Si è svolto con successo ed interesse l’incontro su “La conquista del Sud”, organizzato da Cantiere Laboratorio e Gioventù Controcorrente e che si è svolto al Centro Congressi Prunia, a Lamezia Terme, sabato 12 ottobre 2019.
Durante l’introduzione, Vittorio Gigliotti, presidente dell’Associazione organizzatrice, ha messo in evidenza come, prima del 1861, il Regno delle Due Sicilie fosse economicamente florido e all’avanguardia dal punto di vista statuale. Ad un certo punto - dichiara Gigliotti - questo pacifico Regno, con la complicità interessata di inglesi e francesi, viene invaso, saccheggiato e depredato dall’esercito piemontese, che svuotò le casse del Regno, portando via 80milioni di ducati. Ma, nonostante il tradimento e la corruzione di molti, l’esercito napoletano lottò eroicamente, unitamente alle migliaia di uomini, donne e ragazzi. Di questi, molti morirono sui campi di battaglia e circa 40mila perirono nei campi di internamento piemontesi. Chiamarono “briganti”, nel senso di banditi e malfattori coloro i quali, invece, furono gli ultimi difensori di una storia, di una tradizione e di una cultura. Nel tentativo di fermare l’insorgenza, i piemontesi, nel 1863, inviarono 120mila soldati, a dimostrazione di come si trattò di una vera e propria rivolta di popolo.
Nel suo intervento, Gigliotti ha anche citato le parole precise e puntuali del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri, che, invitato alla trasmissione di Corrado Augias “Quante storie”, il 12 gennaio di quest’anno, parlando di mafia e della sua possibile origine all’epoca di Garibaldi, ebbe a dire che: “Nel 1869, dopo l’Unità d’Italia, abbiamo visto usare la picciotteria nella lotta politica e nelle elezioni comunali del 1869 al Comune di Reggio Calabria. Dunque, nel corso di un secolo e mezzo, è stata la classe dirigente che ha legittimato le mafie”, dichiarando inoltre come “l’unità d’Italia sia stata imposta e come la stessa è nata malata, perché non discussa o trattata, che la storia viene scritta dai vincitori e che i perdenti appaiono come i soliti sporchi, brutti e cattivi”.
Maria Carmela Spadaro, docente dell’Università “Federico II” di Napoli, nel suo excursus, ha sinteticamente tracciato la vita preunitaria, affermando che 150 anni fa è stata fatta da parte dei piemontesi una guerra di aggressione, la quale fu una vera e propria operazione economica a loro vantaggio. Ha messo inoltre in evidenza come allora esistevano piccole patrie e che una confederazione sarebbe stata la cosa più plausibile. Dal punto di vista valoriale, Dio, Patria e Famiglia erano i cardini che animavano quell’epoca, troppo diversi per essere in linea con quelli di Inghilterra e Francia, motivo per cui il Regno del Sud doveva cessare di esistere. Ha infine analizzato i tanti primati del Regno del Sud, soffermandosi in particolare sulla Calabria di quei tempi, sulla vita economica, sociale e sulle infrastrutture, a partire da Mongiana. Ha infine terminato il suo intervento, dicendo che non bisogna mai arrendersi e che è necessario uno sforzo culturale, di studio, per far emergere e diffondere quelle verità occultate dalla storiografia ufficiale.
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