Leandro e quegli ultimi attimi prima del buio

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Un treno in marcia
  07 luglio 2019 18:22

di TERESA ALOI

MONTEPAONE – Era lì Leandro, su quei binari. Sorridente mentre passeggiava in compagnia dei suoi amici  al rientro di un pomeriggio   trascorso  tra i negozi del Centro commerciale “Le Vele” e i fast food.

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Gli ultimi attimi della vita di Leandro erano stati racchiusi nei fotogrammi del sistema di video sorveglianza del distributore di benzina Esso che da un lato costeggia la linea della ferrovia ionica e dall’altro la strada statale 106 proprio di fronte il centro commerciale “Le Vele”.

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Il “grande occhio” aveva registrato la passeggiata del tredicenne di Petrizzi (un piccolo centro del Soveratese)  inquadrandolo fino a perderlo qualche decina di metri più in là. In compagnia dei compagni era salito  sulla massicciata, la copertura di ghiaia o pietrisco che costituisce l’armamento della ferrovia, e aveva  cominciato a camminare lungo i binari fino ad arrivare  sul  ponte di ferro incessellato da barriere metalliche - a un chilometro o poco più dal distributore di benzina Esso. Una trappola per i tre ragazzini: nessuna via di scampo - sotto c’è il vuoto – e troppo  stretto  per pensare ad una via alternativa.  Camminavano in fila indiana  quando era sopraggiunto   il treno che percorreva quel tratto alla velocità  di 120 chilometri all’ora - in quel tratto la velocità consentita è di 125 Km/all’ora (se tale limite venisse superato il treno si fermerebbe in maniera automatica). Il macchinista   aveva  visti i tre ragazzi e aveva azionato   il sistema della frenata rapida. Quattrocento i metri percorsi con il freno tirato. Due ragazzi avevano fatto  in tempo a “schienarsi”   contro le barrieree a salvarsi, ma Leandro no. Era stato agganciato dal predellino e trascinato qualche metro più in là.   L’autopsia eseguita dal medico legale Isabella Aquila, confermerà il decesso   per un importante trauma cranico e per le fratture riportate.

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Tutt’attorno il buio, davanti le luci di Soverato.

La prima ipotesi,  scartata quasi subito, era che i tre ragazzi   stessero provando a farsi un selfie estremo. Ecco perché lo  smartphone di Leandro Celia  ritrovato  danneggiato ma funzionante accanto al corpo del ragazzino, con la tastiera bloccata  venne scandagliato.

 

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