L'avvocato Claudia Conidi: "I diritti violati dei detenuti in periodo di Covid-19"

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L'avvocato Maria Claudia Conidi
  15 gennaio 2021 19:14

di MARIA CLAUDIA CONIDI*

E’ sacrosanto il diritto di ogni detenuto di poter effettuare colloqui coi propri familiari, di incontrare i propri avvocati, anche per poter visionare documenti, portare a conoscenza dei difensori alcuni importanti dettagli per meglio affrontare la battaglia in dibattimento a sostegno delle proprie ragioni difensive, è sacrosanto altresì il diritto a permanere in sezioni ad hoc per lo status che si riveste ,come poter effettuare i permessi premio ,anticamera logica a misure alternative alla detenzione inframuraria.

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Purtroppo tutto questo ,però, in periodo di pandemia è sacrificato in forza delle restrizioni governative disposte a tutela della salute pubblica, che più che garantire la sicurezza dalla diffusione del virus, stanno assicurando la rovina dell’economia ,della salute mentale della gente ,e perché no contribuiscono in maniera determinante a causare la morte dei diritti costituzionalmente garantiti finanche dei detenuti.

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La celebrazione del processo” Rinascita Scott “non è esente da tal tipo di” inconvenienti”.

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Un progetto, un sogno, un’idea, una rivoluzione, una strategia, che però cammina oggi, su un trenino lego, infettato dal covid. Uso le parole dell’artefice della maxi inchiesta ,quelle del Dr Gratteri, che però oltre ad avere infettato di legalità i suoi colleghi è stato infettato, a sua volta, insieme col suo processo da questa maledetta pandemia.

Quasi profetiche le sue parole, haimè!

Accade che ,se un detenuto, ad esempio cambia il proprio difensore, revocandolo con nomina contestuale conferita ad altro legale, questo, potrebbe in astratto richiedere termine per potersi “leggere” le carte per garantire la migliore difesa al proprio assistito.

Ma quanto ci vuole per leggersi tutti i capi d’imputazione dell’OCC e le carte seguenti?

O potrebbe eccepire altresì la mancata notifica di atti che ,considerato lo smart working di ultima generazione cui siamo costretti causa covid, potrebbero non essergli mai stati notificati.

Infatti accade che la posta elettronica non sia effettivamente portata a destinazione ,stampata e consegnata nelle mani questo o quel procuratore, giudice o ausiliario che sia, e ciò fa in modo che ogni cosa sia soggetta a rallentamenti, intralci, intoppi, inghippi, ritardi che vanno a nozze con lo scadere di termini di fase e dunque con il crollo di fondamenta processuali che rischiano di sgretolarsi e sciogliersi come neve al sole.

Lo ha detto anche il Dr Gratteri in occasione dell’ultima ,anzi prima udienza celebratasi presso l’aula bunker di Lamezia Terme. Secondo il mio assistito ,infatti, Cannatà Gaetano, gli intenti delle cosche sarebbero quelli di ritardare i tempi della giustizia ,ricorrendo alla scelta del rito ordinario di massa, il tutto per creare una flogosi del sistema ,con conseguenziale dilatazione dei tempi del processo.

Purtroppo però, accade che anche soggetti come lui, che hanno optato di vuotare il sacco e collaborare con la giustizia, ancora debbano patire di rimanere in regime di isolamento ,pur avendo finito il periodo dei 180 gg previsto dalla legge per la stesura del verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione a tutela della genuinità della collaborazione, e ciò a causa dei ritardi delle procedure previste per il trasferimento dei collaboratori presso strutture ad hoc, destinate cioè ad accogliere collaboratori di “prima fascia” ovvero sottoposti a speciali misure di protezione.

La conseguenza è la compromissione dei diritti che la legge prevede limitati ma solo per un certo periodo di tempo limitato, oltre il quale ciò non è più ammissibile ,perché oltremodo punitivo e eccessivamente restrittivo per chi, per giunta, collabora con al giustizia.

E pure accade.

Ritardi nel rilascio di pareri, di autorizzazioni, di acquisizione di atti, insomma tutto sta languendo senza possibilità di alcuna terapia intensiva di rianimazione , con soffocamento dei diritti e assoluta delusione di soggetti che ,dovendo sopportare il carcere che già è di per sé stesso una grave punizione, devono altresì vedere compressi e compromessi i loro sacrosanti diritti pur riconosciuti dalla legge costituzionale.

E che dire di chi, pur potendo fare colloqui già autorizzati dall’ UDS competente non può effettuarli per impossibilità a raggiungere la sua famiglia dopo svariati anni , a causa dell’ impossibilità a sconfinare di regione causa covid?

Con ciò per giunta compromettendo il diritto alla detenzione domiciliare che può essere concessa dopo l’effettuazione dei detti permessi.

Ogni situazione è ormai infetta da covid 19, sinonimo di ritardo, intoppo, assenza sul posto di lavoro, mancata risposta, attribuzione di diritti inesistenti con compromissione assoluta di diritti certi e altrui.-

Molti marciano a suon di covid, forti delle restrizioni.

Succederà che ,di certo, a un certo punto ci ritroveremo al collasso.

Nulla potrà più essere preteso o semplicemente richiesto.

C’è gente he sta in carcere perché la Cassazione sta sanificando i locali causa covid, mentre qualcuno muore dietro le sbarre ,con un titolo ormai espiato, ma purtroppo soggetto al vaglio della Suprema Corte.

Che dire?

Nulla, solo “attendere…prego!” come telefonando a un numero verde ,senza alcuna speranza di interlocuzione con soggetti visibili o viventi!

*avvocato

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