L'editoriale. Povera Calabria! Ora c'è anche il political-Covid, in attesa di un salvatore della sanità

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  19 novembre 2020 19:30

di ENZO COSENTINO

Una confessione iniziale prima di andare avanti con questo “pezzo”: avrei voluto impostarlo sull’argomento di pressante e disdicevole attualità parlando di salute e sistema che nella regione è sotto tiro.  Lo avrei iniziato così: il Covid ha affossato ulteriormente la sanità Calabrese. Invece no: Dal Covid 19  al “political-Covid” di casa nostra. Sì, perché l’arresto del  presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini -per il carico delle accuse che sono contestate- è deflagrante e apre una parentesi che resterà aperta a lungo sulla scena della politica regionale e le conseguenze avranno ripercussioni sul campo e in particolar modo nell’equilibrio (di forza e potere) nel centrodestra. Alla vigilia di una campagna elettorale che solo apparentemente poteva sembrare facile per la schieramento e comunque non difficile per rintuzzare l’offensiva che il centrosinistra sta preparando per riprendersi il controllo della Regione. Si complica il quadro del centrodestra. La vicenda Tallini condizionerà il partito di appartenenza dell’indagato? Quanto lo penalizzerà quando i tre partner principali dello schieramento siederanno (se mai siederanno) attorno ad un tavolo per indicare il prossimo candidato di bandiera a presidente della Regione? Salgono in cattedra, evidentemente sicuri di poter dire la loro, la Lega di Salvini (il segretario regionale Invernizzi lo lascia intendere con una sua nota politica subito dopo l’arresto del potente personaggio e, volente o nolente, alleato di schieramento) e il Movimento “5Stelle” con il senatore Nicola Morra, Presidente della Commissione Antimafia che addirittura si richiama ad un pronunciamento dell’organismo parlamentare sulla impresentabilità di Tallini, alle passate elezioni regionali.

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Situazioni del genere aprono la strada- è stato e sarà sempre così- a “innocentisti” e “colpevolisti” per le rispettive esternazioni. Plauso sicuramente al Procuratore Gratteri, al suo forte e garantito gruppo di collaboratori di cui il titolare della Dda è a capo. La vicenda Tallini comunque sortirà sul piano politico ed all’interno della coalizione di maggioranza tensioni e bracci di ferro di cui la Calabria non aveva bisogno in questo momento di scelte delicate e che per il Governo dovrebbero essere riparatrici degli sbagli commessi nell’individuazione del candidato giusto per il ruolo di nuovo commissario ad acta della sanità calabrese. Da destra la politica calabrese chiede a gran voce che il delicato e vitale settore della sanità torni in mano alla politica. Da sinistra si chiede un nome che la garantisca. La sanità in mano alla politica.

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Ma quando mai le è stata tolta? I commissariamenti sono stati sempre una “tuta mimetica” della politica. Ora si che i calabresi meritano una assunzione di responsabilità nella scelta: un calabrese ovunque risieda e maturata la sua esperienza, ma un calabrese che conosca in profondità questo territorio. Difficile e pervasivo. Sperando che non abbia a nascondere scheletri nel suo armadio. E chi cerca…con onestà intellettuale, anche se deve usare il famoso “lanternino di Diogene”, lo faccia. Sono riuscito ad arrivare alla conclusione: che l’anelito dei calabresi che votano (ed anche di quelli che sino ad oggi non lo hanno fatto) sia per un presente ed un futuro migliori. Una NUOVA CALABRIA.

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