La sorella di Denis Bergamini: “Venne ucciso ma stanno fermando la verità”. Lo speciale stasera su Sportitalia

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images La sorella di Denis Bergamini: “Venne ucciso ma stanno fermando la verità”. Lo speciale stasera su Sportitalia
Denis Bergamini
  16 marzo 2020 09:46

Nostalgia, tristezza, dolore, ma anche tanta rabbia. Non nasconde le sue emozioni Donata Bergamini nel corso della sua lunga intervista per il programma "Snaps - Oltre lo sport", in onda oggi, dalle 20, su Sportitalia (visibile in chiaro e gratuitamente al canale 60 del digitale terrestre oppure in HD per smart tv): l'ultima rilasciata prima della recente morte del padre Domizio.

Posta di fronte a tante polaroid che raccontano il legame profondo che aveva con il fratello Denis, centrocampista del Cosenza trovato morto a soli 27 anni il 18 novembre 1989, Donata Bergamini rievoca gli anni felici vicino al fratello e ripercorre soprattutto 30 anni di lotte per arrivare a fare luce su una "triste verità": quella di una "morte fatta passare per un suicidio". Le prime indagini conclusero infatti che Denis si era lanciato sotto un camion e una foto in bianco nero lo aveva immortalato. Ma quella foto a Donata e a suo padre non ha mai convinto e oggi, dopo 30 anni, grazie alla sua ostinazione è emerso chiaramente che Denis è stato ucciso.

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"La prima verità l'abbiamo già raggiunta quando abbiamo riesumato il corpo di Denis il 10 luglio del 2017 - spiega -. Quel giorno il suo corpo ha parlato e grazie alle nuove tecnologie è emerso che era stato prima soffocato e poi adagiato sull'asfalto e schiacciato dal camion. Adesso però cerchiamo la giustizia, i responsabili", "avevo trovato un procuratore che mi aveva ridato fiducia nella magistratura, anche se non l'avevo mai del tutto persa. Ma nel momento più bello, quando finalmente pensavo di essere arrivata alla verità, la magistratura mi ha fucilato: è arrivato il trasferimento del procuratore Eugenio Facciolla: trasferimento che non riesco proprio a digerire.

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Ho scritto una lettera al procuratore Nicola Gratteri in cui esprimo tutta la mia rabbia perché non siamo ancora arrivati alla verità. Non è accettabile per una famiglia a un passo dalla verità e dalla giustizia, che a un procuratore non venga data l'opportunità di portare a termine il proprio lavoro". E precisa: "Senza nulla togliere al procuratore che arriverà, ritengo che la giustizia sia veramente crudele: il primo procuratore è stato promosso, il secondo è andato in pensione e chi ha effettivamente lavorato è stato trasferito. Non credo sia giusto e non riesco a credere che sia casuale".

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E conclude: "Io non mi fermerò, non mi posso fermare. E sarebbe giusto che nessuno si fermasse, neanche la magistratura e che il CSM mi appoggiasse visto come sono stata trattata per 30 anni"

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