“La Civiltà di un Paese si Misura anche nelle sue Carceri”. È quanto afferma l’Avvocato Francesco Mazza del Foro di Crotone, che mette in evidenza l'importanza del trattamento dei detenuti come indicatore della civiltà di una nazione e invita a una riflessione critica sulle attuali condizioni delle carceri italiane.
"La civiltà di una nazione si riflette anche e soprattutto nel modo in cui tratta le persone più vulnerabili e, tra queste, coloro che sono privati della libertà personale. Chi è condannato a scontare una pena detentiva vive una condizione di estrema fragilità e dipendenza dallo Stato, che ha il dovere di assicurare il rispetto dei diritti umani fondamentali. È proprio questa considerazione che rende il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane quanto mai attuale e urgente. Il sovraffollamento delle carceri italiane è un problema cronico che affligge il sistema penitenziario da decenni. Gli istituti sono spesso costretti a ospitare un numero di detenuti ben superiore alla loro capacità, creando situazioni di convivenza insostenibili. Un esempio eclatante è rappresentato dai recenti episodi di fuga dal carcere minorile di Casal di Marmo a Roma, che hanno riportato all'attenzione pubblica le condizioni critiche delle strutture detentive. Inoltre, il sovraffollamento, combinato con la carenza di personale, impedisce una gestione efficace e sicura degli istituti, aumentando il rischio di episodi di violenza e autolesionismo. Il tasso di suicidi nelle carceri italiane è allarmante. Questi eventi drammatici, che ormai non fanno più notizia, sono sintomatici di un sistema incapace di fornire adeguato supporto psicologico e sanitario ai detenuti. La mancanza di assistenza sanitaria adeguata è un altro grave problema, con molte strutture che non dispongono delle risorse necessarie per garantire cure mediche tempestive ed efficaci. La salute fisica e mentale dei detenuti dovrebbe essere una priorità, ma spesso è trascurata, contribuendo a un clima di disperazione e abbandono. Le carceri italiane sono spesso edifici vetusti e inadeguati alle esigenze moderne. Le condizioni di vita sono caratterizzate da spazi ridotti, temperature estreme e convivenza forzata tra persone di età, provenienza ed etnie diverse. Questa eterogeneità, se non gestita correttamente, può creare tensioni e aggravare i disagi psicologici e sociali dei detenuti. È fondamentale che le strutture siano rinnovate e adattate per favorire un ambiente che promuova il rispetto reciproco e la rieducazione. L'articolo 27 della Costituzione italiana stabilisce principi chiari e inalienabili riguardo alla pena detentiva: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Questi principi, tuttavia, sembrano essere disattesi nella pratica quotidiana del sistema carcerario. La funzione rieducativa della pena, che dovrebbe preparare i detenuti a reinserirsi nella società, è spesso vanificata dalle condizioni disumane e dalle carenze strutturali e organizzative delle carceri. È quindi imperativo che lo Stato italiano rivolga un'attenzione maggiore e un impegno concreto nel migliorare il sistema penitenziario. Questo include investimenti in infrastrutture moderne e adeguate, il potenziamento del personale carcerario e sanitario, e l'implementazione di programmi di supporto psicologico e sociale. Solo attraverso un impegno deciso e continuativo si potrà garantire che le carceri non siano luoghi di degrado e disperazione, ma strutture che realmente tendano alla rieducazione e al reinserimento sociale dei detenuti. Il trattamento dei detenuti è un indicatore cruciale del livello di civiltà di un paese. L'Italia ha il dovere morale e costituzionale di assicurare che le sue carceri siano luoghi dove la dignità umana è rispettata e dove i detenuti possano trovare una reale opportunità di riscatto. Solo così si potrà affermare che il nostro paese rispetta i principi di umanità e giustizia su cui si fonda".
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