In tutte le Regioni d'Italia gli Uffici periferici dello Stato, con ruolo regionale o interregionale, sono insediati nelle città capoluogo di Regione.
E' stato in questi giorni ricordato, a mo d'esempio, con un lungo elenco gli Uffici periferici dello Stato con spettanza alle città capoluogo di Regione, che in Calabria, ingiustamente e immotivate, (poco meno di venti) sono stanziati in altre città, e non a Catanzaro. Soprattutto dal 1971 si ripetono regolarmente questi scippi o violenze che subisce il Capoluogo.
Avviene, sempre, che Catanzaro usurpata, attraverso le istituzioni locali, associazioni e singoli cittadini reagisca ed elevi protesta, in particolare verso i Governi nazionali del momento. Le istituzioni nazionali, Governo, Parlamento, ma anche regionali, snobbano le denunce della città, e regolarmente marcano un'assenza: con altezzosa non curanza relegano le proteste di Catanzaro al miserevole accapigliarsi fra due contendenti in una guerra di campanile. Atteggiamento grave da stigmatizzare: le cose non stanno assolutamente così.
Nessuna guerra campanilistica è stata mai dichiarata da Catanzaro ad altra città della Regione; nessuna città calabrese ha dichiarato mai guerre campanilistiche a Catanzaro.
Cosa, dunque, succede? Avviene che i diversi Governi nazionali, molto probabilmente su pressione di autorevoli esponenti politici calabresi, interessati a depredare la città titolata, Catanzaro, dal suo ruolo e dalle sue funzioni istituzionali, per avvantaggiare città di loro interesse, anche elettorale, decidano d'impegnarsi per stanziare, caso unico in Italia, Uffici con competenza regionale, in città diverse dal Capoluogo di regione. I Governi nazionali o le Istituzioni preposti si piegano alle richieste, queste si campanilistiche, e alimentano ogni divisione fra i calabresi: anche in questi casi vale: dividi e impera.
Quanto di più grave è stata sempre commesso dalle Giunte e dai Consigli Regionali, che hanno assunto la posizione d'ignavi, si sono sempre lavati le mani, sono sempre stati dalla finestra a guardare. Tale atteggiamento ha contribuito, e molto, ad alimentare il campanilismo, a dividere i calabresi, a svilire e mortificare il Capoluogo di Regione. Catanzaro, ma la Calabria tutta, è, pertanto, preda di ogni scorreria. Le regole, anche le più elementari, sono normalmente disattese.
L'ennesima vicenda, Soprintendenza ai Beni Culturali, è questione, argomento che non può impantanare Catanzaro e Crotone, come se fosse, alterando la verità, un fatto fra due contendenti, ma appartiene alla tutela delle prerogative del Capoluogo di regione, che dovranno sempre essere assicurate e tutelate dai livelli istituzionali nazionali e regionali.
Le istituzioni catanzaresi hanno il diritto di protestare e rivendicare il riconoscimento della città Capoluogo di regione, protesta che non può essere derubricata a campanilismo: è una indegna mistificazione per non assumere le responsabilità di competenza.
Catanzaro, mi auguro, attraverso i Consigli Comunale e Provinciale dovrà con tutta urgenza richiamare all'assunzione di responsabilità la deputazione calabrese, non solo quella catanzarese, che ha il dovere di promuovere e difendere le prerogative del capoluogo di regione. Tutti i parlamentari dovranno uscire allo scoperto (Catanzaro è, in questo caso, la Calabria che subisce mortificazione). Bisogna, anche, chiedere che il Consiglio Regionale voti, nella prima riunione utile, un ordine del giorno con il quale si chiede al Governo di rivedere la decisione scorretta sul piano istituzionale, e d'insediare a Catanzaro, per come in tutti i capoluoghi di regione, la Soprintendenza ai Beni Culturali.
Sabatino Nicola Ventura
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