le vostre famiglie e siete andati in armi contro vostri simili per uccidere o essere uccisi. Quanto dolore nell’essere trafitti da freccia, spada, giavellotto, o colpiti da arma da fuoco, bomba, cannone, che spesso vi hanno provocato ferire dolorosissime prima di morire a questo mondo crudele. Quanta angoscia per le vostre madri che vi hanno partorito e allevato, nel vedervi partire e non fare più ritorno. La maternità, il dono più grande del creato, si è trasformata in un inferno di pena.
Care anime dei nostri fratelli dimenticati e sconosciuti, noi vi chiediamo di ritornare a nuova vita per spegnere ogni sentimento di odio e vendetta, ogni pulsione di distruzione e morte. Siamo stanchi di dover soggiacere a regimi incapaci di dirigere i popoli verso quella pace e quel benessere che anche voi sognavate durante le campagne militari pesanti e lunghe, nel caldo e nel gelo, per terra e per mare. Cari fratelli, unite le vostre anime alle nostre per formare una catena d’amore che unisca l’umanità in un sol cuore".
*Scolarca della Nuova Scuola Pitagorica
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736