di WALTER FRANGIPANE*
Con le sfide che il nostro Paese dovrà affrontare da qui in avanti, come la crescita del P.I.L. (Prodotto Interno Lordo), che è ancora lenta ma è pur sempre superiore a quella di altri Paesi dell’area EURO, la crisi dell’immigrazione e un mercato del lavoro che presenta delle debolezze, lo scenario globale rimane ancora un po’ incerto, anche se altri Paesi non stanno meglio di noi. La crescita, infatti, è ancora in vista, per così dire. Le questioni finanziarie saranno ancora, come sempre, importanti, sia a causa del peso del debito pubblico, sia a causa della necessità di poter disporre di più lavoratori da allocare in diversi comparti dell’Economia produttiva, ma anche per una serie di altre ragioni socio-economiche. È vero che la Banca d’Italia ha detto, in un certo qual modo, che il prodotto interno lordo potrebbe avere dei rallentamenti nel 2024, ma questo è da vedere.
Sicuramente l’inflazione, che ha un impatto diretto e significativo sui consumatori, si è leggermente attenuata e questo va sottolineato, anche se la “core inflation” (variazione dei costi di beni e servizi) esclude a priori l’energia e gli alimentari, perché, come è ben risaputo, i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, appunto, sono esenti dal calcolo, perché sono rivestiti del carattere della “volatilità” e quindi possono fluttuare anche notevolmente. Tuttavia, le misure messe in atto per frenare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, come ad esempio i coefficienti dell’IVA su alcuni prodotti energetici, se da un lato portano benefici ai consumatori in termini di costi, dall’altro lato possono suscitare influenze negative sull’inflazione.
Gli investimenti, soprattutto nel settore edile (quelli però non finanziati), sono diminuiti nel 2023 e quest’anno potrebbero avere un ulteriore calo che potrebbe a sua volta incidere anche sulla diminuzione dell’occupazione relativamente a quel comparto produttivo.
Potrebbe, inoltre, verificarsi una diminuzione della spesa dei consumatori e degli investimenti rispetto agli anni precedenti che porterebbe al rallentamento della crescita già in atto.
L’Economia potrebbe, inoltre, di per sé già rallentare se non verranno attenuati gli inasprimenti delle condizioni finanziarie, sopra tutto se la Banca Centrale Europea manterrà, come dice di voler mantenere, il tasso del 4% fino a ottobre! Questo potrebbe riflettersi negativamente sulle attività commerciali e manifatturiere. È importante notare che il 75,1% dei prestiti contratti nel 2023 dalle famiglie e dalle imprese erano cosiddetti prestiti a tasso variabile, in cui il livello di interessi rimborsati sul prestito è variabile, non fisso. Ciò significa che, se i tassi di interesse aumentassero, chi ha prestiti a tasso variabile dovrà rimborsare più interessi sul suo prestito. Un aumento del costo del prestito per le imprese e per gli individui, quindi, significa che entrambi i gruppi probabilmente avranno meno risorse finanziarie da spendere altrove, sopra tutto nei consumi. Un altro possibile impatto potrebbe essere un indebolimento dei mercati del lavoro: ma questo è ancora presto per dirlo. Stringere la cinghia, come suol dirsi, e come più volte in passato ci siamo sentiti dire, potrebbe anche essere una delle misure chiave per sostenere la crescita a lungo termine nel nostro Paese.
Tuttavia i sondaggi di Economisti e di Agenzie straniere hanno riconosciuto che l’Economia italiana ha superato con successo le recenti crisi, ma pongono l’accento sul fatto che l’Economia stessa potrebbe rallentare a causa delle condizioni finanziarie, se queste non verranno attenuate.
Per garantire una crescita forte e sostenibile nel lungo termine, l’Italia dovrebbe adottare, ma questo lo dice l’O.C.S.E. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), uno spostamento delle tasse, affrontando il problema della proprietà e dei consumi anziché del lavoro, nonché dovrebbe attuare riforme al sistema pensionistico e sostenere l’occupazione, tra gli altri, delle donne e dei giovani.
Ma c’è anche una notizia incoraggiante: la ripresa dell’energia idroelettrica dopo la siccità italiana del 2022 fa apparire i dati sulle energie rinnovabili migliori di quanto non siano in realtà. L’energia solare ed eolica ha prodotto una buona quantità di energia in Italia lo scorso anno: i parchi eolici hanno generato la cifra record di 23,4 TWh di energia, mentre i pannelli solari hanno superato il totale precedente raggiungendo i 30,6 TWh. Tutte le fonti rinnovabili, compresa l’energia idroelettrica, hanno soddisfatto quasi il 37% della domanda elettrica rispetto al 31% nel 2022. Ma l’Italia è ancora lontana dal raggiungere l’obiettivo di transizione energetica del 70% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030.
Questi dati mostrano, comunque, che il settore italiano delle energie rinnovabili si sta finalmente dando da fare, per così dire. Tuttavia, l’aumento segnalato della produzione rinnovabile sembra migliore a causa di una ripresa della produzione idroelettrica dopo un 2022 colpito dalla siccità, come poc’anzi accennato.
Per raggiungere l’obiettivo del 2030, il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (P.N.E.C.) dell’Italia pone in risalto che la produzione eolica e solare dovrebbe crescere del 17% all’anno, rispetto a circa il 13% dell’anno scorso. Sebbene si sia registrato un rialzo generale delle energie rinnovabili, c’è da osservare che è aumentata in particolare la produzione idroelettrica, tornando ai livelli precedenti, dopo una prestazione colpita dalla siccità nel 2022. Con l’aumento dell’energia verde, la produzione di energia da centrali a gas e a carbone è diminuita: rispettivamente del 17,4% e del 42%. Al calo della produzione italiana di combustibili fossili ha contribuito anche un calo del consumo di elettricità del 2,8% rispetto al 2022, una continua ricaduta della crisi energetica. L’effetto è stato ulteriormente facilitato dalle importazioni di energia elettrica dall’estero.
Ma la domanda da porre è: cosa sta spingendo avanti l’eolico e il solare italiani e cosa li sta frenando? Il mondo è nel mezzo di un passaggio inarrestabile verso l’energia pulita. Questo slancio è evidente non solo nella crescita dell’energia eolica e solare in Italia, ma anche nella tecnologia circostante che aiuta le energie rinnovabili a prosperare. Oltre alla crescita delle energie rinnovabili, lo sviluppo dello stoccaggio dell’elettricità sta riprendendo rapidamente. Si stanno mettendo in atto piani per sostenere lo sviluppo di nuove capacità di stoccaggio al fine di gestire in sicurezza la crescita delle energie rinnovabili: e questo è importante.
Rimangono tuttavia aperte alcune questioni nazionali e locali, perché l’introduzione delle energie rinnovabili in Italia è come se fosse quasi tormentata, vien da dire, da procedure di autorizzazione lunghe e complesse!
*Economista
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