La strage di Bologna, il dolore e la democrazia sospesa

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Franco Cimino
  02 agosto 2019 16:17

Fra un anno esatto, saranno quarant’anni di quella tragica mattina alla stazione di Bologna. Milioni di italiani (le generazioni che seguirono a quelle di quel tempo) conoscono poco o nulla di quella strage e delle altre che la precedettero e la seguirono, in un Paese insanguinato dal terrorismo. Stragismo di destra e terrorismo di sinistra. Il primo lo chiamarono strategia della tensione, il secondo “ folle approccio alla rivoluzione del popolo “. La regia occulta di ambedue si proponeva, pur su ambiti diversi, di scardinare lo Stato democratico o capitalista, per instaurarne un altro di tipo diverso. Quella minaccia fu sconfitta da due fattori tra loro interconnessi: l’unità delle forze democratiche, pur se talune all’interno minacciate da infiltrati, venduti e da talpe eterodirette; la mobilitazione delle masse popolari, che attuarono una coraggiosa resistenza occupando stabilmente le piazze le scuole e i luoghi di lavoro. Tra un anno ci saranno grandi e solenni celebrazioni. Il luogo sarà sempre quello, la piazza antistante la stazione.

È una piazza grande, rettangolare, non profonda. Ogni anno è piena di bolognesi. Bologna è una Città antifascista, democratica, orgogliosa di se stessa dentro la sua millenaria esaltante storia. Da trentanove anni questa piazza è luogo della rabbia e della protesta. Del dolore irrisolto e dell’amara delusione. Ogni anno, questa piazza del dolore, manifesta dolore e protesta. A voce alta urla la sua indignazione per la strage impunita. Chiunque parli da quei microfoni che non siano i rappresentanti dei familiari delle vittime, viene puntualmente e compostamente fischiato. Dai numerosi processi-anch’essi disturbati da deviazioni, depistaggi e inquinamento delle prove- sono venuti fuori colpevoli certi, colpevoli a metà, colpevoli forse, colpevoli nient’affatto. Che fosse una strage fasciata, come tante altre, questo lo si è appreso subito, il popolo italiano l’ha intuito non appena la polvere di fumo nero si è alzata in cielo, lasciando nell’aria l’odore acre di sangue bruciato, di carni macerate, di polmoni esplosi. E un canto greco di morte acerba e di disperato lamento. Ma la verità, la nuda, completa, dura e fredda verità, quella non è ancora venuta alla luce. Nessuno l’ha cercata. Nessuno più la cercherà mai. La speranza è affidata agli storici, che la racconteranno attraverso i futuri testi scolastici e non.

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Ma, la storia che si racconta da se stessa, per il solo gusto o dovere di essere storia, non renderà mai giustizia, ammesso che vi riesca nell’intento di essere più largamente oggettiva. Specialmente, se i testimoni non potranno più parlare e i documenti siano stati distrutti quasi nell’immediatezza del tragico avvenimento. Io ho sempre pensato, e qui, oggi, ancor più mi confermo, che quella nuova Resistenza, che pure ha salvato la Democrazia, non potrà esultare di se medesima e del suo eroismo, perché sopraffatta da una forza successiva che ha modificato il corso della Democrazia italiana e la sua qualità. Con ciò realizzando in parte, minima o considerevole, il disegno “ eversivo” di tipo totalitario e autoritario, come quello potenzialmente in formazione nel nostro paese è in larga parte dell’Europa. Era inevitabile che ciò accadesse proprio, o in misura rilevante, per il mancato accertamento di quelle verità, dentro l’unica verità, nella quale v’è pure la mano segreta che ha utilizzato la tragica vicenda Moro, nonostante il colore della matrice diversa fosse il rosso e non il nero.

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Personalmente, sento un grande dolore e una fortissima preoccupazione per la lontananza, quando non ignoranza o indifferenza, da parte di una notevole fetta delle ultime generazioni nei confronti di quegli avvenimenti e della lunga scia di sangue lasciata sulle strade dell’Italia. La nostra democrazia, e con essa lo stesso sentimento di libertà che la anima, non ritornerà ad essere quella disegnata nella nostra Carta Costituzionale fino a quando il valore della vita, la intangibilità della persona, che la contiene unitamente alla Natura, sua residenza esclusiva, non diventeranno nuovamente il fine della Politica e di ogni agire umano. E, soprattutto, se, quelli che sono venuti dagli anni del terrore, per esservi stati testimoni o per averli ricevuti come testimonianza dell’orrore, non pretenderanno che la verità, di ogni strage e di ogni delitto eccellente, venga con assoluta certezza affermata.

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Fosse domani mattina o più tardi, poco importa se fisicamente non vi sarà alcuno da mandare in galera. Importa, di sicuro, che tutti sappiano di che anima nera, di che mani lorde e di che facce brutte si compone il male. Per riconoscerlo subito e annientarlo prima che semini morte e miseria. Contro la Vita. E la Democrazia, che la esalta e quotidianamente la celebra.


Franco Cimino

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