La riflessione. Franco Cimino: "Al mio amico poeta perchè adotti nel cuore Silvia, la ragazza tenuta in ostaggio nel suo Paese"

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Franco Cimino
  15 maggio 2020 21:09

di FRANCO CIMINO

E cosa avremmo dovuto fare come Paese che da sempre, qualunque sia il governo e il suo colore politico, ha pagato il riscatto con cifre anche superiori a quelle accreditate all’ultimo rapimento? Mostrare i maroni e lasciarla nelle mani dei rapitori, morta o rieducata che potesse essere? Poeta mio, cosa avremmo dovuto fare? Detto questo, colpevole di tutto quel che è accaduto o poco o nulla, è giusto il linciaggio cui è stata sottoposta questa ragazza italiana tornata tra le braccia della sua mamma dopo diciotto mesi, che, comunque, non saranno stati una villeggiatura? E, infine, poeta mio, perché questa indignazione non è salita in petto agli italiani quando il riscatto è stato pagato per la liberazione di italiani maschi? È, forse, il fatto che l’ultimo ostaggio sia donna o che sia tornata islamica e di islamica vestita?

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Se è questo lo si dica. Se poi vi è il sospetto, ben sollevato dai soliti ambienti “democratici e liberali”, che Silvia sia in combutta con i terroristi e invece che alla religione si sia convertita all’islamismo estremista, lo si sussurri all’autorità giudiziaria per le indagini, con le dovute conseguenze, del caso. Altrimenti, poeta mio (e ciò che dico non è rivolto a te, persona speciale e buona) si faccia una una delle due cose, o ambedue: si proponga in Parlamento una legge che muova all’incontrario della linea finora adottata dai governi italiani o si taccia.

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Si lasci questa ragazza, figlia nostra, di tutti i padri e le madri di’Italia, al suo percorso di rinascita come persona e come donna. Alla fine del quale conterà ciò che lei profondamente è. Quello che di sovrastruttura vorrà tenere, convintamente o no, saranno solo fatti suoi, come la vita che decideranno di fare i nostri figli. Io, personalmente, che non vorrò mai considerarla eroe, ma solo una ragazza dal cuore e dal sorriso bellissimi, che augurerei a tutti i ragazzi che ho contribuito a formare nella mia lunga vita di docente, le auguro tutta felicità che desidera e merita. Una famiglia bellissima, un uomo che profondamente l’ami e tanti figli, che le assomiglino. Ovvero, di diffondere amore nella ripresa della missione a favore dei bambini poveri , dei diseredati ed emarginati di questo nostro mondo. Un mondo non più pazzo, ma miseramente soltanto vigliacco ed ipocrita. Poeta mio, tu, per fortuna sei diverso, appartieni all’estetica del mondo buono, sei da tutt’altra parte. Sei il mio amico. Sei Poeta.

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