L'apertura dell'anno giudiziario, la giustizia e la democrazia in Calabria...

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Franco Cimino
  31 gennaio 2020 15:58

di FRANCO CIMINO

Domani è il giorno dell’apertura dell’anno giudiziario nelle due giurisdizioni di Reggio Calabria e Catanzaro. È un rito importante che da molti anni si celebra in tutt’Italia. Con esso si fa il punto della situazione giudiziaria del Paese sul piano generale e su quello dei singoli distretti. Il Procuratore Generale svolge la relazione sullo stato della Giustizia, porta cifre a sostegno della sua analisi e le proposte conseguenti. Quanto è cresciuta la criminalità nell’anno appena trascorso? Come essa è mutata nella sua struttura e composizione sociale? Quanto e se è cresciuta la microcriminalità? Da dove provengono i ragazzi che delinquono e come e quanti di loro si distribuiranno tra la criminalità comune e quella ‘ ndranghetista? E quest’ultima, a che punto è della sua capacità di estensione, interna, nazionale e internazionale?

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E' davvero mutata nella sua strategia, per cui sia andata oltre il mercato ricchissimo della droga, dopo aver lasciato quello delle estorsioni a un livello di affiliazione inferiore, per costruire con la massoneria deviata e altre organizzazioni segrete una sorta di cupola gigante e supersegreta per occupare parti vitali dello Stato, con ciò andando ben oltre il già accertato obiettivo di condizionare la politica eleggendo sempre più direttamente propri uomini nelle assemblee elettive? A che punto si trova lo spaccio della droga? Perché questo terribile mercato è sempre più ricco, estendendosi in ogni luogo della regione, dalle più piccole alle più grandi città? Qual è la variegata composizione del tessuto sociale che ne fa ricorso e per quale diversa motivazione? Quanti sono i giovanissimi e quanto è scesa la loro età di consumatori e di quali sostanze più specifiche? Quant’è più alto il numero degli adulti consumatori, di cocaina in particolare, di professionisti di varie importanti professioni, specialmente quelle a più esposta sensibilità sociale? E, soprattutto, in che percentuale molti di essi esercitano ruoli e funzioni pubbliche, anche politiche e istituzionali, tanto da poter destare allarme sulla buona loro condotta rispetto all’interesse della gente e alla possibile penetrabilitá della criminalità nel loro lavoro per la capacità di ricatto su di essi esercitabile? E ancora, quale è la condizione delle Forze preposte alla lotta delle varie criminalità al di là dei risultati specifici? Quale il loro numero, le risorse affidategli, gli uomini più competenti assegnategli e quale il loro rapporto con le Procure che le indirizzano nelle indagini? Infine, alla luce di quanto apertamente questa volta è venuto alla luce, potendosi immaginare una sua ben lunga preesistenza, in che condizione si trova la salute del rapporto, nell’ambito del sistema Giustizia, tra attività delle procure e i diversi successivi organi giudicanti? E, quando questo risultasse eccessivamente sproporzionato, con quale onestà ci si pone la domanda se il problema si trova nella magistratura inquirente o in quella giudicante? E quali iniziative si intendano prendere per combattere quel fenomeno negativo, che tante ombre getta sulla Giustizia in quanto sede del più alto interesse dei cittadini? Quali sono i danni registrati dalla conflittualità interna alla magistratura, accentuati anche da quella ormai antica divisione in correnti che, come fatti gravi dimostrano, ha alterato la funzione dell’imparzialità del giudice e l’autonomia dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura, sempre più politicizzato e tentato dalle logiche spartitorie del potere, che nelle loro mani è oggettivamente enorme?

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Sono queste le domande più importanti che campeggiano, ora silenziose, nel Palazzo di Giustizia di Catanzaro, e che si auspica vengano poste con chiarezza, domani, suscitando quel dibattito necessario tra le varie componenti il complessivo e “ unitario” sistema Giustizia, della cui corretta funzionalità la Calabria ha un bisogno maggiore di tutte le altre regioni d’Italia. La giornata inizierà con l’assenza più pesante. È quella del Procuratore Generale, da ieri assegnato al tribunale di Torino. È un’assenza dolorosa per i motivi che l’hanno determinata. Umiliante. E, riguardo ad altri provvedimenti disciplinari e alle inchieste nei confronti di non pochi importanti magistrati di questa giurisdizione, anche pericolosa, se la magistratura, nella sua capacità di autogoverno generale e nella sua responsabilità distrettuale e personale, non saprà o non vorrà chiarire apertamente e fino in fondo l’estensione e i motivi veri degli odi e dei conflitti tra giudici, andando a scavare anche in quelli nel tempo lontani.

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La stessa cosa, sebbene per motivi diversi, deve fare l’Ordine degli avvocati. Un guardarsi dentro, un autogiudicarsi e un aperto correggersi, modificando comportamenti e modi di essere parte nel contesto di un tutto in cui sempre più indispensabile risulta il ruolo del difensore, come il giudice cercatore di giustizia e tutore del Diritto. Da parte di chi ha la responsabilità del funzionamento della Giustizia, che per nulla in via secondaria riguarda l’intera società, questo è un atto morale prima che un dovere “ professionale” e civile. Oserei dire democratico, per l’incidenza che l’amministrazione del Diritto ha sul complessivo funzionamento della macchina regione ovvero della società Calabria. Domani vedremo, domani sentiremo. La nostra mente vedrà. Il cuore dei calabresi sentirà. Domani quel libro tenuto chiuso da sempre potrà restare ancora più chiuso e intero, oppure potrà vedersi stracciare le tante brutte pagine o interi capitoli macchiati dall’infamia e dal disonore. Domani si constaterà se sarà prevalsa la difesa di quanti vorranno ritenersi "casta", con annessi poteri e privilegi, o l’onore e il senso dell’onestà di quanti svolgono forse la funzione più importante in una società che voglia dirsi democratica. Da domani si saprà, il popolo lo saprà, il ricostituirsi popolo da milioni di calabresi residenti nei confini regionali o erranti nel mondo, nella pelle e nel sangue lo sentirà, se a quella sfiducia ormai totale verso i governanti e la politica non debba aggiungersi la perdita di fiducia nella Giustizia.

Domani, sembra soltanto un altro giorno, ma per la Calabria è invece l’inizio di quel domani tanto atteso, che ci liberi da questa brutta lunga notte.

 

 

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