La riflessione/ Maurizio Alfano: "Basterà sognare, sperare, risorgere?"

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Maurizio Alfano
  19 aprile 2020 14:13

di Maurizio Alfano

Non credo, anzi ne vado persuaso. Intanto faccio fatica nell’ordinare le tre variabili dell’animo umano alle quali spesso ci appelliamo soprattutto nei momenti di nostre difficoltà e la questione non è di poco conto. Cos’è difatti più importante per ognuno di noi, sognare, sperare o risorgere? Perché non sono affatto condizioni tra loro simili, anzi hanno implicazioni differenti, addirittura potremmo pensare umana la prima, spirituale la seconda, la terza poi, ancora più complicata nella sua declinazione terrestre. Potremmo immaginarle come una catena interiore dei bisogni dell’anima che potrebbe però rivelarsi una cinghia di trasmissione valoriale ed anche qui la cosa non è di poco conto, tutt’altro.

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Ad ognuno di noi è dato sognare come funzione dell’attività mentale con carattere però non intenzionale. Altra cosa è quando sogniamo ad occhi aperti. In questo caso è un’attività che poggia su un nostro desiderio affinché possa realizzarsi qualcosa per noi importante. Essere considerati dei sognatori poi, implica l’avere a cuore il bene comune, ovvero determinare cose importanti che poggiano però nell’aspettativa che vadano realizzandosi situazioni che non sono quasi mai nelle nostre mani. Vanno abbinati i nostri sogni quasi sempre a cose o persone che possano accadere o cambiare e renderli perciò per il loro tramite realizzabili. A ben pensare però, non siamo  padroni dei nostri  sogni  se poi soggiacciono a condizioni esterne. Ed allora non resta che appellarci alla speranza. Ad essa ci appelliamo quando le nostre aspettative siamo consapevoli fin dal loro insorgere risultare fuori dalla portata dell’essere umano, quando invochiamo un miracolo. La speranza ha significanza spirituale che ci proietta in una dimensione intima di riferimenti che ha implicanze indipendentemente dall’essere cattolici, laici o atei.

Ma anche questa condizione dell’animo sfugge ad una nostra diretta azione che possa determinarne l’esito in una direzione o nell’altra. Possiamo pregare, meditare, sperare appunto che le cose vadano in un verso anziché in un altro, ma sarà la fatalità, il destino, il miracolo o il naturale evolversi delle cose che ne determinerà l’esito finale. Ed ancora una volta non siamo direttamente responsabili degli esiti complicati delle nostre vite e  chi saprà riconoscere le diverse fasi della propria esistenza potrà  si, pensare di risorgere a nuova vita fisica o morale che sia. Ma entrambe le condizioni anche qui implicano che dobbiamo prima morire nell’animo, come nella elaborazione di un lutto, o nell’aver superato una malattia attraverso la speranza alla quale ci siamo aggrappati e per questo rimasti in vita, più che risorti.

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Anche la stessa resurrezione ha in questo periodo appena passato della Passione di Cristo, un riferimento importante, così come il risorgere a nuova vita di Lazzaro che anziché risultare  un segno divino, apparse ai sacerdoti come un gesto pericoloso per la loro sopravvivenza operato dal quel Cristo prima venduto, poi crocefisso. Ed ecco trasparire l’egoismo umano che uccide ogni sogno, sconfessa ogni speranza, ammazza il risorto. Sognare, sperare e risorgere è, in questo  momento così travagliato essenziale ad ognuno di noi, poiché ognuno di noi sogna che possa presto finire questo incubo. Spera ognuno di noi di tornare alla propria vita, alle proprie abitudini e di risorgere a nuova vita. Gli stessi decreti nazionali o regionali hanno anche loro negli incipit parole come cura Italia, risorgi Italia e così via, esaltando per questa via il valore di alcune parole, saltando a piè pari però, quella fase di un nostro diretto apporto che non può sedimentare soltanto nel sognare, sperare o risorgere, poiché abbiamo compreso che non sono cose che direttamente possiamo determinare nei loro esiti finali. Allora credo che ciò che può dare un senso al sognare, un cuore allo sperare e nuova carne da ammazzare al risorgere è quella condizione di impegno politico intima in ogni coscienza che si chiama parteggiare. Ecco, bisogna essere partigiani, ovvero come ripete Papa Francesco essere da una parte o dall’altra delle questioni. L’ambiguità del nostro mondo è la negazione appunto della partecipazione diretta ai cambiamenti poiché sogniamo o speriamo delegando agli altri gli esiti e gli scenari futuri delle nostre vite nel tempo che viviamo. Compiamo così in assenza dal parteggiare, dal prendere parte, l’assumere una condotta di complicità verso quella secolare azione di deresponsabilizzazione del nostro essere - indugiando nel dare colpe a chi abbiamo al contrario lasciato avere esiti persino nei nostri sogni. Siamo complici di una gigantesca operazione di rimozione delle Memoria che crea sogni o speranze macchiati dall’indifferenza che oramai ci vive. Il sogno, la speranza, lo stesso risorgere sono a volte condizioni di comodo se non le compenetriamo appieno di tutta quella consapevolezza necessaria ad  adottare un comportamento per sostenere un cambiamento.

Ecco il mio sogno, la speranza, il risorgere di un ritrovato modo di vivere le proprie vite annodate ad un senso più ampio delle stesse a partire da quei segni di cambiamenti possibili che in un momento di corto circuito sociale come quello che stiamo vivendo, nonostante la ferocia dell’indifferenza di gran parte degli esseri umani, pronti ad ammazzare il risorto, invece sopravvivono. La domanda allora che dobbiamo porci è, vogliamo davvero ritornare a quelle vite precedenti o vogliamo cambiarne qualcosa? Il sogno di metterci il virus alle spalle nella speranza di un vaccino che lo colpisca mortalmente sprigionando nuova vita risorta è tale, ovvero ad esso dobbiamo dare quella parte del nostro agire, tempo e anima che possa ridisegnare la scenografia urbana del mondo che viviamo, dipingere la catena delle nostre relazioni umane e dare respiro al pianeta e nuovo soffio alle nostre vite? Ecco le domande da porsi, ovvero quella più importante è, e se il virus fossimo noi che abbiamo trasformato i sogni in incubi, la speranza in simonia e la resurrezione nella negazione della vita altrui? E se il Virus che toglie il respiro agli esseri umani e lo restituisce al pianeta tornato a respirare volesse dirci qualcosa, siamo pronti a saperlo ascoltare?

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