L'editoriale. Dalle opportune precisazioni della presidente Santelli alla necessità di un politica più costruttiva per la Calabria

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Iole Santelli all’Unical
  14 settembre 2020 23:40

di ENZO COSENTINO

Quanto mai opportune, soprattutto necessarie. Di più: utili per sgombrare nubi di sciagure istituzionali che forse fanno comodo agli “uccellacci del malaugurio”. Mi riferisco alle precisazioni che la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, ha fatto sul suo stato di salute. Lo affermo, oltre che da una posizione squisitamente indipendente, con cristiana laicità. Un qualcosa che - mi sia consentito sostenerlo - non sempre è reperibile nel mercato della politica. Quella considerata in generale e soprattutto quella nella considerazione locale. Di questa Calabria che resta ferma al di là delle buone intenzioni.

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Destra, sinistra, queste “particelle” della società odierna, ma che sono distanti anni luce dal loro significato “alto”, oggi danno, purtroppo, l’impressione di scimmiottare in chiave moderna le ideologie. Bene: superiamole le ideologie. Non è solo questione di buon senso, di dichiarazioni d’intenti in periodi di campagne elettorali, ma di cultura e del senso di appartenenza globale alla vita della nostra regione. Allora, non è il caso che la buona politica esca in superficie, che le “particelle” che la compongono si confrontino senza il “prosciutto sugli occhi” dell’appartenenza a questo o quel partito, a questo o quel movimento che veleggia nel mare sempre e comunque in burrasca della destra o della sinistra.

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Quella del “si” e del “no”, quelle nelle regioni e nei comuni in cui si voterà a fine settimana, non siano intese come prove di forza di una fazione che vuole vincere sull’altra con il consenso dei cittadini. Dei frastornati cittadini. Ma perché son partito dalle precisazioni della presidente Santelli sulle voci del suo stato di salute? Perché politicamente in Regione si deve attivare lo strumento del confronto serrato, magari urlato ma costruttivo, che porta ad una sintesi. I problemi da affrontare e risolvere sono tanti e, dunque, si richiede una solidità di governo, un riconoscimento (anche se potrebbe essere inizialmente un esperimento) alla meritocrazia di personalità made in Calabria. Anche perchè si deve sfatare un luogo comune sempre più diffuso che raffigura la Calabria come un terra dove suonano sempre le campane: quelle del campanilismo che divide e la Calabria, invece, ha bisogno di calabresi uniti. Pur nelle rispettive diversità politiche, ma la politica è anche rate della sintesi conclusiva e non il frutto, come accade oggi, delle mediazioni.

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Con cristiana laicità, allora, si rispetti democraticamente il verdetto delle ultime “regionali” perché è il verdetto decretato dagli elettori calabresi al netto di chi pilotescamente non si è espresso. E lasciamo alla giustizia che scovi se vi sia stato, e da parte di chi, inquinamento mafioso. Questo sì che, insieme all’inquinamento ambientale, uccide la società e la politica.

L’Italia aspetta con ansia il diluvio (non quello universale perchè ancora non è tempo) di miliardi. Figuriamoci la Calabria, che di questa “pioggia” non dovrà ricevere solo gli spiccioli, ma quel che merita sulla scorta delle cose da fare. Per tutti i calabresi e non per i magna magna. La politica saprà programmare e proporre? Lo faccia unitariamente!

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